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Amplifon risale la corrente, broker prudenti su esito indagine Antitrust

Per gli analisti è prematuro ipotizzare interventi dell'Autorità ed è importante che la regolamentazione continui ad offrire al consumatore la possibilità di fare un upgrade rispetto al rimborso statale

di Enrico Miele

2' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 26 set - Rimbalzo in Borsa per Amplifon dopo lo scivolone della vigilia (-3,9%) a causa dell’indagine Antitrust sul mercato degli apparecchi acustici in Italia. Verso metà mattina, infatti, le azioni della società scambiano sopra 28 euro, arrivando a toccare un rialzo dell'1% in controtendenza con il listino principale.

A sorprendere il mercato, era stata la mossa dell'Autorità che sul fronte degli apparecchi acustici, sintetizzano gli analisti di Equita, «evidenzia un tasso di penetrazione insoddisfacente pari al 30% (solo 3 persone su 10 che soffrono di problemi uditivi utilizzano soluzioni per risolvere il problema) e ritiene che possa essere legato a criticità sullo scenario concorrenziale, sulla distribuzione o sulla trasparenza dei prezzi». Ma trattandosi di un’indagine conoscitiva sul settore, «riteniamo che sia prematuro ipotizzare interventi da parte dell’Autorità» scrive il broker, spiegando come tutto questo potrebbe «richiedere diversi mesi e portare a proposte di intervento sul settore». Sul fronte Amplifon, per Equita è importante che «la regolamentazione preservi, come avvenuto in passato, la possibilità per il consumatore di fare un upgrade rispetto al rimborso statale (che in Italia si colloca per altro su livelli inferiori ai principali paesi europei). Da verificare anche se il regolatore riterrà opportuno procedere verso l’unbundling tra prezzo del prodotto e del servizio, una delle proposte che erano circolate in passato per rendere più comparabili i prezzi dei prodotti, anche se di non facile implementazione pratica».

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Una mossa «inattesa» dell'Authority

In ogni caso, mettono in chiaro gli analisti di Intermonte, la mossa dell’Antitrust «era completamente inattesa e ci sembra prematuro trarre conclusioni sulle possibili implicazioni». Dal loro punto di vista, sono tre gli ipotetici scenari: «un nulla di fatto come accaduto in passato»; «possibili misure di stimolo della domanda/sussidi ai consumatori da parte del Servizio sanitario nazionale» o una «maggiore trasparenza e controlli nelle politiche di pricing a tutela dei clienti finali ed eventuali misure per rafforzare concorrenza nel settore». E proprio questo sarebbe lo scenario «più realistico, dal momento che l'Italia è storicamente un mercato privato per i servizi hearing care (come Spagna e Stati Uniti), a differenza di Francia, Regno Unito e Paesi Bassi dove lo Stato è intervenuto con importanti sussidi e misure a supporto della domanda (a livello di gruppo circa il 75% della spesa hearing care è oggi “out-of-pocket”)». Per questa ragione, secondo Intermonte, il livello di penetrazione in Italia (32-33% in linea con il dato citato dall’Autorità) risulta «oggi inferiore rispetto a quello della Francia (passato dal 30-35% a circa il 50% dopo la riforma del 2021) o quello del Regno Unito (40%)». In Italia, tirando le somme, Amplifon genera circa il 17% del fatturato di gruppo, «realizza margini molto buoni» e «ha raggiunto negli anni una market share di circa il 45%, grazie ad una rete di oltre 3.500 punti vendita, seguita con distacco da Audionov e Audika (rispettivamente 180 e 80 centri acustici), e da un significativo numero di piccole catene/negozi indipendenti». E pur considerando l’elevata frammentazione del mercato italiano, «non escludiamo l’interesse da nuovi player». Nell’attesa, il titolo sta parzialmente recuperando a Piazza Affari.

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