Alleanza strategica tra il caffè Illy e lo champagne Taittinger
di Emanuele Scarci
2' di lettura
Caffè di qualità e champagne. Un connubio inatteso tra gruppo Illy e la maison Taittinger ma che per lo champagne francese segna un cambio storico del distributore in Italia (Pescarmona importatori di Torino) dopo 60 anni e per il gruppo triestino un business di prestigio che la controllata Domori affianca alla distribuzione del Brunello di Montalcino Mastrojanni, cioccolato, the, marron glacès e confetture del gruppo. Oggi Taittinger vende in Italia 50mila bottiglie, ma ai tempi d’oro arrivava al picco di 500mila.
«È un motivo di grande soddisfazione - dichiara Riccardo Illy, presidente del gruppo omonimo - che va ben oltre il valore economico dell’accordo», stimato in 3 milioni a regime.
Ma i motivi di soddisfazione per la holding della famiglia Illy fanno riferimento anche alla chiusura del bilancio 2016, il miglior di sempre: il fatturato consolidato ha varcato la soglia del mezzo miliardo, esattamente 505 milioni, con una crescita del 5,2%. A livello di conto economico riclassificato della capogruppo l’utile netto è stato di 10,56 milioni (10,4).
Il polo del gusto comprende il caffè premium illycaffè (pesa per il 90% dei ricavi), il cioccolato finissimo Domori (circa 13,5milioni, +15%), i the selezionati di Dammann Frères (32 milioni, +2,3%), i marroni di Agrimontana (18,3 milioni +10%, Illy ha una partecipazione del 40%) e il Brunello e il rosso di Montalcino della cantina Mastrojanni (2 milioni).
«Nel 2016 - sottolinea Illy - tutte le società hanno fatto passi in avanti, tanto che abbiamo un bilancio record. Nell’area del the, Damman ha aperto la settima boutique a Parigi, il 90% delle vendite sono a marchio proprio e genera oltre 2 milioni di utile netto. La strategia è quella di spingere su una rete propria di punti vendita, anche in licensing, e sviluppare i corner». Nell’area del vino, Mastrojanni ha attivato il business dell’ospitalità con 7 camere, altre sono in costruzione, insieme a una piscina e un’area benessere; gli ettari della tenuta a Montalcino sono 33 (da 24) e si sta trattando per ulteriori acquisizioni. Inoltre è in costruzione un’area di vinificazione sotto la cantina.
Come spiegare la stasi reddituale di illycaffè? «In realtà - risponde l’imprenditore - i ricavi sono cresciuti di 35 milioni, grazie all’accordo con United airlines che produce profitti scarni, ma i vantaggi sono che abbiamo un unico interlocutore e un unico punto di consegna. Poi i margini di illycaffè sono fermi, ma presto si sentiranno i benefici della managerializzazione».
Nel cioccolato, Domori ha generato perdite per 7,6 milioni in 4 esercizi: c’è ancora un potenziale partner italiano e uno francese? «Quello francese non c’è più - risponde Illy - con quello italiano ci siamo dati un anno di tempo. Ma per Domori prevediamo il break even nel 2018 e quindi la spinta verso un partner si affievolisce».
La posizione finanziaria netta consolidata è di 218 milioni (155 la capogruppo), siete riusciti ad allungarne la scadenza? «Certo - risponde Illy -. Abbiamo allungato una parte a 15 anni, un’altra parte ha 2 club deal a 10 anni e un terzo è ancora aperto».
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