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Allarme terrorismo, dagli obiettivi sensibili al controllo dei confini: ecco le misure adottate dal governo

Oltre 28mila gli obiettivi sensibili mappati, 205 dei quali israeliani, in prevalenza sedi diplomatiche o centri religiosi

di Andrea Gagliardi

Milano, due arresti per terrorismo

3' di lettura

Il livello di allerta anti-terrorismo si alza anche in Italia. Dopo l’attentato di Bruxelles, l’allarme bomba in una scuola ebraica di Roma e l’evacuazione degli aeroporti di Parigi e in Belgio, il governo rafforza le misure di sicurezza anche nel nostro Paese. Con controlli rafforzati degli obiettivi sensibili e introduzione di controlli alla frontiera con la Slovenia. Sul rischio terrorismo si è tenuta mercoledì 18 ottobre una riunione a Palazzo Chigi presieduta dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i ministri degli Esteri, Antonio Tajani, dell’Interno, Matteo Piantedosi, della Giustizia, Carlo Nordio, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e con i vertici dell’intelligence.

Oltre 28mila obiettivi sensibili

A seguito dell’attacco subito da Israele è stato disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi di osservazione e controllo riferiti agli obiettivi sensibili presenti sul territorio nazionale. Ed è stato ulteriormente innalzato il livello di attenzione e rafforzate le misure di prevenzione generale, con particolare riguardo alle aree di maggior transito, come grandi stazioni ferroviarie e aeroporti. È stata inoltre effettuata una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia che sono stati quantificati in oltre 28.000, 205 dei quali israeliani, in prevalenza sedi diplomatiche o centri religiosi.

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Controlli alla frontiera con la Slovenia dal 21 ottobre

Palazzo Chigi ha poi diffuso una nota in cui spiega che al confine con la Slovenia saranno reintrodotti i controlli alle frontiere interne, a partire dal 21 ottobre per un periodo di 10 giorni, prorogabili ai sensi del Regolamento Ue 2016/339. Questo perché «l’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione». «Nelle valutazioni nazionali le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta». E lo scenario «oggetto di approfondimento anche da parte del Comitato di analisi strategica anti-terrorismo istituito presso il ministero dell’Interno, conferma la necessità di un ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo». Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, «sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale», denuncia Palazzo Chigi.

«La sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità» scrive sui social la premier Giorgia Meloni.

Viminale: fotosegnalare migranti già sulle navi di linea

Nell’ambito del rafforzamento dei controlli alle frontiere e sui flussi migratori «abbiamo previsto che anche sulle navi di linea, con apparecchiature per il fotosegnalamento ed identificazione di cui ci stiamo dotando, si identifichi chi arrivi per ridurre a zero la possibilità che siano trasferite da Lampedusa alla terraferma persone di cui ignoriamo l’identità» ha detto il prefetto Valerio Valenti, capo del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno e commissario delegato allo stato di emergenza per i migranti, in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera.

L’ultimo rapporto dell’intelligence

Secondo la relazione al Parlamento del 2022 stilata dall’intelligence italiana, persistono «fattori di rischio, esogeni ed endogeni, legati all’estremismo sunnita» e segnali dal fronte siro-iracheno hanno confermato, seppure in maniera residuale, «l’attivismo online o direttamente sul campo, di alcuni foreign fighters rimasti su posizioni irriducibili». E anche sul fronte della propaganda, è proseguita nei confronti dell’Italia la diffusione di messaggi e video minatori. Il numero complessivo di foreign fighters connessi con il nostro Paese è di 146 persone, di cui 61 deceduti e 35 ’rentrees’ (rientrati - ndr) mentre nel 2022 sono stati rimpatriati 79 soggetti pericolosi, tra cui un marocchino espulso a cui è stata revocata la cittadinanza italiana.

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