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Alleanze Ue, Meloni guarda al dopo voto in Spagna

Gli ultimi appuntamenti elettorali hanno confermato il vento in poppa delle destre che punta sulle paure per l’attuazione del Green deal e l’aumento degli immigrati. Toccherà ai popolari decidere da che parte e con chi schierarsi

di Barbara Fiammeri

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3' di lettura

Giorgia Meloni in queste ore è molto più attenta all’esito del voto in Spagna che agli strascichi provocati dalle polemiche interne. L’ultima: le parole pronunciate dalla premier a Palermo su Marina Berlusconi in riferimento agli attacchi della primogenita del fondatore di Forza Italia alla procura di Firenze. «Non è un soggetto politico», aveva detto lapidaria Meloni suscitando più di qualche alzata di sopracciglio tra gli azzurri. Ieri però è intervenuta la stessa Marina per smentire dissapori con la presidente del Consiglio: «Massimo rispetto e stima nei confronti di Meloni». Caso chiuso (apparentemente).

Certo è che la leader di Fdi non vuole in alcun modo mettere in difficoltà l’alleato. Forza Italia è infatti l’unico partito italiano nel Ppe e almeno fino alle prossime europee (giugno del 2024) deve restare in salute per facilitare l’intesa con la destra meloniana dei Conservatori. Meloni ci conta. La premier è pronta a investire sull’appuntamento elettorale tutto il suo peso. L’Huffingtonpost rivela che sarebbe intenzionata a presentarsi come capolista in tutte le circoscrizioni. E qui torniamo alla Spagna e al voto che deciderà chi governerà dal Palazzo della Moncloa e chi - dettaglio non irrilevante - presiederà il semestre europeo a guida spagnola cominciato il 1° luglio e durante il quale si prenderanno scelte decisive a partire dalle nuove regole del Patto di stabilità.

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Gli ultimi sondaggi confermano avanti Alberto Núñez Feijóo, il leader del Partido popular (Pp) che aveva già stravinto le amministrative a fine maggio provocando le dimissioni anticipate del premier, il socialista Pedro Sanchez. Gli stessi sondaggi però sono concordi nel sostenere che Feijóo ha bisogno di alleati per poter avere la maggioranza assoluta. L’ipotesi più probabile è che il leader del PP guardi a destra, anzi all’estrema destra e cioè a Vox, il partito di Santiago Abascal Conde, con cui già governa in alcune regioni. Ascabal di Meloni è grande alleato. È stata la presidente di Fdi a favorirne l’ingresso nel gruppo dei conservatori e ha continuato a sostenerlo anche da premier: «Spero che Vox abbia un ruolo importante nel prossimo governo, è arrivato il tempo dei patrioti», ha detto in un videomessaggio una decina di giorni fa. Meloni scommette sul governo PP-Vox che nelle aspirazioni della leader di Fdi rappresenterebbe un’anticipazione dell’alleanza nella prossima legislatura europea tra Popolari e Conservatori.

I numeri al momento dicono che si tratta di un piano irrealizzabile. Ma di qui a giugno prossimo ci sono altri importanti appuntamenti elettorali che potrebbero rafforzare questa prospettiva, o quanto meno rendere molto più complessa a Bruxelles la riedizione della maggioranza Ursula, già in sofferenza e divisa soprattutto sul capitolo transizione verde. Lo si è visto in occasione del voto sulla legge per il ripristino della natura, presentata dalla Commissione e contro la quale si è schierato il Ppe assieme alle destre, rompendo così la maggioranza. La legge è passata e i popolari di Manfred Weber hanno subito una dura sconfitta. Ma la differenza tra favorevoli e contrari è stata di soli 12 voti.

Finora tutti gli ultimi appuntamenti elettorali hanno confermato il vento in poppa delle destre che punta proprio sulle paure per l’attuazione del Green deal e l’aumento degli immigrati. Toccherà ai popolari decidere da che parte e con chi schierarsi. In Svezia come in Finlandia già è avvenuto. Ora è il turno della Spagna. Feijóo prudentemente evita di scoprirsi. Ci tiene però a far sapere che sarebbe favorevole ad aprire le porte del Ppe alla premier italiana: «Dipenderà dall’atteggiamento della signora Meloni, ma sono convinto, da quanto mi dice l’amico Antonio Tajani, che le posizioni di Meloni oggi ci preoccupano molto meno rispetto al momento in cui è stata eletta al governo».

Un’ipotesi che per ora Meloni non prende in considerazione anche per non regalare voti di destra-destra al suo alleato Matteo Salvini. Ma il riferimento a Tajani e cioè al neosegretario di Forza Italia conferma che la partita è già in corso e non c’è un esito scontato. Molto, moltissimo dipenderà anche dall’appuntamento a ottobre con le urne in Polonia dove lo scontro è tra il democratico e membro del Ppe Donald Tusk, e l’attuale premier Mateusz Morawiecki, alleato di Meloni nei Conservatori, dove potrebbe stabilirsi anche il partito dei Contadini olandese (Bbb): in Olanda si voterà a novembre e i sondaggi lo danno primo al 30 per cento.

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