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Auto, anche Gm firma il pre-accordo con il sindacato. Sciopero ai titoli di coda

Manca la ratifica, ma si prevedono aumenti salariali del 25%, modellati sull’accordo che United auto workers ha già raggiunto con Ford e Stellantis

di Alberto Annicchiarico

Lavoratori della General Motors (Photo by Nelson ALMEIDA / AFP)

3' di lettura

Per il sindacato è certamente una vittoria e un precedente importante. Per le Big Three - GM, Ford e Stellantis - poteva andare peggio ma la tregua arriva dopo una battaglia sanguinosa. Quando a metà settembre è partito l’attacco frontale della United auto workers, la richiesta di rinnovo del contratto era di aumenti del 40 per cento. E di una settimana lavorativa di 32 ore con 40 ore pagate. Nel complesso i preaccordi raggiunti tra la settimana scorsa e ieri (in attesa del verdetto dei lavoratori) prevedono un pacchetto della durata di 4 anni e 8 mesi, con aumenti superiori al 30% a regime. Numeri che non potranno non pesare sulla competitività dei tre gruppi, impegnati in una difficile transizione all’elettrico. E nel confronto con una concorrenza sempre più agguerrita. Lo ha sottolineato la ceo di GM, Mary Barra, in una recente call sulla trimestrale.

Dopo Ford (giovedì) e Stellantis (sabato), ieri è capitolata anche General Motors, che nelle sei settimane di uno sciopero senza precedenti (50mila in tutto i lavoratori coinvolti su 146mila iscritti), ha visto scendere il valore del titolo di quasi un quinto e ha stimato perdite di 200 milioni di dollari a settimana. Nel complesso i danni per le tre case sono stati vicini ai 3 miliardi in termini di minore utile operativo, secondo le stime di Anderson Economic Group.

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Le richieste di una busta paga ben più pesante, oltre che di un miglioramento dei contratti a termine e dei trattamenti previdenziali, venivano da un assunto molto chiaro: troppi anni di salari stagnanti e arretramenti del sindacato dopo la crisi finanziaria del 2008. Un quadro immutato nonostante i profitti ricchissimi per i costruttori e i conseguenti benefici per gli investitori nella fase post-Covid, ottenuti grazie ad aggressive politiche di prezzo, possibili grazie a una domanda alta dopo i colli di bottiglia produttivi della pandemia.

La strategia scelta dal leader Uaw, Shawn Fain, 55 anni, ha dimostrato di essere quella giusta: fermare in maniera miratagli stabilim enti dove si producono i veicoli a più alta redditività; e contrattare con le tre controparti contemporaneamente, creando un clima di guerra di offerte. Fain ha saputo mantenere la maggior parte degli iscritti al lavoro per non disperdere i fondi necessari fondi allo sciopero. Ha ampliato lentamente il novero delle fabbriche da paralizzare, ha spinto con maggiore decisione sull’acceleratore quando le trattative sono finite in una fase di stallo. Non a caso la svolta è avvenuta nelle ultime due settimane, dopo lo stop a tre fabbriche altamente redditizie: lo stabilimento di GM ad Arlington, Texas, che produce Chevy Tahoe e Suburban; la fabbrica di pick-up pesanti Kentucky Truck di Ford e lo stabilimento dei pick-up Ram 1500 di Stellantis a Sterling Heights, Michigan.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che già si era espresso positivamente dopo i passaggi analoghi di Ford e Stellantis, ha accolto con favore il pre-accordo di GM. Biden ha preso le parti del sindacato sin dall’inizio. Il 26 settembre ha fatto una storica apparizione ad un picchetto nel Michigan, prima volta per un presidente Usa. Con il retropensiero che uno sciopero sine die e un forte calo della produzione avrebbero potuto sì danneggiare l’economia, ma anche influire negativamente sulle chance di rielezione nel 2024.

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«Questa vicenda va oltre l’industria automobilistica. È un segnale per l’intero paese», ha commentato Patrick Anderson, dell’Anderson Economic Group. In una serie di post sui social media prima della notizia del pre-accordo con GM, la Uaw ha affermato di puntare a intraprendere un percorso analogo con altre case automobilistiche (le case straniere non sono sindacalizzate e tantomeno lo è Tesla, dove chi ha provato a organizzare i lavoratori è stato rapidamente licenziato). Allo scadere del contratto, nel 2028, i negoziati si dovranno svolgere «tra sindacato e Big Five o Big Six». Non sarà semplice. Secondo Erik Gordon, professore dell’Università del Michigan, è facile immaginare «che il risultato dello sciopero porti le aziende automobilistiche non sindacalizzate a fare tutto il possibile per tenere fuori l’Uaw».

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