Altro che social network. Google entra nel bagno di casa per occuparsi della nostra salute
di L.Tre.
2' di lettura
È un brevetto ma di solito è proprio dai brevetti che si intuiscono pezzi distopici del nostro futuro. Il 4 gennaio Google ha depositato la domanda di brevetto di un sistema che prevede sensori applicati nello specchio del bagno. L’idea come si vede nel disegnino è quella di acquisire dati che riguardano possibili patologie cardiovascolari monitornando l’aspetto fisico di un paziente. Come ad esempio i cambiamenti di colore della pelle che possono riflettere alcune dinamiche del flusso sanguigno (”emodinamica”) e che sono indicative della salute cardiovascolare. Come si intuisce queste informazioni potranno essere incrociate con quello che sanno di noi altri hardware e software di Google, come ad esempio gli occhiali Google Glass, i telefoni Android, i termostati intelligenti (Nest) o gli speaker casalinghi come Google Home (da poche ore nei negozi).
Si può scherzare sostenendo che in un futuro prossimo venturo non potremo stare da soli neppure in bagno. Ma a meno di abbracciare scenari casalinghi di sorveglianza globale siamo ancora nel campo delle scelte consapevoli . Come nel caso di Facebook, in qualche modo sappiamo o possiamo intuire a cosa andiamo incontro se entriamo in quell’ospedale o compriamo uno specchio di casa intelligente.
Questo brevetto però ci dice qualche cosa in più rispetto alla vicenda Cambridge Analytica. E cioè che i colossi guardano non più solo alle nostre abitudini commerciali, al nostro essere Homo oeconomicus immerso in una società consumistica. Ma anche ai nostri dati sanitari. E non è una scoperta. Smarphone, braccialietti e sensori monitorano dati sensibili delle persone (con il loro consenso). Apple attraverso il framework HealthKit si impegna da anni nel settore della salute pubblica, con tecnologie che consentono di raccogliere i dati sullo stato fisico degli utenti, rielaborarli e infine offrire a medici nuovi strumenti di diagnosi. Il nuovo Samsung Galaxy S9 utilizza il sensore di impronte digitali per misurare il battito cardiaco, e addirittura la pressione sanguigna. Se guardiamo alle domande di brevetto nel settore dell’e-health (salute attraverso il supporto di strumenti informatici) toviamo in cima alla classifica Microsoft con più di 120 domande. Seguita da Apple e Google con circa 40 domande di brevetto dal 2009.
Diciamo che sono loro i soggetti a cui guarderà il sistema della sanità pubblica (e privata) quando saranno chiare le potenzialità dell’applicazione dell’intelligenza artificiale per rendere automatiche alcune operazioni o per analizzare in chiave diagnostica i dati dei pazienti. A quel punto lo specchio-dottore, il telefonino-infermiere e tutto quel mondo di applicazioni che monitorano il quotidiano dell’individuo saranno strumenti di prevenzione capaci di dialogare con l’analisi delle patologie cliniche e quanto accade negli ospedali. Per dirla in altro modo, gli attori della sanità non saranno più solo ospedali e cliniche private.
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