Ballottaggi, affluenza in calo al 37,5%. Voto fino alle 15. Primo turno in Sicilia e Sardegna
Il dato alle 23 di domenica. Si vota oggi fino alle ore 15 per il secondo turno in 41 Comuni, di cui 7 capoluoghi
I punti chiave
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Si vota fino alle 15 di oggi per ballottaggio in 41 Comuni fra i quali 7 capoluoghi di provincia sul cui esito si misurerà il risultato politico della competizione amministrativo (al primo turno il centrodestra ha vinto in quattro capoluoghi, il centrosinistra in due). In Sicilia, invece, si vota per il primo turno in 128 Comuni con eventuale ballottaggio nelle città sopra i 15mila abitanti in programma l’11 e 12 giugno.
Affluenza in calo
Alle ore 23 di domenica affluenza in calo: il dato è 37,51%, inferiore rispetto al primo turno (45,43%).
In Sardegna, dove si vota al primo turno per 171 comuni, l’affluenza alle ore 23 (168 sezioni su 171) è del 47,58% (62,86% alle precedenti comunali).
Partecipazione in forte calo in Sicilia: alla chiusura dei seggi alle 23 la percentuale dei votanti è stata del 44,38%, più bassa in tutti i comuni rispetto alla scorsa tornata elettorale. In particolare nei quattro capoluoghi dell’isola: a Catania l’affluenza è stata del 39,89% con un calo del 13,24%; a Ragusa del 43,31% con -14,91%; a Siracusa del 42,40% con - 12,90% mentre a Trapani ha votato il 42,89% con una flessione che ha raggiunto il 16,27%.
La sfida In Sicilia
In Sicilia c’è massima attenzione per la sfida elettorale nelle quattro grandi città - Catania, Siracusa, Ragusa e Trapani - ma i fari sono puntati soprattuto sul centro alla falde dell’Etna: qui sono arrivati la premier Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani per tirare la volata a Enrico Trantino (FdI), il candidato sindaco attorno al quale si è compattata la coalizione che punta a riprendere il comando della città dopo la tormentata esperienza di Salvo Pogliese (FdI). Maurizio Caserta è il candidato dell’area progressista.
Il voto in Sardegna
Si vota per le elezioni amministrative anche in 39 Comuni della Sardegna. Solo due i Comuni che superano la soglia dei 15mila abitanti e che dunque potranno andare al ballottaggio l’11 e 12 giugno: Assemini, nella città metropolitana di Cagliari, e Iglesias, nel sud ovest della Sardegna, ex capoluogo di provincia del Sulcis.
Nella rossa Ancona il centrodestra tenta il ribaltone
È probabile un duello fino all’ultimo voto ad Ancona, roccaforte del centrosinistra da oltre 30 anni dove il centrodestra ha chiuso in vantaggio il primo turno di quasi quattro punti. A sfidarsi Ida Simonella, assessora uscente della giunta guidata dalla dem Valeria Mancinelli, per il centrosinistra (Pd, Terzo Polo-Riformisti, civiche), e Daniele Silvetti, presidente del Parco del Conero, per il centrodestra (Fi, Lega, Fdi, Udc, civiche). Quest’ultimo nel primo turno ha ottenuto il 45,11% dei consensi (19.643 voti) contro il 41,28% (17.979 voti) di Simonella.
Silvetti ribadisce agli elettori la richiesta di fiducia per un “cambiamento nel segno del buon governo”, senza steccati ideologici. Simonella rivendica il “faticoso lavoro” fatto per la città e lancia un appello a votarla “per un salto di qualità e credibilità di Ancona, per un percorso di sviluppo grazie ai progetti da realizzare con i fondi del Pnrr ottenuti”.
Brindisi: l’alleanza Pd-M5s cerca la rimonta sul centrodestra
In Puglia sono otto i ballottaggi ma a spiccare è quello dell’unico capoluogo di provincia, Brindisi dove la sfida è tra Giuseppe Marchionna, candidato del centrodestra che ha ottenuto il 44% dei voti al primo turno e Roberto Fusco, candidato dell’alleanza tra Pd e M5S, che si è fermato al 33,32% delle preferenze e che ora spera nella rimonta.
Non ci sono stati apparentamenti ufficiali, quindi la coalizione giallo-rossa proverà da sola a ribaltare il risultato del primo turno che vede Fusco indietro di quasi 11 punti. L’intesa con Verdi e Sinistra (che al primo turno hanno appoggiato il sindaco uscente Rossi), è saltata per veti incrociati. Decisiva sarà l’affluenza ai seggi ed entrambi gli schieramenti temono soprattutto un’alta astensione. Nell’ultima settimana, a Brindisi sono giunti tutti i big dei partiti nazionali per spingere i rispettivi candidati sindaci, da Giuseppe Conte ad Antonio Tajani.
Il centrodestra punta alla conferma a Pisa, Massa e Siena
Sono Pisa, Siena e Massa (Massa Carrara), città amministrate dal centrodestra che le ha “sfilate” al centrosinistra nel 2018, le principali sfide dei ballottaggi in Toscana. La partita si gioca tra la riconferma del nuovo corso, superando anche alcune divisioni registrate al primo turno, o il ritorno allo storico alveo del centrosinistra. Sarà anche un banco di prova per il Pd a guida Elly Schlein, che si è detta fiduciosa sull’esito dei ballottaggi in Toscana.
A Pisa, l’uscente Michele Conti, primo sindaco cittadino della Lega che cinque anni fa segnò il passaggio della città al centrodestra, non ha centrato la riconferma immediata per appena 15 voti. A sfidarlo Paolo Martinelli, candidato civico del centrosinistra appoggiato da Pd e M5s, unico caso in Toscana. Non ci sono apparentamenti ufficiali e solo Azione ha dato indicazione di voto per il centrosinistra.
Sfida tutta al femminile a Siena. La posta è succedere all’uscente Luigi De Mossi, che non si è ricandidato e con il quale il centrodestra ottenne nel 2018 per la prima volta la guida della città. In corsa Nicoletta Fabio per il centrodestra e Anna Ferretti per il centrosinistra. Anche a Siena nessun apparentamento è stato ufficializzato.
A Massa cerca la riconferma Francesco Persiani, fautore anche lui nel 2018 del passaggio della città al centrodestra. Sfiduciato in Consiglio comunale a pochi mesi dal voto, Persiani al primo turno era sostenuto da Lega e Fi, ma non da Fdi. Fratelli d’Italia ha optato per Marco Guidi, tra gli autori della sfiducia a Persiani. In vista dei ballottaggi i coordinatori toscani dei tre partiti hanno assicurato l’unità del centrodestra a sostegno dei propri candidati. Dall’altra parte il candidato Pd Enzo Romolo Ricci che ha ottenuto l’endorsement di Schlein.
Ma c’è grande attenzione anche per Campi Bisenzio (Firenze), dove la sfida è tutta nel centrosinistra: Pd da un lato (Leonardo Fabbri) e M5s e Sinistra dall’altro (con Andrea Tagliaferri). Per il Pd la posta ha una valenza politica ancor più rilevante: Campi Bisenzio è infatti l’epicentro in Toscana del Pd di Schlein, con il nuovo segretario regionale Emiliano Fossi, ex primo cittadino campigiano. La sinistra, con M5s, spera di replicare la presa del vicino comune di Sesto Fiorentino, dal 2016 governato da un sindaco di Sinistra Italiana.
Terni, la sfida è tra il centrodestra e Bandecchi
È tra Stefano Bandecchi e Orlando Masselli la sfida di ballottaggio per scegliere in nuovo sindaco di Terni. Un confronto che solo qualche mese fa sapeva quasi di fantapolitica visto al secondo turno non ci sono né il Pd né il M5s, che nella passate amministrative contese lo scranno al leghista Leonardo Latini, poi vincitore.
A presentarsi agli elettori della città dell’acciaio sono due uomini diversi. Uno - Bandecchi, livornese di 62 anni - oltre ad essere il presidente della Ternana calcio, è l’imprenditore patron dell’università telematica Unicusano. Vulcanico alla guida della società rossoverde, si è presentato con Alternativa popolare fondata da Angelino Alfano e ha già fatto capire che non intende fermarsi a Terni con il suo percorso politico.
L’altro - Masselli, ternano di 56 anni - lavora in banca e si occupa dell’azienda agricola di famiglia. È cresciuto a pane e politica, muovendo i suoi primi passi in Alleanza nazionale, fino ad approdare a Fratelli d’Italia che ora lo ha candidato sindaco alla guida del centrodestra dopo un confronto, a tratti aspro, nella coalizione nella quale si era profilata inizialmente la ricandidatura di Latini (che aveva dato la sua disponibilità). Poi accantonata proprio in favore di quella del suo assessore Masselli.
Al turno di ballottaggio i due sono arrivati divisi da poco più di sette punti percentuali: Masselli 35,81%, Bandecchi 28,14%. L’obiettivo dichiarato da entrambi è di conquistare fette di elettorato che al primo turno non hanno votato per loro. Con la sinistra e i pentastellati che non si sono schierati per alcuno dei due.
A Vicenza Possamai prova la spallata a Rucco
Anche a Vicenza arriva il momento della verità con il ballottaggio di domenica e lunedì: lo sfidante di centrosinistra Giacomo Possamai prova a dare la “spallata” finale dopo aver conquistato al primo turno il 46,23% che lo vede in vantaggio sul sindaco uscente, il “civico di centrodestra” Francesco Rucco, che si è fermato al 44,06% delle preferenze. Il capoluogo berico si trova a rivivere quanto mesi fa era già accaduto a Verona, quando il primo cittadino uscente del centrodestra Sboarina si trovò a rincorrere lo sfidante Damiano Tommasi, che al secondo turno è prevalso. Scenario che, ovviamente, i sostenitori di Possamai auspicano anche se in maniera scaramantica preferiscono non citare. Come a Verona, anche a Vicenza il centrodestra ha provato a chiamare a raccolta i “big” della coalizione per l’ultimo appello.
Così si sono visti nei giorni scorsi il presidente Luca Zaia, ben distinto dalla manifestazione di chiusura, dove sono accorsi Matteo Salvini, Anna Maria Bernini, Guido Crosetto, il senatore locale Antonio De Poli. Una riedizione in piccolo di quel “comizio con abbraccio” visto in riva all’Adige a giugno tra Salvini e Meloni, che non aveva però portato bene. In vista del ballottaggio, Rucco ha lavorato sulle possibili alleanze, in particolare tornando a tessere la tela con Claudio Cicero, altro civico d’area centrodestra. Era un suo assessore ma da lui venne cacciato per incompatibilità varie; ora è stato riaccolto in coalizione. Cicero aveva corso da solo al primo turno, raccattando un 2,57%. Rucco ha poi intrapreso un “tour de force” nei vari quartieri cittadini, in un tentativo di riavvicinare quella gente su cui l’avversario ha da subito scommesso per raccogliere consensi, finora riuscendo nell’intento.
Possamai, che è capogruppo Pd al Consiglio regionale del Veneto, per le comunali ha assunto un profilo progressista ma totalmente incentrato sui temi della città, senza big nazionali a sostegno, girando per piazze e bar ad ascoltare la gente, la stessa tattica che ha portato Tommasi alla vittoria di Verona. Dal punto di vista delle alleanze più strettamente politiche, da parte di Possamai c’è stato il tentativo riuscito di “allargare il campo”, raccogliendo il sostegno - non l’apparentamento - del candidato Cinquestelle Edoardo Bortolotto (1,69% al primo turno), e di un altro candidato civico, Lucio Zoppello.
In Sardegna 39 comuni al voto
Tra i 39 Comuni sardi al voto solo due superano la soglia dei 15mila abitanti e potranno andare al ballottaggio l’11 e 12 giugno: Assemini (Cagliari) e Iglesias, nel sud ovest della Sardegna, ex capoluogo di provincia del Sulcis.
In ciascuna delle due cittadine si presentano tre candidati a sindaco. Ad Assemini - attualmente guidata da un commissario - il Psd’Az, partito del governatore Christian Solinas, non si presenta per irrisolti contrasti con gli alleati del momento in Regione, e il resto è diviso tra l’appoggio a Niside Muscas (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) e Mario Puddu, primo grillino a conquistare il Comune del Cagliaritano dieci anni fa, che ora, uscito dal Movimento, guida una sua lista civica sostenuta anche da Riformatori, Udc, Sardegna 20Venti, Fortza Paris e Italia Viva. Il M5s, invece, appoggia Diego Corrias con il Pd, Verdi, Possibile, Partito socialista italiano.
A Iglesias la spaccatura del centrodestra è certificata dalla candidatura solitaria di Luigi Biggio, 45 anni, consigliere comunale uscente ed ex assessore delle Politiche giovanili con la giunta Perseu, sostenuto dal simbolo di FdI, mentre il resto dei partiti appoggia, ma senza alcun simbolo, Giuseppe Pes, che nelle quattro civiche porta esponenti del M5s, che dunque non è alleato col Pd, Riformatori, Lega, Udc, Forza Italia. Il centrosinistra punta tutto sul sindaco uscente Mauro Usai, sostenuto da sette liste, oltre il Pd, Progressisti, Idea Sardegna e altre civiche.
In Sicilia 4 capoluoghi al voto
In Sicilia si vota in 128 comuni, di cui 4 capoluoghi: Catania, Ragusa, Trapani e Siracusa. La soglia da superare per essere eletti al primo turno è del 40% dei voti espressi. Il centrodestra punta a fare l’en plein nell’Isola: a Catania tutti i leader, a partire dalla premier Giorgia Meloni, si sono ritrovati sul palco per ribadire l’unità della coalizione.
Il centrodestra si presenta compatto, tranne a Trapani dove non c’è la lista della Lega. Qui Mimmo Turano, assessore nel governo Schifani, nonostante abbia garantito fedeltà alla coalizione, non è riuscito a convincere molti dei “suoi” a schierarsi con Maurizio Miceli (FdI), appoggiato dal resto del centrodestra.
Pd e M5s sono alleati solo a Catania e Siracusa, mentre a Trapani e Ragusa si sfidano a viso aperto.
A Catania i candidati a sindaco sono sette, 19 liste per il consiglio comunale. Pd e M5s, con sei liste che raggruppano l’area progressista, sostengono Maurizio Caserta, che tra gli assessori designati ha indicato, tra gli altri, l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Il centrodestra si è unito, con sette liste, attorno all’avvocato Enrico Trantino.
Otto i candidati a Siracusa per 25 liste. Il centrodestra sostiene Ferdinando Messina, Pd e M5s appoggiano Renata Giunta.
A Ragusa sono 4 i candidati, 17 le liste. Per il centrodestra Giovanni Cultrera (FdI), Riccardo Schininà è il candidato del Pd e di altre 4 liste, mentre il M5s corre con Sergio Firrincieli. In campo anche l’uscente Peppe Cassaì, sostenuto da 5 liste civiche.
Anche a Trapani i candidati sono 4, con 20 liste in totale. L’uscente Giacomo Tranchida ha l’appoggio di dieci liste civiche tra cui quella che raggruppa esponenti del Pd, che si presenta senza simbolo. Il M5s sostiene l’ex dem Francesco Brillante. Nel centrodestra resta aperto il caso Lega: il Carroccio non si presenta col proprio simbolo, alcuni esponenti vicini al leghista Mimmo Turano sono nella lista Uniti per Trapani, ma a sostegno di Tranchida. Maurizio Miceli (Fdi) è appoggiato da cinque liste (Amo Trapani, Forza Italia, Miceli sindaco, Fratelli d’Italia, Mpa). Anna Garuccio, unica donna, è l’outsider e corre con una sola lista.
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