«Amici» di Maria De Filippi non è un plagio, la sola scrittura del format non basta per la tutela
Perché la forma creativa goda della garanzia, riservata alle opere dell’ingegno, è necessario che dall’idea iniziale si passi ai dettagli
di Patrizia Maciocchi
I punti chiave
2' di lettura
La sola scrittura non basta al format per ottenere la tutela del diritto d’autore. Perché la forma creativa goda della garanzia, riservata alle opere dell’ingegno, è necessario che dall’idea iniziale si passi ai dettagli. Si delinei un canovaccio o una struttura narrativa di base «un apparato scenico e personaggi fissi».
Partendo da una nozione di format, fissata dalla Siae, per evitare il monopolio delle idee, la Cassazione (sentenza 37353), esclude che la trasmissione “Amici” di Maria De Filippi sia il plagio del format 2001 relativo ad una striscia quotidiana dal titolo «Scuola di spettacolo».
Un’elaborazione di un precedente format del ’95 che, dopo successive “revisioni” aveva trovato una trasposizione scenica nella serie televisiva «la scuola in diretta», trasmessa da Italia Uno tra dicembre ’95 e maggio ’96. La richiesta di danni per il supposto plagio, era di 500 mila euro.
La creatività soggettiva
Una domanda di risarcimento bocciata, quattro anni fa dal Tribunale di Roma, con un verdetto confermato, dalla sezione specializzata in materia di impresa, dalla Corte d’Appello capitolina. I giudici territoriali avevano sottolineato il cambio di passo della giurisprudenza che, ai fini della configurabilità di un’opera dell’ingegno, ha sostituto il criterio della assoluta novità e originalità con il criterio della “creatività soggettiva”, che riguarda non l’idea in sè, ma la forma della sua espressione. La conseguenza è che il format per essere tutelato «deve presentare come elementi qualificanti, delle articolazioni sequenziali e tematiche, costituite da un titolo, un canovaccio o una struttura narrativa di base, un apparato scenico e personaggi fissi, così realizzando una struttura esplicativa ripetibile del programma».
Un reality show e un talent show
Ad avviso dei giudici di seconda istanza, la cui conclusione è condivisa dagli ermellini, il format 2001 e quello di “Amici di Maria De Filippi” sono strutturalmente diversi. Il primo è un reality show, il secondo un talent show. E diversa è anche la struttura narrativa: quella del primo è focalizzata sull’aspetto umano e relazionale, quella del secondo sulla crescita e la competizione tra nuovi talenti. I giudici ammettono che ci sono alcune identità di elementi «relativi a particolari non salienti perché secondari o già noti o che costituiscono semplici idee diversamente espresse». Ad esempio l’ambientazione nella scuola di spettacolo e la modalità di trasmissione in forma di striscia quotidiana, quest’ultima già sperimentata dal 2000 per il «Grande fratello». La Cassazione precisa che non si intende affermare che il format deve essere necessariamente realizzato per essere tutelato. Ma che quando, come nel caso esaminato, «sussista una mera scrittura dello stesso, esso deve contenere una specificazione sufficiente, degli elementi formali in cui si esprime l’idea alla base dello stesso, sì da potersi apprezzare una forma creativa tutelabile».
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