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Alloggi universitari, dal Pnrr una risposta lenta all’emergenza

Il problema viene ancora da più lontano, come testimonia l’atavica penuria di spazi nei nostri studentati e la conseguente scelta del Pnrr di destinare 960 milioni al rafforzamento dell’housing universitario. L’obiettivo è reperire 60mila nuove disponibilità entro il 30 giugno 2026 (per ora siamo a quota 8.500). Oggi solo il 4% dei nostri studenti ha accesso a una residenza universitaria contro il 10% della Germania, il 12 della Francia e il 24 del Regno Unito

di Eugenio Bruno

 Studenti in protesta davanti al Politecnico contro il caro alloggi

3' di lettura

Dove c’era una tenda adesso ce ne sono 12. E dove c’era una studentessa ora ci sono una ventina di giovani. Siamo a Milano, a piazza Leonardo da Vinci: la location che Ilaria Lamara, fuorisede iscritta al quarto anno di Ingegneria ambientale all’antistante PoliMi, ha scelto martedì scorso per la sua protesta contro il caro affitti. Incontrando la solidarietà di altri ragazzi e ragazze. Da lì arriva un’immagine che racconta meglio di tante altre l’emergenza-alloggi che attanaglia molti universitari dall’autunno scorso. Da quando, cioè, il combinato disposto del ritorno in presenza post-Covid e dell’impennata dei canoni di locazione dovuta all’inflazione ha portato molte famiglie a svenarsi per mantenere uno o più figli all’università.

In realtà, il problema viene ancora da più lontano, come testimonia l’atavica penuria di spazi nei nostri studentati e la conseguente scelta del Pnrr di destinare 960 milioni al rafforzamento dell’housing universitario. L’obiettivo messo nero su bianco al suo interno è reperire 60mila nuove disponibilità entro il 30 giugno 2026. Ma per ora siamo arrivati a quota 8.500. Non per ritardi o inadempienze particolari ma perchè il timing della misura prevedeva una prima tranche di 7.500 posti entro dicembre 2022 e i restanti 52.500 entro il 2026. Vero è che se si vuole provare a conseguirlo urge un cambio di passo, specialmente se consideriamo che attualmente solo il 4% dei nostri studenti ha accesso a una residenza universitaria contro il 10% della Germania, il 12 della Francia e il 24 del Regno Unito.

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Rinviando ad altro articolo in pagina l’approfondimento sul caro affitti in atto, qui ci soffermiamo sull’offerta pubblica di alloggi tuttora insufficiente. Per avere un’idea del problema prendiamo l’ultimo dossier sul diritto allo studio universitario (Dsu) che il Mur ha pubblicato a metà aprile. Al suo interno venivano censiti, alla data del 1° novembre 2022, poco più di 40.000 posti nelle residenze gestite dagli Enti per il Dsu. Nel 2021 erano 41.476 (-7,1% in un anno, dunque) ma è rispetto al periodo pre-Covid che la diminuzione si fa più rilevante: nel 2019, infatti, erano oltre 43mila. La necessità imputabile alla pandemia di assegnare stanze doppie per uso singolo ha fatto perdere circa 3.000 disponibilità che all’epoca non erano ancora stati recuperati.

Un aiuto a recuperarli può arrivare dal Pnrr. Il Piano, come detto, può contare su 960 milioni e si snoda in due fasi. Il primo intervento vale 300 milioni ed è stato completato entro l’inizio del 2023: ha portato alla creazione di 8.581 posti letto aggiuntivi, di cui 7.524 già assegnati. Di questi, 2.173 sono stati realizzati da enti del Dsu e atenei, e pertanto direttamente assegnati agli studenti tramite graduatorie stabilite su base regionale tramite scorrimento; i restanti 5.840 posti letto fanno capo agli altri soggetti che perseguono per finalità sociale l’ospitalità studentesca (ad esempio Collegi di merito, fondazioni eccetera). Ma la parte più cospicua dell’intervento deve ancora arrivare grazie agli 660 milioni a disposizione che puntano alla creazione di 52.500 disponibilità anche attraverso l’ingresso degli operatori privati.

Sul punto sono attese a breve un paio di novità. La prima è già arrivata con la nomina di un gruppo di lavoro interministeriale che dovrà, tra le altre cose, individuare il costo medio calmierato per ogni posto letto a livello territoriale, tenendo conto dei valori di mercato di riferimento, delle tipologie degli immobili e del livello di servizi offerti, da decurtare poi di un ulteriore 15% e arrivare così al costo finale per posto letto. La seconda - una manifestazione d’interesse rivolta a Demanio, enti pubblici e operatori privati per convincerli a essere della partita - è attesa ad horas. Nel frattempo si cercherà di utilizzare la dote aggiuntiva, sempre per gli studentati, prevista nella legge di bilancio (400 milioni) che dovrebbe valere altri 14mila alloggi.

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