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“Anatomy of a Fall”, serrato e avvincente thriller giudiziario francese

In concorso a Cannes il nuovo film di Justine Triet. In lizza per la Palma d'oro anche l'esordio “Banel & Adama”

di Andrea Chimento

3' di lettura

Il cinema francese alza la cresta nel concorso di Cannes: dopo il mediocre “Le retour” di Catherine Corsini e il debolissimo “Black Flies” (produzione americana, ma diretto dal regista transalpino Jean-Stéphane Sauvaire), colpisce positivamente il nuovo lungometraggio di Justine Triet, intitolato “Anatomy of a Fall”.
La regista e sceneggiatrice francese aveva dimostrato buona mano con “La bataille de Solférino” del 2013, prima di perdersi un po' con “Tutti gli uomini di Victoria” del 2016 e “Sibyl” del 2019.

Con questa nuova pellicola torna ai suoi livelli migliori, a partire da una base narrativa già di per sé molto interessante. Ambientato in una zona remota delle Alpi francesi, il film vede protagonista Sandra, una scrittrice tedesca che vive in uno chalet di montagna con il marito Samuel e il figlio undicenne Daniel.Un giorno Samuel viene trovato morto, immerso nella neve davanti a casa sua. Gli inquirenti sospettano che possa non trattarsi di suicidio e decidono di indagare, finendo per incriminare la moglie dell'uomo. Durante il processo, quando la donna viene interrogata sulla sua relazione con il marito, viene a galla il ritratto di un rapporto difficile e tormentato: Sandra mostra una personalità a tratti disturbata e il figlio, costretto ad assistere, vive un profondo conflitto interiore. Aperto da un incipit altamente coinvolgente, che si conclude con una serie di fotografie che accompagnano i titoli di testa, “Anatomy of a Fall” è un film che ragiona fin dalle sue prime battute sul rapporto tra realtà e finzione.Entrambi scrittori, i due coniugi hanno subito un trauma che li ha resi sempre più distanti e che tornerà più volte alla luce durante il processo: alcuni anni prima, il figlio Daniel ha subito un incidente che l'ha privato della vista e che ha portato la coppia a una crisi perdurata poi nel tempo.

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Grandiosa prova di Sandra Hüller

Seppur molti passaggi del processo possano apparire piuttosto convenzionali, il notevole copione, scritto da Justine Triet insieme a Arthur Harari, risulta serrato e avvincente fino alla conclusione, grazie a una serie di dialoghi di forte incisività.Tra questi, c'è un potentissimo flashback che avviene oltre la prima metà della pellicola, in cui scopriamo il volto del marito e assistiamo a una loro feroce discussione, che nell'aula di tribunale stanno sentendo tramite una registrazione: i temi messi in campo – a partire dal senso di colpa e dalla frustrazione costante della loro relazione – sono durissimi e credibili allo stesso tempo, ancora per merito di una sceneggiatura scritta davvero con grande attenzione.Seppur tutto il cast lavori piuttosto bene, una menzione davvero speciale va alla grandiosa performance di Sandra Hüller nei panni della protagonista: l'attrice tedesca ha già dato prova del suo talento in passato (pensiamo a “Requiem”, oppure a “Vi presento Toni Erdmann”), ma qui si supera regalando l'interpretazione più convincente di tutta la sua carriera e potrebbe partire tra le favorite per la Palma come miglior attrice.

Banel & Adama

Da ricordare che, sempre in concorso a Cannes, c'è anche un altro ottimo film di cui è protagonista: “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer.Banel & AdamaIn lizza per la Palma d'oro è stato presentato anche “Banel & Adama” di Ramata-Toulaye Sy, regista nata a Parigi nel 1986 da genitori senegalesi.Unica opera prima in concorso quest'anno a Cannes, il film vede protagonisti due giovani che vivono in un villaggio del nord del Senegal. Innamoratissimi, i due vogliono stare insieme a ogni costo, tanto che Adama decide di rinunciare al suo futuro ruolo di capo del villaggio pur di passare tutto il tempo a disposizione con Banel.Indubbiamente si tratta di un'operazione molto sentita dalla giovane regista, che finisce però per giocare troppo di maniera, richiamando il cinema di altri autori (Terrence Malick, già nelle prime immagini) e dimostrando di avere ancora una mano piuttosto acerba.

La forma è a tratti molto suggestiva, tanto da riuscire a sopperire a un contenuto piuttosto debole, ma non basta a nascondere i limiti di un'operazione che, fatta eccezione per alcune eleganti scelte estetiche, rischia di essere dimenticata piuttosto in fretta.

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