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Alphabet (Google): utili in calo del 29%, pesa la multa della Ue

di Marco Valsania

Dalla Ue terza maxi multa a Google

3' di lettura

New York - I conti di Alphabet si sono piegati sotto il peso di una multa dell'Unione Europea. E ancor più, anzi molto di più, al cospetto d’una delusione nella crescita di tutti i suoi grandi business - a cominciare da quello che finora era parso il suo incontrastato dominio, la pubblicità online. Nel dopo mercato di ieri sera 29 aprile il titolo ha risposto alla delusione bruciando oltre il 7 per cento. Nella seduta del 30 aprile il titolo ha perso l’8%, realizzando il peggior declino in quasi sette anni e facendo evaporare circa 60 miliardi dalla capitalizzazione di mercato.

Alphabet è inciampata in una trimestrale che ha portato alla luce crepe nella performance che minacciano di andare al di là di incidenti di percorso: il fatturato ha frenato al passo più debole dal 2015, tra ostacoli creati da una concorrenza sempre più intensa per le sue attività core. In dettaglio, il gruppo ha riportato utili netti scesi di oltre il 28% di 6,66 miliardi di dollari nel primo trimestre dell’anno, pari a 9,50 dollari per azione una volta tenuto conto della sanzione da 1,7 miliardi di dollari imposta dalla Ue per scorrette pratiche pubblicitarie. Meno cioè dei 10,60 dollari per azione attesi gli analisti, oltre che dei 13,66 dollari di un anno fa. I riflettori sono rimasti però puntati sul giro d'affari: i 36,3 miliardi totali sono stati di un miliardo sotto le previsioni, in rialzo del 17% sullo stesso trimestre dell'anno scorso rispetto al passo del 26% di allora. I 29,48 miliardi di revenue riportati escludendo i cosiddetti Traffic acquisition costs, i Tac pagati a terzi per attirare utenti, sono a loro volta rimasti fineriori ai 30,04 miliardi attesi e ai 29,86 dello stesso periodo del 2018. I margini di profitto, danneggiati anche dalla multa europea, sono scivolati al 18% dal 25 pr cento.

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È un’improvvisa debolezza che, nelle parole di analisti e commentatori, potrebbe rispecchiare una irrisolta sfida strategica: Google, re dei motori di ricerca e cuore di Alphabet, nonostante gli sforzi di diversificazione quando si tratta del bilancio rimane tuttora - queste le parole del Wall Street Journal - poco più di un tradizionale “cartellone pubblicitario” in versione hi-tech. Ed è ormai incalzato, su questa frontiera, da altri protagonisti quali Amazon, che è sbarcata nella pubblicità online e spinge adesso i consumatori a fare ricerche per gli acquisti direttamente sul proprio sito.

Uno dei “gioielli” sui quali aveva puntato in anni recenti Google, YouTube, continua intanto a rimanere sotto particolare pressione: non vengono offerti risultati per la piattaforma ma appare chiaro che non è riuscita finora a farsi valere sul fronte del content al cospetto di servizi di streaming video e canali Tv. Secondo alcune stime rappresenterebbe il 15% delle revenue di Google ma i suoi “click”, ha ammesso la stessa azienda, sono in realtà diminuiti nell'ultimo trimestre.

I conti trimestrali, come indicato, hanno scalfito la fiducia degli investitori nel titolo, anche questo fino a ieri era in rialzo del 24% da inizio anno. Sono parsi peggiori anche al confronto di altre protagoniste del settore tecnologico e Internet: Facebook, Twitter e Microsoft hanno battuto le attese, Amazon ha moderato la crescita ma incassato utili record. Questa sera al varco è attesa Apple. Assieme sono aziende che oltretutto hanno un particolare rilievo di barometro per l'intera Wall Street. Microsoft, Apple e Amazon si contendono la leadership della market cap di Borsa, con Alphabet a poca distanza.

Tutti e tre i grandi motori della società hanno rallentato i giri tra gennaio e marzo: l’advertising, il pilastro principale, ha generato entrate totali - vale a dire al lordo dei Tac - per 30,72 miliardi. La speranza era di 31,48 miliardi. La divisione Other Business, che comprende anzitutto Play Store, hardware e Google Cloud, ha messo a segno revenue per 5,45 miliardi invece di 5,67 miliardi. La terza divisione - Other Bets, composta dalle scommesse più futuristiche e rischiose quali Waymo nelle auto self driving e Wing nei droni - nonostante alcuni sviluppi tecnologicamente promettenti ha riportato un giro d’affari da 170 milioni, inferiore ai 172 previsti. Qui sono piovute anche le perdite: 868 milioni, salite dai 572 milioni di un anno fa e ben oltre i 640 milioni ipotizzati dagli analisti.

Un aiuto significativo ai risultati l'hanno invece dato gli investimenti di venture capital, da sempre punto di forza del gruppo: hanno portato in dote 1,08 miliardi di profitti nel primo trimestre del 2019, in buona parte generati dalla rivalutazione dei titoli della società di trasporto alternativo Lyft, da poco quotatasi e nella quale Alphabet è socio.

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