trimestrale da record

Amazon, così il colosso di Bezos fa la banca e punta a «diventare» assicurazione

di Vittorio Carlini

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4' di lettura

Amazon, nel secondo trimestre del 2018, ha riportato dati di conto economico in rialzo. Le vendite nette sono salite del 39% a 52,9 miliardi di dollari. L’utile operativo, dal canto suo, è arrivato a 3 miliardi di dollari. Proprio quest’ultimo risultato, a ben vedere, è stato raggiunto non (solo) grazie al commercio elettronico, bensì anche e soprattutto sulla spinta dei servizi di cloud computing. Una sorpresa? Assolutamente no. Il colosso Usa da tempo diversifica la attività.

Come, ad esempio, nel mondo finanziario dove ha lanciato la sfida al mondo bancario. Una strategia supportata da servizi finanziari che, in linea di massima, punta: da un lato ad aumentare la base di imprenditori/commercianti che sfruttano la sua piattaforma di commercio elettronico; dall’altro ad incrementare il numero dei clienti/consumatori. A fronte di ciò, per l’appunto, è necessario eliminare le difficoltà (frizioni) che possono crearsi tra le due suddette categorie. Ad esempio, sul fronte dei pagamenti. Ecco quindi gli sforzi come istituzione finanziaria.

Una banca per la piattaforma di e-commerce
Già, istituzione finanziaria. Ma come si concretizza quest’attività? Una risposta la fornisce CB Insight. La società di consulenza, dapprima, sottolinea un aspetto. Amazon non è una banca generalista. Tutt’altro: è una banca “per se stessa”. Una banca al servizio del suo business. Ciò detto, sottolinea sempre CB Insight, una prima area molto importante è quella dei sistemi di pagamento.

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Sistemi di pagamento
Qui Amazon, tra le varie attività, ha sviluppato Amazon Pay. Si tratta del noto sistema il quale, dapprima, prevede l’apertura di un account nel sito Internet di commercio elettronico. E poi richiede di associare all’ account in oggetto una carta di credito di un circuito accreditato. A fronte di ciò, spiega sempre CB Insight, il “way of payment” di Amazon si è via via sviluppato. Tanto che, ora, consente di avere un borsellino virtuale e di poter pagare anche nel canale fisico.

Amazon infatti, come peraltro ha già mostrato attraverso l’acquisizione negli Usa della catena di supermercati Whole Food per 13,7 miliardi di dollari, è “interessata” al mondo reale. In una parola, non disdegna la omnicanalità. Si tratta, a ben vedere, non solo della diversificazione del canale distributivo. Bensì anche di un mezzo con cui “testare” innovativi processi di pagamento.

L’acquisto “fantascientifico”
Un esempio? La tecnologia “Just walk out”. È un meccanismo di pagamento, ancora in fase Beta, basato sul riconoscimento biometrico. Una tecnologia che sfrutta diverse soluzioni: dalla visione computerizzata all’intelligenza artificiale fino alla più sofistica sensoristica. Così una persona, scaricata una particolare applicazione, può entrate in un chiosco abilitato. Dopo di che prende ciò che desidera e, dopo essere stato riconosciuto “fisicamente” dal sistema, può liberamente andarsene ( la spesa, presumibilmente, gli sarà stata addebitata sul suo conto). Insomma: un sistema di pagamento che non necessita di alcun contante, di nessuna carta (neppure contactless). Solo dell’autentificazione biometrica.

Dal contante al digitale
Ma non si tratta solamente di Amazon Pay. CB Insignt ricorda anche il programma Amazon Cash. Questo, in linea di massima, punta a creare un ponte tra il mondo dell’online (basato, come si è visto, sulle credit card o le carte di debito) e quello off-line dove è importante il contante o le “gift card”. Ebbene: Amazon Cash consente al cliente, senza pagare commissioni, di depositare contante in un conto digitale, mostrando un codice a barre. Dove? In quei negozi fisici che sono partner di Amazon. Qui l’intento della società di Jeff Besoz è anche, e soprattutto, “agganciare” le persone che non hanno alcuna relazione con istituti di credito. Negli Usa, ad esempio, ci sono circa 33,5 milioni di famiglie definite “unbaked o underbanked”. Una potenziale clientela che Amazon non vuole lasciarsi sfuggire.

In tal senso, nel maggio scorso, Amazon Cash ha esteso la sua partnership con Coinstar, permettendo ai clienti, da un lato, di mettere del contante e i chioschi della catena di negozi; e, dall’altro, di “uscire” (grazie all’applicazione Amazon Cash) con un accredito finanziario digitale. Si tratta, ovviamente, di un primo passo. Seppure Coinstar ha circa 20.000 chioschi e l’obiettivo, entro la fine dell’anno, e di averne circa 5.000 abilitati al servizio di Amazon Cash.

La strategie sui prestiti
Infine, ma non meno rilevante, è il programma di prestito di denaro. Una prima parte di questo progetto riguarda gli imprenditori/commercianti che usano la piattaforma di e-commerce. Amazon, un po’ di tempo fa, ha annunciato di avere raggiunto tra il 2011 e il giugno del 2017 circa 3 miliardi in prestiti erogati. Non solo. Nel marzo del 2018, secondo quanto riportato da Cnbc, è nata la partnership tra Amazon e BofAML. Un accordo che permette di erogare dei crediti (solo su invito del creditore) da un minimo di 1.000 fino al massimo di 750.000 dollari.

Una seconda parte, invece, è riferita ai clienti/consumatori. Il gruppo, su questo fronte, offre (ad esempio) Amazon Prime card. Un prodotto che, da una parte, ha l’obiettivo di aumentare la clientela Prime; e, dall’altra, di fare salire le vendite sulla sua piattaforma. Già, ma in che modo? Beh, offrendo dei vantaggi (restituzione di contanti a fronte di acquisti) ai possessori della carta.

Il mondo delle polizze
Dall’istituto di credito all’assicurazione. Amazon, dice CB Insight, non ha formalmente lanciato alcuna attività assicurativa. Tuttavia il suo interesse per questo ambito è crescente. Basta ricordare che nel 2016, in Gran Bretagna, c’è stata l’indicazione di Amazon Protect. Un servizio che consente di avere l’assicurazione di alcuni prodotti di consumo: dai telefonini ad apparecchi per la cucina. Il sistema funziona in base ad una partnership con The Warranty Group che, poi, è stata “esportata” in altri Paesi europei come Spagna, Italia, Germania e Francia. Warranty Group, è noto, è stata di recente acquisita dal gruppo assicurativo Assurant. Un evento che, sottolinea CB Insight, potrebbe rendere più facile espandere il servizio a nuovi mercati dove la presenza di Assurant è già forte.

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