ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI designer under 40

Andrea Bonini, lo stile anni ’50 che strizza l’occhio ai giovani del Far East

Il giovane designer veronese di nascita – ma milanese d’adozione – racconta (dal suo atelier) la sua visione di un made in Italy che si ispira al design industriale del Dopoguerra ma con una rivisitazione che piace ai coetanei agiati e cosmopoliti dell’Estremo Oriente

di Antonella Galli

4' di lettura

Lo studio-atelier di Andrea Bonini, designer under 40 che sviluppa nel mondo esclusivi progetti di interni e una raffinata collezione di arredi in serie limitata, si trova nel cuore del Quadrilatero della moda milanese, in via Montenapoleone 18. È un accogliente spazio al piano terra del Palazzo Melzi Cusano, uno dei più antichi della via. Una collocazione insolita per uno studio di design, nell’area che è regno incontrastato dei marchi fashion. Ma Andrea Bonini, classe 1985, veronese di origine e milanese di adozione, ha trovato qui l’ambiente ideale per il suo lavoro e per accogliere i committenti. E le ragioni sono più di una.

Lo studio-atelier

«Questo spazio era l’antica scuderia del palazzo. Il proprietario, il conte Melzi, ricorda che alle colonne in granito oggi al centro dell’atelier c’erano fissati gli anelli a cui venivano attaccati i cavalli – racconta Bonini – quando mi sono stabilito qui ho scoperto che il soppalco che suddivide l’altezza della sala principale portava la firma di Luigi Caccia Dominioni. L’architetto, infatti, aveva compiuto altri interventi nel Palazzo e la sua firma per questa struttura è inequivocabile, anche nei dettagli. Ho avvertito un’immediata sintonia con questo spazio, in cui mi sono trasferito nell’aprile 2021».
Si percepisce dagli arredi e dai complementi esposti nella sala dell’atelier che il design di Andrea Bonini, pur nella sua caratterizzazione personale, esprime un legame diretto con la tradizione del progetto milanese e italiano degli anni Cinquanta e Sessanta: «Tra i miei numi tutelari ci sono Carlo Scarpa e Franco Albini, ma anche il francese Christian Liaigre», afferma.

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Sedie, poltrone, tavoli, mobili contenitori, ma anche vasi e sculture, coffee-table e lampade, disegnati per progetti di interni custom, vengono poi inseriti nel catalogo andreabonini edizioni, che negli Usa è rappresentato in esclusiva dalla galleria Studiotwentyseven. Sono arredi raffinati, di un’eleganza sobria e composta, che si manifesta nella cura maniacale dei dettagli e nella scelta di materiali di pregio: legno di palissandro, pelle, marmi rari, ma anche vetro di Murano, cashmere Loro Piana o tessuti Rubelli, come quello utilizzato per rivestire una poltroncina disegnato da Gio Ponti negli anni Cinquanta.

«Tutti i miei arredi sono in serie limitata – racconta il designer – e non potrebbe che essere così, dal momento che sono realizzati da artigiani specializzati, quasi interamente in Brianza. La loro manifattura richiede tempo e una cura particolare, oltre ad avere un valore economico non compatibile con la produzione in serie».

La collezione nasce da progetti di interni sviluppati dallo studio di Bonini in Costa Azzurra, a Londra, in Italia (Milano, i laghi lombardi, le Langhe), così come in Asia, in particolare a Singapore, Hong Kong, ma anche Pechino, Shanghai e Qingdao. «I nostri committenti stranieri, quelli asiatici in particolare, ambiscono allo stile italiano, sia del progetto che dei prodotti. Appartengono alla mia generazione, hanno studiato a Londra, New York, Milano o Parigi e, quando tornano nel loro Paese d’origine, desiderano riprodurre lo stile di vita che hanno sperimentato in Occidente. L’Italia è l’emblema del lifestyle, a cui tutti aspirano. Sul fronte del progetto, il solo fatto di essere italiani ci fa guadagnare stima e attenzione».

Non solo residenze private

I progetti di Bonini non si limitano alle residenze private. Tra i committenti sono anche grandi sviluppatori che richiedono il progetto di appartamenti campione come strumento di vendita per building con due-trecento unità. «Spesso l’appartamento campione viene poi declinato nelle singole unità del complesso – continua Bonini – e in questo caso gli arredi, sempre luxury, sono forniti dai brand italiani più prestigiosi: Giorgetti, Poltrona Frau, Flexform, Baxter». Per otto anni Bonini è stato art director di Turri, azienda brianzola di arredi di alta gamma per cui ha disegnato numerose collezioni divenute best seller, curando anche l’allestimento degli showroom nel mondo. Un canale privilegiato per entrare in contatto con gli sviluppatori dell’area asiatica e con i circuiti internazionali. Andrea Bonini oggi si dedica interamente all’attività del suo studio, con cinque collaboratori:
«Quello che faccio non è ostentato; amo lavorare con linee pulite, con dettagli ricercati a livello formale. Utilizzo materiali naturali come il marmo, il legno, i metalli, le fibre pregiate. Sento il bisogno di mettermi a fianco dell'artigiano, di discutere con lui soluzioni per risolvere i dettagli dei miei arredi», racconta, mostrando un vaso in marmo, dalla sagoma scalettata, con un inserto centrale in metallo; «l’aggettivo sartoriale è quello che mi contraddistingue. Mi sento, in qualche modo, fuori dal mio tempo; non seguo le mode e forse non corrispondo allo stile che si associa normalmente alla mia generazione».

Per riassumere la cifra stilistica di Andra Bonini può tornare utile l’ossimoro classico-contemporaneo. «La sostenibilità dei miei prodotti è anche umana – prosegue – il valore è alto perché dietro a ogni oggetto c’è il lavoro di diversi artigiani, specializzati nel loro ambito e che vengono pagati correttamente».
Per Bonini la ricerca si applica anche nel rapporto esclusivo con il committente: «Se il progetto è quello di una residenza personale, cerco di conoscere le sue abitudini: se ama il dormire al buio, come e quando consuma i pasti, o anche dettagli come il numero di borse della moglie, per progettare il guardaroba. Ne nasce un rapporto intimo, che mi consente di realizzare un ambiente che corrisponde perfettamente a chi lo vive, come un abito tagliato e cucito su misura».

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