Ambienta lancia la sua terza asset class: private credit per i campioni green
L’asset manager crea una divisione che si affiancherà alle attività di Private Equity e Public Markets e che si focalizzerà sulle eccellenze ambientali
di Morya Longo
3' di lettura
«Tra la fine degli anni 60 e oggi la popolazione mondiale è passata da 2,5 a 8 miliardi di persone e il Pil globale da 2mila a 100mila miliardi. È impossibile che il pianeta possa produrre tutte le risorse che servono e contemporaneamente ridurre l’inquinamento se l’economia continua a basarsi su vecchi modelli di business». Parte da questa considerazione, che Nino Tronchetti Provera elabora sin da quando nel 1991 scrisse la tesi di Laurea proprio sul business ambientale, l’intera strategia di Ambienta, società europea di investimenti focalizzati sulla sostenibilità ambientale.
Ed è con questa filosofia che il gruppo, già attivo nel private equity e nel public markets con oltre 3 miliardi di euro di attivi in gestione, ha deciso di entrare in una terza asset class: il private credit. Nasce così Ambienta Credit, che andrà ad affiancare - con gli stessi obiettivi ma con uno strumento in più - le altre due asset class. In attesa di passi successivi, nelle infrastrutture e nell’immobiliare.
I campioni dell’ambiente
Per capire la nuova avventura di Ambienta Credit, bisogna fare un passo indietro. La SGR, uno dei più grandi asset manager europei interamente focalizzato sulla sostenibilità ambientale, ha come obiettivo quello di investire in «Environmental champions»: eccellenze ambientali. I campioni. Con un team di ingegneri, in grado di capire in ogni settore economico quale azienda e quale tecnologia sia davvero in grado di migliorare la sostenibilità ambientale, Ambienta ha costruito un database con 5mila aziende europee “campionesse” ambientali ognuna nei rispettivi settori. «Sono le imprese che all’interno della loro industria hanno trovato il modo di fare business nella maniera più efficace dal punto di vista ambientale», spiega Tronchetti Provera, fondatore e Managing Partner di Ambienta.
Una storia lunga 15 anni
Il gruppo, attraverso le attività di private e public equity, in 15 anni ha già investito in 61 di queste imprese, con 82 fabbriche e 5mila dipendenti in totale. Ma tante aziende incluse nel database, tanti “campioni ambientali”, non intendono aprire il capitale a fondi. «Da qui è nata l’idea di creare una divisione di private credit, che investisse nello stesso bacino di imprese non entrando nel loro capitale ma erogando credito», spiega Tronchetti Provera. Ambienta Credit farà corporate lending: erogherà insomma finanziamenti.
La divisione, che arriva come evoluzione naturale della strategia del gruppo, sarà classificata come prodotto Articolo 9. Il team sarà guidato da Ran Landmann, Partner e CIO, che vanta oltre 20 anni di esperienza nel campo del corporate investing. Nishan Srinivasan farà inoltre il suo ingresso nel team Ambienta Credit come Partner e Head of Origination.
La rivoluzione trasversale
«Contrariamente a ciò che molti pensano, quella ambientale è una rivoluzione trasversale che colpisce tutti i settori - osserva Tronchetti Provera -. Perché l’industria globale dovrà abituarsi a soddisfare i bisogni di una popolazione sempre crescente in un modo nuovo. Questa è la più grande rivoluzione di tutti i tempi, di fatto è una lotta per la sopravvivenza. Per questo noi cerchiamo, settore per settore, le aziende che hanno le soluzioni più favorevoli all’ambiente: perché nel più mega di tutti i megatrend, siamo sicuri che queste saranno in grado di crescere di più». Ambienta non cerca startup innovative, ma aziende di lunga data (quelle attualmente nel portafoglio del private equity hanno una storia che va da 20 a 120 anni) che sono state capaci di trovare la chiave più favorevole all’ambiente.
Gli investitori
Questa strategia ha permesso ad Ambienta di raccogliere già oltre 3 miliardi per le attività di private equity e public equity da investitori istituzionali (banche, fondi pensione, assicurazioni, family office) di tutto il mondo: circa il 10% dall’Asia, quasi il 20% dagli Stati Uniti e il resto dall’Europa. «Meno del 20% arriva da investitori italiani - spiega Tronchetti Provera -, nonostante molte delle nostre aziende siano italiane e la stessa Ambienta abbia sede a Milano».
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