Seminario estivo Symbola

Ambiente, Gentiloni: «Attenzione dei mercati finanziari sulla transizione»

Il Next Generation Eu e quindi il Pnnr cruciali per affrontare la crisi e costruire un futuro migliore per l’Italia e per l’Europa

di Nicoletta Cottone

Il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni (Ansa/Olivier Hoslet)

5' di lettura

La transizione verde come chiave del futuro. «Il Next Generation Eu e quindi il Piano nazionale di ripresa e resilienza sono cruciali per affrontare la crisi e costruire un futuro migliore per l’Italia e per l’Europa. E la transizione verde è il suo cuore insieme alla coesione e al digitale». Lo ha sottolineato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, nel consueto incontro, quest’anno online, del seminario estivo organizzato da Symbola. Titolo di quest’anno è “Transizione Verde e gusto del futuro per una nuova Italia”. All’incontro hanno partecipato il commissario all’Economia Ue Paolo Gentiloni, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, la presidente dei giovani Ance Regina De Albertis e il presidente di Symbola Ermete Realacci.

Realacci: «Affrontare la crisi climatica è una opportunità per l’economia»

«Come afferma il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento - ha detto Realacci - affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro». Il presidente di Symbola ha ricordato che «è necessario non lasciare indietro nessuno e partire dal coinvolgimento delle migliori energie disponibili nella società, nell’economia, nelle istituzioni, nei saperi, nella cultura». Insomma «possiamo farcela, con un impegno comune». «Abbiamo grandi problemi, ma non siamo sul tetto d’Europa solo nel calcio. Anche nella sostenibilità ci sono punti di forza su cui puntare: siamo per esempio primi nel recupero di materiali». Ma emerge da tanti rapporti e documenti anche «la forza del nostro Paese in tanti settori della green economy e di un’economia di stampo umanistico. Una forza che è spesso frutto di cromosomi e culture antiche».

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Gentiloni: «Attenzione dei mercati finanziari sulla transizione»

Per il commissario Ue Paolo Gentiloni «la decisione presa un anno fa, allora poteva apparire piu spericolata di ora, perché siamo in mezzo alla pandemia. Ora possiamo dire che non fu tanto spericolata, visto che a settembre alla assemblea generale Onu altri paesi si sono uniti all’obiettivo della neutralità del 2050. La Cina si è data un suo obiettivo al 2060, non vuole perdere il treno della transizione climatica. Oggi siamo dentro un quadro che conferma che la accresciuta ambizione aveva un suo fondamento. É sostenuta anche dagli investimenti di Next Generation Eu. L’Italia avrà investimenti superiori a 70 miliardi nei prossimi 5 anni per la transizione ambientale. I Pnrr sono passati al vaglio di un regolamento, che si chiama non fare guai da un punto di vista ambientale. Ci sono condizioni importanti e gran movimento in campo finanziario. Nell’insieme c’è una impressionante attenzione dei mercati finanziari globali».

Ridurre a zero le emissioni delle auto al 2035

«L’alternativa è tra una trasformazione distruttiva e gestibile. Cambierà il mondo, il punto è se questa gigantesca trasformazione ci proponiamo di gestirla o siamo solo oggetto passivo, se la gestiamo dobbiamo ridurre a zero le emissioni delle auto al 2035, un edificio molto ambizioso. Va evitato che la transizione abbia conseguenze dal punto di vista sociale difficili da sopportare», ha detto Gentiloni. Il commissario Ue ha detto che non ci sono «dubbi che sia in gestazione anche una regolazione che riguarda le criptovalute per i loro impatti a diverso livello».

Cingolani: «Il problema numero uno della transizione è la burocratica»

La sfida per il ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani è battere la burocrazia. «Siamo in una congiuntura delicata. Negli ultimi 150 anni - ha detto il ministro - abbiamo avuto una esplosione demografica, a luglio iniziamo a mangiare le risorse naturali che servono l’anno dopo. Anche le banche hanno capito e contabilizzato il costo degli eventi estremi come quelli climatici. Ora dobbiamo cambiare le infrastrutture del Paese, elettrificare. Bisogna installare sorgenti di energia rinnovabili 10 volte superiori che nel passato. C’è il problema burocratico dei permessi. Il problema numero uno è della transizione è la burocratica. E questa è una sfida».


G20, si fatica a trovare la quadra su clima, ambiente ed energia

«La settimana prossima - ha sottolineato il ministro Cingolani - ho un incarico gravoso che è quello di coordinare il G20 clima, ambiente, energia che sarà a Napoli. In questo momento abbiamo tutti i team al lavoro e vi posso garantire che fatichiamo a raggiungere un documento unificato e stiamo parlando di 20 Paesi, non di 160. Tra questi 20 Paesi ci sono quelli che fanno il 80% del Pil e già questi 20 fanno fatica ad accettare il 55% di decarbonizzazione al 2030».

Starace: «Muoversi presto, non è un giro di giostra

Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, ha ricordato che «rispetto al modo di lavorare di prima, la transizione richiede grande impegno di capitali all’inzio, ma poi una vita meno costosa. Tanto vale farsene una ragione, è bene muoversi presto, non è un giro di giostra. Si dovranno convertire alcune persone a fare altri mestieri e cambiare modelli di business, richiede scelte anche dolorore. Noi abbiamo chiuso delle centrali, o siti produttivi, è sempre un trauma, ma bisogna andare avanti, non sono funerali ma rinascite, si fanno altre cose, il cambiamento è fondamentale per sopravvivere». Se «l’idrogeno serve, deve essere incentivato». E sull’idrogento verde ha ricordato che «ci sono ampie speranza di renderlo competitivo con l’attuale idrogeno grigio». Starace ha detto che «se questa tecnologia nei prossimi 5-10 anni riduce i costi di investimento di 6-7 usciamo dalla schiavitù dei combustibili fossili e di emissioni di Co2. Ora bisogna usare bene i fondi per rendere questa tecnologia competitiva e cambiare l’industria dell’idrogeno».

Sono tutti indietro sulla mobilità elettrica

«Sulla mobilità elettrica - ha detto Starace - ora sono indietro tutti. Noi 5 anni fa non avevamo motivi per parlare con società che facevano automobili. Ora c’è un universo che ci unisce, la necessità di creare una infrastruttura per caricare le batterie di auto. Le batterie diventano piu economiche e performanti bei prossimi 5 anni. La partita è gia stata vinta nell’auto a batteria. Per noi lavorare con case automobilistiche che vogliono infrastrutture attive è fondamentale per non diventare un soprammobile impolverato».

Carrozza: «Le competenze del Cnr a disposizione del Paese»

La presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza ha ricordato che «l’Italia ha a disposizone un serbatorio di competenze nel Cnr. Pronto a collaborare al Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Oltre 432mila imprese investono su green,ed esportano di più

Nei rapporti di Fondazione Symbola e Unioncamere emergono i punti di forza dell’economia verde del nostro Paese. Sono oltre 432mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. Quasi una su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola (il 37% del manifatturiero). E queste imprese sono anche quelle che esportano di più, fanno più innovazione e creano più posti di lavoro (sono già oggi 3,1 milioni di green jobs, pari al 13,4 % degli occupati).

Primi in Europa nel recupero dei materiali

Siamo anche i primi in Europa nel recupero dei materiali. «L’Italia è una superpotenza nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (il 79%); il doppio rispetto alla media europea (solo il 39%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei (la Germania è al 43%). Questo ci consente di risparmiare ogni 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e 63 milioni di tonnellate di emissioni di Co2. Si tratta di valori equivalenti al 14,6 % della domanda interna di energia e al 14,8% delle emissioni climalteranti (2018)».


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