Alleva (Istat): al 47,6% delle pensionate assegno sotto i 1.000 euro
di Vittorio Nuti
2' di lettura
Dopo la stima aggiornata sull'aspettativa di vita degli italiani (5 mesi in piu' rispetto al 2013 che con l'attuale adeguamento automatico porterà l'età pensionabile a 67 anni-dal 2019) l'Istat continua a delineare lo stato dell'arte della previdenza nazionale. L'ultimo approfondimento riguarda la parità di genere in materia pensionistica: secondo l'istituto di statistica, ad essere penalizzate dalle norme attuali sono soprattutto le donne, che lo scorso anno costituivano la maggioranza dei pensionati italiani (il 52,7%, pari a 8,5 milioni) ma percepivano in media un importo mensile notevolmente inferiore a quello degli uomini: 1.137 contro 1.592 euro, oltre 450 euro in meno.
Assegno sotto i 1.000 euro per il 47.6% delle pensionate
La distanza dei redditi pensionistici tra uomini e donne è uno dei temi della relazione illustrata oggi alla commissione Affari costituzionali della Camera dal presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, nel corso di una audizione per l'indagine conoscitiva sulle politiche per la parità di genere. Nel documento, Alleva evidenzia anche il 47,6% delle donne in quiescenza «beneficia di redditi pensionistici inferiori a mille euro», contro una quota che tra gli uomini non arriva ad un terzo (29,6%)». Sempre considerando la situazione delle donne, «16 anziane su 100 non ricevono alcuna forma di pensione (tra gli uomini solo 3 su 100)».
Donne piu’ istruite ma il tasso di occupazione resta basso
Ma come si spiega la disparità di trattamento che si ricava dai dati Istat? «Le donne nel nostro paese sono mediamente più istruite degli uomini», ricorda Alleva nella sua nota. Nel dettaglio, per le donne la quota di 30-34enni con un titolo di studio universitario è al 32,5%, contro il 19,9% degli uomini. Inoltre, rileva l'Istat, la fetta di donne italiane laureate in discipline tecnico-scientifiche è «molto simile» a quella media europea. Nonostante questo apparente vantaggio, i tassi di occupazionefemminile «sono ancora molto bassi», e questo per «la bassa condivisione tra i componenti della famiglia della gestione dei tempi di lavoro e cura»
La disparità nei lavori domestici
Rispetto agli uomini, alle donne viene destinata infatti « una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini)». Come noto, la disparità non rimane confinata nelle mura domestiche. Nel 2015, il reddito guadagnato dalle donne rilevato dall’Istat risultava infatti in media del 24% inferiore ai maschi (14.482 euro rispetto a 19.110 euro)». A costituire un piccolo progressso è solo il fatto che «tale differenza è diminuita dal 2008, quando era del 28%».
Più donne ai vertici delle quotate: nel 2017 erano il 31,6%
Un capitolo del documento despositato dell'Istat in commissione è dedicato alle donne nelle posizioni apicali. L'Istituto registra come la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa «continui ad aumentare a ritmo sostenuto, anche grazie agli interventi normativi in materia». Nel 2017 è stata superata la quota 30 per cento (31,6%). Diversa e variegata è, invece, la rappresentanza femminile - sottolinea Alleva - negli organi decisionali presenti nel nostro Paese. Alla data di ottobre 2017 «le donne presenti negli organi decisionali sono in media il 16,4%».
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