Undici scrittori per undici calciatori

Andrea Belotti, il presente ha un volto antico

Andrea Belotti, ovvero come essere un formidabile centravanti e segnare 65 gol in 142 partite senza essere egoisti

di Giuseppe Culicchia

(Fotogramma)

1' di lettura

«Belotti ha il volto antico degli eroi del Toro»: così Siniša Mihajlović, all'epoca sulla panchina del club granata, alla vigilia di un derby giocato all'ombra della Mole. E basta affiancare una foto dell'attuale capitano della squadra oggi allenata da Walter Mazzarri a una delle immagini che immortalano i ragazzi del Grande Torino per rendersi conto che il trainer serbo aveva ragione.

C’è chi, tra tifosi e commentatori, paragona in realtà il centravanti che di recente ha ritrovato la Nazionale a Francesco Graziani, che con Paolino Pulici nel Toro dello scudetto allenato da Gigi Radice componeva i famosi Gemelli del Gol. Lui, Andrea Belotti, nato a Calcinate in provincia di Bergamo il 20 dicembre 1993, è soprannominato invece il Gallo da quando un amico d'infanzia, Juri Gallo, gli suggerì di esultare dopo i gol mimando una cresta con le dita di una mano.

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Sta di fatto che io il Gallo lo amo a cominciare proprio da quel suo volto antico. Un volto da cui traspaiono qualità rare in un uomo prima ancora che in un calciatore: schiettezza, concretezza, fiducia; un'allegria che non ha nulla in comune con la superficialità ma che ha a che fare con il carattere di uno che ha saputo guadagnarsi col lavoro e coi sacrifici tutto ciò che ha e che fa; e poi un'assenza di egoismo che per un centravanti può rivelarsi in certi casi addirittura controproducente. Eppure Belotti è fatto così, per sua e nostra fortuna.

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