giustizia

Alto Adige, Eva Klotz condannata per vilipendio tricolore. Undici anni toccò a Bossi

di Andrea Gagliardi

2' di lettura

Eva Klotz, la “pasionaria” della secessione dell’Alto Adige-Südtirol dall’Italia, è stata condannata a Bolzano per vilipendio alla bandiera italiana insieme a due colleghi della Südtiroler Freiheit (movimento politico indipendentista fondato e guidato dalla stessa Eva Klotz, figlia del militante separatista Georg Klotz), Sven Knoll e Werner Thaler. I tre erano finiti sotto processo nel 2010 per un manifesto che raffigurava una scopa che spazza via il tricolore lasciando solo il bianco ed il rosso del labaro tirolese. Come già avvenuto con la prima sentenza nel 2011, i tre sono stati oggi condannati ad un’ammenda di 3mila euro ciascuno. In secondo grado era seguita l'assoluzione, però poi annullata nel 2017 dalla Cassazione. È stato così rifatto il processo davanti al tribunale di Bolzano che ha confermato la sentenza dell'epoca.

Undici anni fa Bossi condannato per lo stesso reato
Risale a 11 anni fa una condanna analoga, a un politico italiano, per vilipendio alla bandiera: all’allora leader della Lega Nord Umberto Bossi. Bossi era stato condannato in primo grado dal tribunale di Cantù, il 23 maggio 2001, ad un anno e quattro mesi per alcune frasi offensive nei confronti del Tricolore il 26 luglio del 1997. In seguito la Corte di Appello di Milano, con sentenza del 14 novembre 2006, aveva commutato la condanna in una multa di tremila euro, concedendo la sospensione condizionale della pena. Ma la Cassazione (era il 15 giugno 2007) confermò la condanna per vilipendio alla bandiera: i supremi giudici revocarono la sospensione condizionale della pena, ma il reato fu coperto dall’indulto.

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Vilipendio al Capo dello Stato, rinvio per Bossi
Da segnalare, che è stata rinviata invece al 12 settembre 2018 l’udienza della Cassazione che dovrà decidere se rendere definitiva o meno la condanna a un anno e quindici giorni di reclusione inflitta dalla Corte di Appello di Brescia, l’11 gennaio 2017, nei confronti dello stesso Bossi, accusato di vilipendio al Presidente della Repubblica per aver definito “terrone” Giorgio Napolitano e avergli fatto il gesto delle corna. La vicenda avvenne durante una manifestazione leghista ad Albino (Bergamo) svoltasi il 29 dicembre 2011. La prima sezione penale della Suprema Corte ha preso atto oggi dell'impedimento ad essere presente in aula, per motivi di salute, inoltrato dal difensore di Bossi. Non ci sono rischi di prescrizione che maturerà solo il 28 giugno 2019. Va ricordato, a tal proposito, che il senatur era stato processato anche per giudizi sul conto del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, espressi nel 1993; ma questa volta era stato assolto dal Tribunale di Milano, che riconobbe l’insindacabilità delle opinioni espresse.

L’assoluzione di Storace
Anche l’allora leader de La Destra Francesco Storace è stato assolto in appello il 1° giugno 2016 dall’accusa di vilipendio del capo dello Stato dell’epoca, Giorgio Napolitano, con la formula «perché il fatto non costituisce reato». L'ex ministro della Salute era finito sotto processo perché nell'ottobre del 2007 aveva definito «indegno» Napolitano.

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