Alta velocità
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Toh, in Italia sono già passati dieci anni dall’inaugurazione del Freccia Rossa, e sembra invero preistoria quando si andava da Milano a Roma in sei ore. Grazie al cielo c’è anche Italo, il bel treno “vestito” con una livrea di Pierluigi Cerri. Autentico tripudio per il Diavolo, che ripensa alla «Mirari Vos», l'enciclica del 1832, all’ostracismo e alle intemerate subite da Papa Gregorio XVI (1765-1846), primo Pontefice ad essere fotografato su un dagherrotipo, ostile oltre che all’illuminazione a gas, sopratutto al “Satana sulle rotaie” (manco a dirlo, e pure Rossini si sarebbe poi accodato) la locomotiva sferragliante voluta attorno al 1830 da Ferdinando II (1810-59) il cattolicissimo re delle Due Sicilie (quello dei Moti del ’48) per coprire i sette chilometri tra Napoli e Portici. Un abisso di velocità, rispetto a quella usuale, ai 300 km/ora di oggi, di cui anche l’Italia dispone. Arrivata però molto tardi, rispetto al Giappone, che già nel 1964 unì Tokyo a Osaka con lo Shinkansen, il bellissimo leviatano bianco ghiaccio, realizzato dal Presidente delle ferrovie Shini Sogō. Esemplare non solo per la velocità, ma unico anche per affidabilità, confort, e ovviamente puntualità, grazie al sistema di salita e discesa dei passeggeri, disposti in ordine già sulle banchine di attesa, già al loro posto, inarrivabili. E quanto a velocità, non parliamo del Maglev Train che, grazie alla levitazione, in soli otto minuti unisce l’aeroporto Pudong al centro di Shangai, viaggiando a 431 km/ora. L’Alta Velocità che sfreccia, tra i tanti vantaggi sembra avere persino quello di consentire l’apertura quasi all’unisono di tre teatri d’opera italici: ieri, 7 dicembre, la Scala con «Tosca», dopodomani, martedì 10, Roma col grande Verdi delle «Vêpres siciliennes» - direttore Gatti, che costruisce il soprano rivelazione Roberta Mantegna - e infine mercoledì 11 Napoli, col San Carlo che ospita una insolita «Pikovaya Dama», ossia «La Dama di Picche» di Tchaikovsky. Tre prime di prestigio in un pugno di giorni. In una gara, un cimento, un confronto di squadre, dispiegato sotto gli occhi di tutti e per la gioia degli spettatori. Che magari possono programmare un viaggio con tris d’opere, Milano-Roma-Napoli, proprio sulle tappe dell’Alta Velocità. Incrociando scaramanticamente le dita (contro i frequenti ritardi clamorosi, un controsenso per treni che dovrebbe puntare tutto sulla puntualità) ma godendo poi di un’offerta di libagioni musicali inimmaginabili. Come non succede in nessun altro Paese del mondo.
Su questo non ci piove, è un record mondiale che consola e compensa per le tante mediocrità quotidiane. Dei gratia.
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