Amnesty chiede di modificare i decreti sicurezza: «Creano instabilità»
Con il taglio dei finanziamenti ai centri dedicati alla prima accoglienza i servizi per l’inclusione non rientrano più tra le spese sostenibili
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I decreti sicurezza hanno generato una situazione di instabilità che sta cancellando la possibilità di un percorso di inclusione sostenibile. Lo afferma Amnesty International, l’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, chiedendo al governo di modificarli, nel corso del briefing “I sommersi dell'accoglienza”. «Gli effetti del decreto legislativo 113/2018 si sono diffusi su ambiti diversi dell'accoglienza e dunque sulla vita complessiva dei migranti in Italia e in particolare dei richiedenti asilo portando a una progressiva marginalizzazione e precarizzazione del loro quotidiano nel paese», ha spiegato Marco Omizzolo, autore del briefing.
Irrigidimento delle procedure di accoglienza
Secondo l’organizzazione in Italia si assiste a un irrigidimento delle procedure di accoglienza, alla cancellazione della protezione umanitaria e a tagli ai finanziamenti che influiscono drasticamente sulla possibilità di creare percorsi virtuosi di accoglienza. «Oggi - spiegano - chi chiede asilo e i beneficiari, esclusi dal sistema di accoglienza, sono esposti a emarginazione sociale con un alto rischio di finire nelle maglie della criminalità».
Le richieste di Amnesty
Per Amnesty ha messo in evidenza le criticità del sistema italiano, chiedendo al governo di modificare con urgenza la normativa vigente in materia di protezione internazionale e immigrazione:
- assicurando a tutte le persone che entrano in Italia l'esercizio reale del diritto fondamentale a chiedere protezione e accoglienza;
- adottando misure per impedire ai beneficiari di protezione umanitaria di perdere il proprio status per evitare che precipitino in condizioni di marginalità e sfruttamento e divenire così preda di organizzazioni criminali. Garantendo la regolarizzazione per coloro che sono finiti in condizioni di illegalità per via degli effetti del cosiddetto decreto sicurezza;
- consentendo la registrazione anagrafica anche ai richiedenti asilo. Una misura determinante per garantire i diritti umani dei migranti;
- ristabilendo servizi professionali nell'ambito del processo di accoglienza allo scopo di fornire percorsi di inclusione sociale ed economica reali e qualificati a tutti i richiedenti asilo e beneficiari.
I servizi per l’inclusione non rientrano più nei finanziamenti
Con il taglio dei finanziamenti per i piccoli e i grandi centri dedicati alla prima accoglienza i servizi per l'inclusione non rientrano più tra le spese sostenibili. I nuovi bandi infatti non prevedono più la necessità di garantire l'insegnamento della lingua italiana, il supporto alla preparazione per l'audizione in Commissione Territoriale per la richiesta di asilo, la formazione professionale e la positiva gestione del tempo libero. Con lo stesso provvedimento l‘assistenza sanitaria alla persona viene fortemente ridimensionata, con un crollo delle prestazioni minime richieste e del personale deputato al loro svolgimento.
Il taglio al finanziamento pro capite
I Centri di accoglienza collettiva subiscono un taglio dei finanziamenti pro die pro capite fino al 28%, da 35 euro a 25,25 euro per le strutture in grado di accogliere tra i 51 e i 300 richiedenti asilo, mentre ancora più penalizzata risulta l'accoglienza diffusa con tagli fino al 39 per cento. «Le misure previste hanno un impatto devastante sulla vita delle persone presenti sul territorio italiano, togliendo loro un'identità, trasformandole in fantasmi privandole di alloggio o di cure mediche. Oltre a non rappresentare la soluzione di alcun problema sono semplicemente disumane: sono necessarie modifiche sostanziali del decreto che riconoscano il diritto a una vita dignitosa e all'esercizio reale dei diritti fondamentali garantiti dai principi costituzionali e internazionali», ha ricordato Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia.
Impedito l’accesso al sistema Siproimi
Il decreto sicurezza impedisce inoltre l'accesso al sistema Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) ai richiedenti asilo, una scelta che aumenta la possibilità che molte di queste persone rimangano nella sfera della prima accoglienza e quindi in situazione di particolare vulnerabilità (sanitaria e psicologica).
I 5 permessi di soggiorno
Con la nuova legge è stata abolita la protezione umanitaria, sostituita con cinque nuove tipologie di permesso di soggiorno (permesso per protezione speciale, calamità, cure mediche, atti di particolare valore civile e casi speciali). Pertanto numerosi individui che in precedenza sarebbero stati regolari si ritroverebbero in una condizione di illegalità e a rischio espulsione. Amnesty ha ribadito la necessità di un sistema di accoglienza ragionato e che «non sia solo dettato da una politica orientata a bloccare donne, bambini e uomini che scappano da guerre, terrorismo e persecuzioni».
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