American Beauty, da Robert Capa a Banksy
Centotrenta modi d’intendere la bandiera americana: dall’esaltazione alla denuncia. La mostra a Padova, fino al 21 gennaio 2024.
di Marianna Peluso
I punti chiave
3' di lettura
La bandiera americana. Vista dal lato dell’orgoglio patriottico e della modernità culturale, ma anche sotto la lente del feroce imperialismo militare e di intolleranza razziale. Come segno tattile di speranze covate e dischiuse, ma anche come disillusione, sogni infranti, contraddizioni dilanianti.
Al Centro culturale Altinate – San Gaetano di Padova, dura fino al 21 gennaio 2024 “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy”, un progetto espositivo dedicato agli Stati Uniti d’America con una selezione di 130 opere che raccontano luci e ombre della nazione che più di ogni altra ha caratterizzato l’ultimo secolo a livello globale. E come farlo?
«Attraverso gli occhi attenti di decine di artisti che dagli anni Quaranta del Novecento si sono posati su questo grande Paese, evidenziandone punti di forza e criticità – spiega in una nota Daniel Buso -. L’elemento che accomuna questi artisti è l’utilizzo della bandiera americana come elemento iconografico di partenza per la comunicazione del proprio contenuto ideologico e formale».
“Iwo Jima”
Sotto lo stesso tetto convivono “Iwo Jima” (1945), foto vincitrice del Premio Pulitzer di Joe Rosenthal, che immortala i Marines mentre issano la bandiera americana nell’isola del Pacifico omonima allo scatto, “Boy with flag” (1949) di Ruth Orkin, un bambino ritratto con in mano una bandiera a stelle e strisce durante una delle numerose manifestazioni di patriottismo statunitense, il fermo immagine televisiva dei primi momenti dell’uomo sulla luna “Moonwalk” (1987) di Andy Warhol, ma anche il bianco e nero di Diane Arbus ed Elliott Erwitt, i colori di Steve McCurry, Vanessa Beecroft, Annie Leibovitz, Andres Serrano, la street art rappresentata da Keith Haring, Mr. Brainwash, Obey, Paul Insect e Banksy, fino alla fluxus art di George Maciunas, tutti ordinati tra le fila di una narrazione a cinque tappe.
“Patriottismo”
Dalla sezione dedicata al “Patriottismo”, si scivola nel “Potere” evocato dal Palazzo della Borsa di New York, dall’obelisco di Washington, ma soprattutto dai volti di Kennedy, Nixon, Bush e Trump. I “Conflitti culturali” dominano un’intera ala, con un focus doveroso sul “Black lives matter”e “La guerra in casa” che si manifesta con la diffusione capillare di armi da fuoco. Capitolo a parte è l’“Imperialismo americano”, con la sua propaganda in opposizione al resto del mondo, che stride con le immagini di bikini scattate da Michael Dressel e Nina Berman, gran finale di “Una vita a stelle e strisce”.
Da Jasper Johns ad Andy Warhol
«Da Jasper Johns ad Andy Warhol, la bandiera è sempre stata uno strumento attraverso il quale inviare un preciso messaggio, trasfigurando in positivo o in negativo il ritratto degli Stati Uniti. La “stelle e strisce” ha un valore totemico, rappresenta l’amalgama dei diversi popoli e religioni, che convivono in America. La bandiera è il simbolo di questo paese e del suo dominio globale caratterizzato dalla diffusione del capitalismo e dalla supremazia militare e tecnologica. In questa mostra sono rappresentate alcune tra le tappe fondamentali di questa nazione, da Martin Luther King fino all’11 settembre, passando per la Pop Art e lo sbarco sulla luna, il Vietnam e la Silicon Valley». Organizzata da Artika di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova e Kr8te, la mostra è visitabile fino al 21 gennaio 2024.
“American Beauty”, al Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova, a cura di Daniel Buso, fino al 21 gennaio 2024
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