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Amazon, sciopero dei corrieri e presìdi davanti alla sede di Milano

di Andrea Biondi

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2' di lettura

Stop alle consegne e presìdi sotto la sede di Amazon a Milano. Il colosso di Seattle dovrà affrontare oggi una giornata di proteste che alle 14 avrà il suo culmine con l’intervento del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Questa volta a protestare non sono gli addetti di nessun centro logistico - Amazon ne ha vari in Italia e il centro delle proteste a fine 2017 fu quello di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza - ma i corrieri. Non addetti di Amazon perché il colosso guidato da Jeff Bezos ha una sua flotta solo in Usa e Uk, mentre in Italia come negli altri Paesi si serve dei corrieri strutturati o anche delle aziende minori.

È proprio in questo secondo ambito che è maturata la protesta. «Torniamo a scioperare nella filiera Amazon - spiega una nota di Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti - per denunciare i carichi di lavoro cui sono sottoposti i driver che tutti i giorni consegnano i pacchi nelle case dei consumatori digitali». E ancora: «Le aziende in appalto per accaparrarsi qualche rotta in più spremono i dipendenti». C’è poi anche il tema “picchi” con dipendenti triplicati «durante il periodo di novembre-dicembre», ma poi «rimasti a casa». Infine il tema stipendi, un accordo di filiera che i sindacati ritengono non rispettato anche nella parte di «timbratrici» per normare i tempi di lavoro. Da qui la richiesta ad Amazon di intervenire. Ma intanto è scattata la protesta.

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Contattata dal Sole 24 Ore, nella sua replica Amazon tiene innanzitutto a precisare che «Amazon richiede che tutti i fornitori dei servizi di consegna rispettino le leggi vigenti e il Codice di Condotta dei Fornitori di Amazon, che prevede salari equi, orari di lavoro e compensi adeguati: effettuiamo verifiche regolari e conduciamo indagini su qualsiasi segnalazione di non conformità».

Quanto ai carichi e ritmi di lavoro «il numero di pacchi da consegnare è assegnato ai fornitori di servizi di consegna in maniera appropriata e si basa sulla densità dell'area in cui devono essere effettuate le consegne, sulle ore di lavoro, sulla distanza che devono percorrere. Amazon assegna le rotte ai fornitori di servizi di consegna che poi le assegnano ai loro autisti sulla base della loro disponibilità».

Quanto al non rispetto degli orari di lavoro: «Non è assolutamente vero. Circa il 90% degli autisti termina la propria giornata di lavoro prima delle 9 ore previste. Nel caso in cui venga richiesto straordinario, viene pagato il 30% in più come previsto dal contratto nazionale Trasporti e Logistica».

C’è poi il tema delle timbratrici: «L’installazione delle timbratrici spetta al partner di consegna, noi effettuiamo audit continui per verificare che la presenza degli autisti venga registrata correttamente, scansionando i badge quando il personale accede nei nostri depositi di smistamento». E sui ritardi nel pagamento degli stipendi: «Abbiamo un programma di audit che funziona in maniera continuativa per garantire la conformità con il nostro Codice Fornitore e i requisiti legali. Questi audit includono la revisione di retribuzioni e orari di lavoro degli autisti. Da questi audit ci risulta che i pagamenti degli stipendi sono effettuati in maniera regolare».

Questa la versione di Amazon. Ma intanto oggi è il giorno della protesta.

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