Annata buona per le fragole, l’Italia batte la Spagna
di Luigia Ierace

2' di lettura
Investimenti aumentati del 10%, ottima qualità e varietà, condizioni climatiche favorevoli, scarsa concorrenza di altri Paesi: sono i punti di forza dell’annata 2021 del comparto italiano della fragola (3.900 ettari). Basilicata e Campania, con circa 1.000 ettari ciascuna (50% del totale) si confermano i principali bacini produttivi in una campagna di raccolta, iniziata in anticipo con quantitativi non eccessivi, ma prezzi altissimi (dai 4 agli 8 euro finali al chilo).
Un forte vantaggio competitivo sulla Spagna che li vede imporsi sui mercati nazionali e internazionali con un fatturato atteso di 100 milioni e una produzione di circa 400 quintali di fragole a ettaro. «L’andamento negativo spagnolo – ha detto il presidente di Confagricoltura Salerno, Antonio Costantino – ha visto a livello di catena europea la ripresa del prodotto italiano, richiesto anche a prezzi aumentati fino al 50%, con benefici per tutti: dai piccoli produttori alle organizzazioni di produttori. I campani esportano all’estero per il 70 per cento. Mentre la Basilicata gode di un appeal superiore in Italia con prodotti più di nicchia, come la Sabrosa-Candonga». Dai dati del Centro servizi ortofrutticoli, nel 2021 in Basilicata, nel Metapontino, le superfici coltivate a fragola sono aumentate del 20%, mentre in Campania del 6%, tra Casertano-Napoletano e Piana del Sele a Salerno. Quanto alle varietà, in Basilicata spicca la Sabrosa-Candonga con il 68%, seguita da Nsg 120 - Rossetta in crescita al 10 per cento. In Campania, Melissa al 37%, seguita da Sabrina al 25%. Tra le novità, i brand Fragola “Matera” e la “Parthenope” con i suoi positivi riscontri. Il Sud rappresenta circa il 66% della fragolicoltura nazionale. Aumentano del 4%, le superfici coltivate a fragola in Sicilia, 319 ettari nel Marsalese. Varietà molto precoci e di buona qualità, Florida Fortuna. Più 3% anche in Calabria, 142 ettari, per lo più della Sabrina.
In cerca di una varietà che coniughi qualità, sapore, fragranza e che sia produttiva e innovativa (la Basilicata guarda all’Igp), si va avanti senza programmazione e strategia comune per commercializzare e valorizzare un prodotto di alta qualità che può portare più reddito, con un importante investimento iniziale: per ogni ettaro occorrono 65-70mila piante, un costo di produzione tra 55-65 mila euro e un rischio imprenditoriale molto elevato.
Altro punto debole è la scarsa capacità di aggregazione: su mille ettari operano per lo più piccoli e medi produttori e meno del 50% fa capo a Organizzazioni locali e nazionali. Una quindicina in Basilicata, tra cui Terre della Luce (110 ettari e 31 produttori), Apofruit (140 ettari e 40 produttori) e l'Aop Arcadia (Asso Fruit Italia 170 ettari tra le due regioni e 39 produttori e Frutthera Growers 70 ettari e 13 produttori). In Campania è maggiore la spinta ad associarsi (spiccano la Coop Sole circa 200 ettari, 15% biologico e 56 produttori, la Coop San Giorgio 70 ettari e 10 produttori).
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