Allo scoppio del Covid-19 nelle carceri oltre 10.200 detenuti in più rispetto alla capienza
All’inizio dell’emergenza sanitaria i detenuti erano 61.230 a fronte di 50.931 posti. In due mesi e mezzo il tasso di affollamento è sceso dal 130,4% al 112,2 per cento. Il 15 maggio i detenuti sono scesi a 52.679
di Andrea Carli
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Il messaggio è chiaro: lo spazio, oggi più di prima, è vitale. A lanciarlo è l’associazione Antigone, che nel XVI rapporto sulle condizioni di detenzione (titolo: “Il carcere al tempo del coronavirus”) pubblicato il 22 maggio pone l’accento sul fatto che la pandemia Covid-19 ha colto gli istituti di detenzione italiani già in una condizione di sovraffollamento. Tant’è che dal 7 al 9 marzo è scoppiata la rivolta delle carceri. In un solo weekend sono stati distrutti e devastati, oltre 70 istituti penitenziari, a cui si aggiungono 30 che hanno avuto manifestazioni pacifiche.
All’inizio della pandemia erano rinchiuse nelle carceri italiane 10.229 persone in più rispetto alla capienza regolamentare. A fine febbraio 2020, in particolare, i detenuti erano 61.230 a fronte di una capienza regolamentare di 50.931 posti. Ma con le misure di decongestionamento via via adottate in seguito all’emergenza coronavirus, le presenze in carcere sono diminuite progressivamente fino ai 52.679 detenuti registrati il 15 maggio
«Senza le misure alternative i numeri del carcere sarebbero esplosi»
Senza le misure alternative adottate (dalla liberazione anticipata, che prevede sconti di pena per chi partecipa ai programmi di rieducazione, alla detenzione domiciliare per chi ha una pena da scontare sotto i 18 mesi), «i numeri del carcere sarebbero esplosi», si legge nel documento. A fine 2008 tra detenzione domiciliare, affidamento in prova ai servizi sociali e semilibertà erano coinvolte 7.530 persone; 12 anni dopo, il 15 aprile 2020, erano 30.416. Nel 2008 le persone in detenzione domiciliare erano 2.257. Il 15 aprile 2020 erano 10.826. L’affidamento in prova ai servizi sociali nel 2008 riguardava poco più di 4.000 persone. Il 15 aprile 2020 erano 18.598. Allo stesso tempo tuttavia la popolazione detenuta, dal 2015 fino al mese di marzo 2020 (cioè fino all’arrivo dell'emergenza sanitaria), è aumentata in maniera costante.
In due mesi e mezzo scende tasso di affollamento: dal 130,4% al 112,2%
Dopo che è scattata l’emergenza coronavirus, in due mesi e mezzo il tasso di affollamento è sceso dal 130,4% al 112,2 per cento. Dunque inizia l’emergenza sanitaria con una sovra-popolazione detenuta pari a poco meno di 15 mila unità. A fine febbraio il tasso di affollamento è del 130,4%. Il 15 maggio i detenuti presenti sono 52.679. Il tasso di affollamento scende al 112,2%. Le persone detenute sono 8.551 in meno rispetto a fine febbraio. Fuori dall’Italia la riduzione della popolazione detenuta ha avuto percentuali analoghe in Francia, mentre negli Usa è calata dell’1,8%.
Con il Cura Italia accelera il calo della popolazione detenuta
Da fine febbraio al 19 marzo le presenze in carcere calano di 95 persone in meno al giorno. Questa tendenza accelera con l’entrata in vigore del decreto “Cura Italia”, che individua nella detenzione domiciliare con braccialetto elettronico di tutti i detenuti con un residuo di pena da scontare tra i 6 e 18 mesi, il principale strumento di deflazione della popolazione detenuta. Dal 19 marzo al 16 aprile la popolazione detenuta cala ulteriormente di 158 persone in meno al giorno.
Al 15 maggio 3.282 persone ai domiciliari
Dal 16 aprile in poi, sottolinea l’indagine, il clima cambia. «Si pone il tema delle scarcerazioni di persone appartenenti alla criminalità organizzata». Dal 16 aprile al 15 maggio le presenze in carcere calano di 77,3 presenti al giorno, meno della metà di prima. Il Garante nazionale riferisce che le detenzioni domiciliari concesse dopo il 18 marzo erano al 15 maggio 3.282 in tutto, e in 919 casi era stato adottato il braccialetto elettronico. Sono persone condannate per reati non gravi con meno di 18 mesi da scontare.
Il 41-bis: al 18 maggio, a 4 detenuti detenzione domiciliare per salute
Al 18 maggio sono 4 i detenuti al 41-bis a cui è stata concessa la detenzione domiciliare per motivi di salute. In tutto i detenuti al 41-bis sono 747 (di cui 12 donne), 390 hanno una condanna definitiva. L’età media è di 55 anni, il 35% (263) ha oltre 60 anni. Sono stati scarcerati 494 reclusi in alta sicurezza di cui 253 erano in attesa di giudizio; degli altri 245 sei sono stati scarcerati grazie alle misure previste dal “Cura Italia” per decisione del magistrato di sorveglianza. In tutto i detenuti sottoposti al regime di alta sicurezza (AS3) sono 9.014 (8.796 uomini e 218 donne) divisi in 55 istituti. In AS2 sono 84 in totale di cui 52 per terrorismo islamico. Degli 84 in totale 75 sono uomini e 9 donne (in calo del 20% rispetto al 2018).
Le carceri ad oggi più affollate: Larino, Taranto e Latina
Secondo Antigone ad oggi risulta critica la situazione nelle carceri di Larino (194,7%), Taranto (187,6%) e Latina (179,2%). E anche nelle regioni più a rischio ci sono carceri come Como (161,4%), Pordenone (156,8%), Vigevano (148,7%), Busto Arsizio (148,3%) o Tolmezzo (148,3%) che destano ancora grande preoccupazione.
I contagi nelle carceri
I primi casi di contagio nelle carceri si sono registrati a partire da metà marzo e attualmente, come riferisce il Garante nazionale, sono 119 i
contagiati tra le persone detenute di cui 2 in ospedale, mentre sono 162 i contagi tra il personale. Anche in questo caso la situazione è però molto disomogenea. Nella maggior parte degli istituti, non si è verificato nemmeno un caso di contagio ma a Verona ad esempio si è parlato di 29 casi di Covid-19, a Torino di 67, numeri altissimi se paragonati
al resto del paese.
I detenuti stranieri diminuiscono del 4,36% negli ultimi 11 anni
Al 31 dicembre 2019 i detenuti stranieri nelle carceri italiane erano 19.888, essendo diminuiti di 4,36 punti percentuali e 1.674 unità in undici anni. La percentuale degli stranieri detenuti sul totale degli stranieri residenti nel Paese cala dal 0,6% del 2008 al 0,4% del 2019. Le nazioni più rappresentate in carcere sono Marocco (18,4% del totale degli stranieri detenuti), Romania (12%, in calo progressivo), Albania (12,1%), Tunisia (10,2%), Nigeria (8,4%). Gli stranieri accedono in misura inferiore, in termini percentuali, anche alle misure alternative: costituiscono il 17,5% delle persone prese in carico dal sistema dell’esecuzione penale esterna. Anche qui le nazionalità più rappresentate sono Marocco, Albania, Romania, Tunisia e Nigeria. I dati su reati e pene ci dicono che gli stranieri commettono generalmente reati meno gravi e vengono condannati a pene meno severe. I delitti maggiormente commessi riguardano la violazione della legge sugli stupefacenti (35,8%). La percentuale scende al 30,97% se guardiamo ai reati contro la persona e al 2,4% per l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli stranieri condannati all’ergastolo costituiscono il 6,2% del totale dei detenuti ergastolani. È rappresentato da stranieri invece il 44,5% del totale di coloro condannati a una pena inferiore a un anno.
Per approfondire:
● Coronavirus, emergenza carceri: è corsa all'aumento dei braccialetti elettronici
● Rischio coronavirus, è corsa per decongestionare le carceri
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