Angelini pharma, il ruolo del paracetamolo nel Covid 19
Il ceo Pierluigi Antonelli interviene sulla divulgazione di studi che «si basano su un numero ridottissimo di pazienti e non hanno la solidità scientifica richiesta da studi clinici veri e propri»
di Cristina Casadei
3' di lettura
La lezione del Covid non l’abbiamo ancora imparata», sostiene Pierluigi Antonelli, il ceo di Angelini pharma. La lezione sarebbe «una maggiore attenzione alla comunicazione responsabile», meno sensazionalistica e più basata su studi clinici, dopo che nell’ultimo anno si è sviluppato un animato dibattito sul ruolo del paracetamolo nelle terapie domiciliari di pazienti con Covid 19.
Per chiarezza e trasparenza, va premesso che Angelini pharma produce e commercializza il paracetamolo, il principio attivo contenuto nei farmaci utilizzati per abbassare la febbre e ridurre il dolore, che ha mostrato una sua efficacia anche nei pazienti paucisintomatici con Covid 19.
Le informazioni scientifiche che sono al centro del dibattito fanno invece emergere che l’impiego di una categoria di farmaci antinfiammatori, ossia quelli non steroidei, detti anche Fans, «utilizzati ai primi sintomi della malattia ridurrebbe del 90% l’evoluzione verso le forme gravi e l’ospedalizzazione. Le informazioni scientifiche alla base di questo dibattito si basano su un numero ridottissimo di pazienti e non hanno la solidità scientifica richiesta da studi clinici veri e propri», dice il manager.
Le conclusioni dovevano pertanto «essere considerate solo per quello che erano, ovvero un elemento di ricerca interessante, un punto di partenza su cui impostare veri e propri studi clinici che possano guidare la scienza e la pratica medica relativamente al trattamento del Covid 19», osserva Antonelli. Invece si assiste «alla divulgazione sensazionalistica di studi embrionali o di natura teorica non suffragati dalla quantità di dati adeguata a quella richiesta dagli studi clinici, con il risultato di alimentare false aspettative in cittadini e pazienti, ingenerare paure nell’opinione pubblica, oltre a creare disorientamento e sfiducia nel “sistema salute” e nelle Istituzioni», dice Antonelli. La conseguenza è che «le cure domiciliari sono al centro di una strumentalizzazione politica e mediatica il cui obiettivo appare non solo quello di presentare specifici schemi terapeutici, ma anche quello di sollevare questioni politiche in tema di gestione della pandemia - aggiunge -. Questo anche tramite la messa sotto accusa, senza solide evidenze scientifiche, di farmaci ampiamente utilizzati come il paracetamolo che è un farmaco raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, efficace ai dosaggi consigliati dal medico per ridurre la febbre e controllare il dolore, con elevato profilo di sicurezza e molto ben tollerato da adulti, donne in gravidanza e bambini».
Le Linee guida per le cure domiciliari del ministero della Salute nel trattamento di pazienti con Covid 19 «non hanno mai indicato il solo paracetamolo nella gestione sintomatica domiciliare del Covid 19, ma anche i FANS, i farmaci antinfiammatori non steroidei, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico. Chi ha coniato lo slogan “Paracetamolo e vigile attesa” forse non aveva letto attentamente le linee guida o ha semplificato», osserva il manager.
Nei fatti oggi c’è un’ordinanza del Tar - sospesa dal Consiglio di Stato e di cui si attende la pronuncia della Camera di Consiglio – che «riguarda unicamente la libertà prescrittiva del medico di medicina generale per la cura domiciliare del Covid 19 e non mette in nessun modo in discussione l’efficacia terapeutica e la sicurezza del paracetamolo relativamente alle sue indicazioni come antipiretico e antidolorifico, anche in corso di Covid 19».
Entrando nel merito dell’effetto del paracetamolo, «si è fatto riferimento a un possibile consumo di glutatione a seguito di assunzione in corso di Covid 19», spiega Antonelli, ma «allo stato attuale non ci sono studi clinici che sollevino dubbi su un possibile effetto nocivo del paracetamolo in corso di Covid 19, né esiste uno studio sui pazienti positivi a Covid-19 che abbia misurato i livelli di glutatione nei pazienti che hanno usato paracetamolo come antipiretico. Al contrario, ma non se ne sente mai parlare, lo scorso agosto l’Università di Cambridge ha analizzato il ruolo dell’assunzione del paracetamolo - e ibuprofene - in pazienti affetti da Covid 19 evidenziandone la valenza terapeutica. Questo solo per dire che sarebbe auspicabile che chi fa ricerca medica tenesse conto di tutti gli studi e degli elementi a disposizione, e non solo di quelli funzionali alle proprie tesi».
Angelini pharma prende in esame ogni elemento di ricerca scientifica che riguarda le aree terapeutiche di cui si occupa e proprio per questo motivo sta investendo «per approfondire l’utilizzo del paracetamolo nel trattamento dei pazienti Covid 19. Nelle prossime settimane condivideremo, come abbiamo sempre fatto, i dati e le evidenze emersi con la comunità scientifica - assicura Antonelli -. E chissà che già da domani, nell’interesse generale, si ponga un argine efficace alle derive sensazionalistiche e mediatiche, contribuendo a una rinnovata fiducia nella scienza e in chi, silenziosamente, la porta avanti ogni giorno con serietà
e impegno».
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