Amato: Parlamento troppo diviso per decidere su questioni etiche, dal suicidio assistito alla maternità surrogata
Il libro scritto a quattro mani dal presidente emerito della Corte costituzionale e dall’editorialista Donatella Stasio. La Corte italiana «è una semisconosciuta e questo analfabetismo è grave in tempi di “regressioni democratiche” che, in Europa e nel mondo, stanno mettendo a rischio lo Stato di diritto proprio con un attacco alle Corti»
di Nicoletta Cottone
I punti chiave
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«Sulle questioni più delicate è stata la Corte costituzionale a decidere e più passa il tempo più la Corte deve farlo perchè il Parlamento si divide sugli omosessuali, sul suicidio assistito, sul cambiamento di genere, su tutto ciò che riguarda etica e figli». Lo ha detto il presidente emerito della Consulta Giuliano Amato, alla presentazione del libro che ha scritto con Donatella Stasio, editorialista della Stampa, “Storie di diritti e di democrazia. La Corte costituzionale nella società” . Un viaggio negli anni dell’apertura della Corte costituzionale alla società civile, per conoscere un’istituzione che ha cambiato l’Italia.
Su Costituzione analfabetismo grave in temi di regressioni democratiche
La Corte costituzionale, ricorda lo scritto, «incarna i diritti che la Costituzione riconosce a tutti noi, li nutre e li difende. Ha un potere enorme perché con le sue decisioni insindacabili incide profondamente nella vita delle persone, della politica e delle istituzioni. Eppure, pochi la conoscono, al contrario di quanto accade alle Corti supreme di altri paesi. Non c’è americano o israeliano che non sappia che cos’è, e che cosa fa, la propria Corte, percepita come coscienza del popolo e dei suoi valori. In Italia, invece, la nostra Corte è una semisconosciuta e questo analfabetismo è grave in tempi di “regressioni democratiche” che, in Europa e nel mondo, stanno mettendo a rischio lo Stato di diritto proprio con un attacco alle Corti». Proprio per questo «la Corte italiana ha deciso di cambiare passo e di “viaggiare” - tra i giovani, nelle carceri, nelle piazze - per farsi conoscere. E conoscere». Il libro scritto a quattro mani da Amato e Stasio racconta i cinque anni in cui quel cambiamento ha preso corpo, «le difficoltà, le sfide, i traguardi, le donne e gli uomini che ne sono stati protagonisti, le loro emozioni, le decisioni più delicate. È un pezzo di storia del nostro paese, che i coautori hanno attraversato insieme dentro la Corte, in ruoli e con responsabilità diversi».
Su suicidio assistito e maternità surrogata Parlamento troppo diviso
Dopo il caso del dj Fabo altre persone, ha osservato Amato, «chiedono il suicidio assistito e c’è una certa insofferenza verso il Parlamento che non lo regola», così come costituisce «un tema forte nel Paese quello della maternità surrogata, che riguarda coppie più spesso eterosessuali che omosessuali. La Corte percepisce che il Parlamento non ce la fa a decidere perchè è troppo diviso».
Arginare le regressioni democratiche
«La sfida che ci attende - sottolinea Donatella Stasio - è quella di arginare le regressioni democratiche che in modo massiccio attraversano da decenni tutto il mondo e mettono in pericolo i diritti, soprattutto delle minoranze, il pluralismo, l’essenza delle democrazie costituzionali. L’unico argine è l’alfabetizzazione costituzionale, un compito che spetta a tutti, anche a noi giornalisti che finora, forse non siamo stati all’altezza della sfida, non abbiamo capito quale sia la posta in gioco. Perciò non ci si può disinteressare delle Corti costituzionali, non a caso sotto attacco nel mondo per il loro ruolo di limite ai poteri delle maggioranze politiche e di garanti dei diritti». «Quando nel mondo soffia il vento di sovranismi e populismi, quando i diritti fondamentali vacillano e si aprono scenari di riforme - si legge infatti nel volume - le Corti costituzionali sono l’antidoto migliore contro le regressioni democratiche».
I diritti per esistere devono entrare nelle coscienze delle persone
Si pone, ha sottolineato Amato, «il problema del confine: è incostituzionale non prevedere il matrimonio per gli omosessuali? Abbiamo alimentato delle aspettative che chiamiamo diritti, ma non stavano scritte. Le pretese ad avere il matrimonio se si è omsessuali, a poter fare un figlio in ogni condizione, sono fondate non sulla Costituzione ma sulla Convenzione europea dei diritti dell’’uomo, il cui articolo 8 prevede che non siano consentite interferenze nella nostra vita privata che risultano ingiustificate. Ma chi lo decide la Corte o il Parlamento? Vi confesso che non è facile trovare spesso la risposta». Per Amato le Corti, come la Consulta, «devono far uscire dal guscio la società ma se si allontanano troppo dai valori condivisi rischiano di non essere prese sul serio. Non devono dare la sensazione a nessuno di essere solo e dimenticato». Ma «i diritti per esistere devono entrare nelle coscienze delle persone».
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