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Anief: si parla di stipendio minimo, ma non di docenti e Ata, Italia in fondo ai Paesi sviluppati

Quando si parla di compensi mensili, gli insegnanti italiani risultano 31esimi su 50 Paesi, dietro la Spagna e molto arretrati rispetto alla Germania

di Redazione Scuola

3' di lettura

Il blocco di dieci anni del rinnovo contrattuale, tra il 2008 e il 2018, pesa tantissimo sugli stipendi dei lavoratori della scuola: malgrado il rinnovo del Ccnl, che ha prodotto incrementi sopra l'inflazione del periodo 2019/21, oggi ci ritroviamo con gli stipendi degli insegnanti che figurano tra gli ultimi in Europa, quando si parla di compensi mensili, i docenti italiani risultano 31esimi su 50 Paesi, dietro la Spagna e molto arretrati rispetto alla Germania, così come riportato nello studio prodotto dall'Education price index (Banca online N26).

«La politica deve rispondere»

«Alla luce anche di questi dati - commenta oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - la politica dopo le promesse elettorali deve rispondere: sarebbe bene quindi che subito si recuperi il costo della vita ancora ben superiore al livello stipendiale di chi lavora nel comparto Istruzione. L'ideale è che subito dopo la pausa estiva, il Governo stanzi le risorse utili per garantire aumenti significativi nella legge di Bilancio di fine anno. Si parla tanto di salario minimo ma quello dei docenti e Ata italiani rimane tra i più bassi tra gli stati economicamente sviluppati e questo non è accettabile».

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L’analisi

Attraverso studio realizzato dall'Education price index (banca online N26) è stato analizzato lo stipendio medio lordo dei professionisti dell'educazione in servizio in 50 Paesi: dai dati, scrive Orizzonte Scuola, «emerge una realtà sconcertante: nonostante l'aumento salariale, i docenti italiani si posizionano solo al 31° posto con meno di 29 mila euro lordi medi l'anno percepiti. Questo li colloca ben al di sotto dei loro colleghi in numerosi paesi europei. Ad esempio, in Spagna, un insegnante guadagna mediamente 29mila euro lordi all'anno, piazzandosi alla 29° posizione. In Francia e Germania le cifre sono ancora più elevate, con 30mila euro a Parigi e ben 43mila euro a Berlino. Ma a dominare la classifica europea è la Danimarca: i docenti danesi percepiscono uno stipendio lordo di 51mila euro l'anno, rivelando una differenza sostanziale rispetto all'Italia». Fuori dall'Ue, «gli insegnanti svizzeri guadagnano quasi 80mila euro annui, mostrando un divario impressionante rispetto al resto d'Europa».

Recupero dell’indennità di vacanza contrattuale

Considerando che gli ultimi aumenti contrattuali, sottoscritti nel passato mese di dicembre arrivano al 2021, il sindacato Anief ha quindi messo a disposizione per tutto il personale della scuola, docente, educativo ed Ata un modello per recuperare l'indennità di vacanza contrattuale allineata all'inflazione per il 2022 al 2023. Il presidente Anief Marcello Pacifico ricorda che «la richiesta serve anche per recuperare il famoso anno 2013 non considerato ai fini della carriera e che diventa fondamentale avere ora, tenendo conto anche che nel 2022-2023 abbiamo registrato un aumento dell'inflazione da 3 a 12 punti. Mentre l'indennità di vacanza contrattuale degli stipendi della scuola è rimasta ferma ad un punto e mezzo».
In attesa del giudizio della Corte Costituzionale, cercare di recuperare l'indennità di vacanza contrattuale, pari a 150 euro mensili più almeno 2 mila euro di arretrati, inviando la diffida predisposta dallo stesso giovane sindacato. Pacifico ricorda che «doveva arrivare per legge al +6%, che corrisponde al 50% dell'inflazione: significa che lo Stato da un anno ci deve più di 120 euro lordi al mese solo di indennità di vacanza contrattuale. Questo non è avvenuto e per tale motivo i nostri stipendi risultano sempre più bassi. Con il nostro ricorso, in attesa che la Consulta si esprima, al massimo entro un anno, è importante avere traccia di questo reclamo presentato al Mef, così da recuperare più di 1.500 di euro di arretrati ed avere più di 150 euro in media di aumento fisso».

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