Ambiente, tecnologia e capitale umano per la ripartenza
di Romana Liuzzo
3' di lettura
Sarà una ripresa da “pre-Covid”. Assisteremo e vivremo una crescita destinata a proseguire negli anni. Sembrano davvero gli albori di un Mondo nuovo. Riuscire a costruirlo è la sfida che ci attende. L’annuncio, con comprensibile enfasi, arriva dal presidente del Consiglio Mario Draghi dopo il varo della Legge di Bilancio 2022. Al 6% di incremento del Pil di questo 2021 seguirà un ulteriore aumento del 4,7 nel prossimo anno. Numeri che fanno ben sperare. Confermati da tutti gli altri indicatori economici registrati quotidianamente anche dalle pagine di questo giornale. Poi ci sono altri indicatori, meno verificabili sul piano contabile, ma forse più incisivi nella spinta propulsiva alla crescita: la motivazione profonda che rasenta l’entusiasmo da boom delle categorie produttive. La voglia di rimboccarsi le maniche e di scommettere sul proprio futuro dei lavoratori e dei sindacati che li rappresentano. Sono fattori non meno importanti per rendere costante quella crescita in cui crede fortemente il premier.
Tutto questo accade dopo un anno e mezzo vissuto drammaticamente. È tempo di guardare non più con semplice speranza, ma con ostinata determinazione all’uscita dall’emergenza. Il Mondo nuovo tuttavia è da costruire su basi rinnovate, più flessibili e perciò stesso, al contempo, più solide. E come rimarcato nell’assemblea di Confindustria di settembre dal presidente degli industriali Carlo Bonomi, nessuna delle parti sociali può farcela da sola. La costruzione deve essere collettiva. Il “Patto” che ha proposto il rappresentante degli imprenditori italiani è forse il vero punto di svolta, fondamentale per utilizzare al meglio gli oltre 200 miliardi di euro che l’Europa ha stanziato col Recovery plan per il nostro Paese. La sirena suona per tutte le parti sociali, dunque: i leader di Cisl, Cgil e Uil ai quali Bonomi si è rivolto citandoli per nome (Luigi, Maurizio e Pierpaolo) sono tutti chiamati a «un grande compito comune», come lo ha definito: «Costruire insieme accordi e indicare strade e strumenti che la politica stenta a vedere, un vero Patto per l’Italia».
Ci sono gli strumenti, quelli finanziari senz’altro, per dare attuazione all’intesa. Adesso si tratterà di trasformare i progetti in “cantieri”, parola chiave del 2022 ormai alle porte.
La Fondazione Guido Carli che ho l’onore di presiedere sta cercando di fare la sua parte. E di condurre la missione istituzionale della quale è investita da oltre un decennio. Siamo convinti che, tanto più in un momento come questo, il contributo culturale e l’impegno civile possano fare la differenza per infondere coraggio e speranza, per delineare una progettualità non velleitaria, ma concreta. Noi lo facciamo da tempo, nel solco della memoria e del lascito culturale e morale di Guido Carli, lo statista che è stato tra i padri italiani dell’euro.
La nuova convention promossa dalla Fondazione – in programma venerdì 3 dicembre alle 17.30 all’Auditorium Parco della Musica di Roma – costituirà una tappa importante del cammino intrapreso. In quell’occasione, manager di grandi aziende, esponenti di spicco del mondo economico-finanziario e di quello politico-istituzionale discuteranno su come costruire la fase che ci attende, con molta probabilità già iniziata. Si parlerà del “Mondo nuovo” e di Ripartenza, nell’Italia post Covid. Un Paese chiamato alla prova più difficile, quella della grande transizione: energia, innovazione, ambiente, stili di vita. Sono le sfide che decideranno il nostro futuro. Ed è per questa ragione che invitiamo tutti al confronto e alla sottoscrizione, se condiviso, di un manifesto in tre punti. Tre leve decisive, a nostro parere, per rimettere in moto l’Italia e riconsegnare il futuro smarrito alle giovani generazioni. Con l’aiuto dell’Europa, certo, di quell’Europa nella quale Guido Carli ha sempre creduto, ma soprattutto con la forza e con l’ingegno straordinario degli italiani.
Tre punti, dunque, nel documento che vedrà la luce il 3 dicembre. Il primo, “L’Italia sia green”: costruiamo il volto verde del Paese post pandemia, utilizzando parte dei fondi del Recovery per potenziare il sistema degli incentivi destinato alla modernizzazione di tutti gli impianti energetici. Secondo, puntare al “ritorno dei talenti”: attingere ai fondi del Next Generation Eu per investire risorse nella creazione di nuovo capitale umano. Terzo e ultimo: “L’Italia sia tecnologicamente trasformata”: occorre renderla non già semplicemente modernizzata ma trasformata, appunto, sul piano tecnologico, utilizzando i fondi del Pnrr per rendere strutturali le nuove tecnologie a tutti i livelli e nell’intera rete del sistema Paese. Con la determinazione del presidente del Consiglio, con la disponibilità al dialogo e al confronto dei vertici dell’imprenditoria italiana e delle parti sociali, ci sono le condizioni per aprire il cantiere del “Mondo nuovo”. Lo si deve all’Italia che ha voglia di ricostruire e di essere migliore.
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