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Allodole e usignoli, da che parte andrà la scelta Bce sui tassi

Le frasi di Draghi sull’euro e quella di Powell sul tema inflazione hanno avuto effetti opposti: fiducia o non credibilità

di Donato Masciandaro

(© Roy Scott)

3' di lettura

I riflettori sono già puntati su Francoforte: quale sarà lo spartito dei tassi di interesse? Tutti si interrogano su falchi e colombe, ma il quesito essenziale è un altro: poiché l’efficacia della politica monetaria dipende dalla sua trasparenza, e per dirla con Shakespeare, prevarranno le allodole, che amano la luce, o gli usignoli, che preferiscono l’opacità?

Perché il tema della trasparenza è, oggi più che mai, cruciale? Partiamo dal presupposto che l’obiettivo comune di tutti i banchieri centrali europei sia quello di tutelare la stabilità monetaria minimizzando i rischi recessivi. Escludiamo cioè che ci siano membri del consiglio Bce che abbiano a cuore l’andamento specifico del proprio Paese, oppure che abbiano ragioni opportunistiche, o psicologiche, per perseguire altre finalità. In questo caso, tutti i banchieri centrali dovrebbero comportarsi da allodole.

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La ragione è che l’efficacia della politica monetaria dipende dalla sua capacità di influire sulle aspettative di famiglie, imprese e mercati. Tale capacità è legata a sua volta agli annunzi della banca centrale. La politica di annunzio è buona se provoca l’effetto Ulisse: gli operatori credono alla banca centrale, e fanno quello che i banchieri centrali auspicano. Oggi, per la Bce, l’effetto Ulisse significa l’assenza di effetti destabilizzanti dell’attuale aumento dei prezzi al consumo sulle aspettative strutturali di inflazione, cioè nessuna spirale viziosa tra salari e prezzi. La politica di annunzio è cattiva quando prevale l’effetto Delfi: la banca centrale offre informazioni che provocano negli operatori reazioni diverse da quelle desiderabili, perché la politica monetaria proposta non è convincente. Esempio concreto: Draghi pronuncia nel luglio 2012 una frase, breve e generica, e provoca una reazione virtuosa: tutti credono che l’euro è irreversibile. Powell pronuncia la scorsa settimana una frase della medesima lunghezza e genericità, ma con il risultato opposto: nessuno sembra credere che la Fed sarà in grado di contenere l’inflazione senza creare rischi recessivi. L’annunzio di Draghi sta all’effetto Ulisse, come quello di Powell sta all’effetto Delfi.

L’importanza di avere annunzi con effetto Ulisse è un assioma che vale sempre, ma è particolarmente vero in questa fase congiunturale, il cui il tratto dominante è l’incertezza. Le aspettative hanno bisogno di una politica monetaria che dia sicurezze, non che contribuisca ad aumentare l’instabilità. Quindi deve esserci massima trasparenza sulla cosidetta funzione di reazione della Bce. Cosa significa? Che le banche centrali devono annunziare politiche dei tassi vincolanti, basate sulle loro previsioni macroeconomiche, ma sempre rivedibili, alla luce dei nuovi dati macroeconomici rilevanti. Concretamente, possiamo immaginare una Bce allodola, che annunzia un percorso almeno semestrale sui tassi e sulla liquidità, ed al contempo definisce quali sono i dati macroeconomici che verranno presi in esame per modificare, se opportuno, tale percorso. All’opposto, possiamo avere una Bce usignolo, che non si vincola ad alcun percorso, e si trincea dietro la formula di prendere decisioni “dipendenti dai dati”, senza neanche specificare quali, seguendo il cosidetto approccio “olistico”, che, per dirla in questo caso alla Monicelli, sembra solo una elegante “super-cazzola”.

Con una Bce allodola, anche la eventuale contrapposizione tra falchi e colombe assume una prospettiva diversa. Se si tratta di definire un percorso comune, visioni divergenti devono essere necessariamente basate su una diversità dei modelli di analisi e previsione utilizzati, e la probabilità di arrivare ad una sintesi condivisa è più alta, anche perché minore è la possibilità di sostenere apoditticamente posizioni ideologiche, particolaristiche, o opportunistiche. Con una Bce usignolo, è vero il contrario. Vedremo.

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