Annunci di lavoro, uno su dieci riguarda professioni digitali. Ecco le più richieste
L’Italia, insieme alla Spagna, ha la percentuale più alta, pari al 12% del totale delle offerte sul web. Seguono Olanda, Singapore e UK (11%), Germania (10%), Belgio (9%), Usa e Francia (7%), Canada (6%)
di Cristina Casadei
I punti chiave
3' di lettura
Sviluppatori di software, programmatori e ingegneri. Negli annunci di lavoro che si possono consultare sul web, dove ormai transita la loro stragrande maggioranza, si è creato uno zoccolo duro che riguarda le professioni digitali, che in Italia rappresentano il 12% delle richieste.
Il confronto internazionale
Attraverso i Big Data, Ocse, in collaborazione con Randstad, ha analizzato 417 milioni di annunci di lavoro postati online in 10 Paesi nell’ultimo decennio per comprendere le tendenze nella domanda di occupazioni digitali, identificare le competenze più richieste e i percorsi di riqualificazione più efficaci per la carriera delle persone. Secondo il rapporto Ocse-Randstad, nel confronto internazionale, l’Italia, insieme alla Spagna, mostra la percentuale più alta di annunci che riguardano occupazioni digitali. Seguono Olanda, Singapore e UK (11%), Germania (10%), Belgio (9%), Usa e Francia (7%), Canada (6%). Va però detto che, in tutti gli annunci, anche quelli dei profili più tradizionali, le competenze digitali sono considerate imprescindibili e portano a un’evoluzione o cambiamento dei mestieri.
Se, per esempio, prendiamo un profilo come l’agente di vendita pubblicitario, per non finire fuori mercato, oggi può riqualificarsi per diventare specialista del marketing digitale dopo un percorso di formazione sull’analisi web. Allo stesso modo, i tecnici satellitari o della banda larga, possono affacciarsi a carriere di specialisti del supporto informatico o di ingegnere dei dati.
La nuova moneta di scambio: le competenze digitali
«Le occupazioni digitali hanno registrato un forte aumento del volume negli annunci di lavoro pubblicati online in ogni Paese, a cominciare dall’Italia - interpreta Marco Ceresa, group Ceo di Randstad -. Ma la transizione digitale sta influenzando ancora di più le competenze necessarie per ogni profilo. Il rapporto rivela come la domanda di competenze digitali abbia ormai superato quella di qualsiasi altre: le ‘digital skills' sono la nuova moneta di scambio sul mercato del lavoro, perché aprono a diverse opportunità di sviluppo e transizione di carriera. E le professioni digitali del futuro sono spesso un'evoluzione di mestieri tradizionali, grazie all'acquisizione di nuove specifiche competenze».
Le offerte più diffuse
Tra le offerte più diffuse ci sono sviluppatori, programmatori e ingegneri del software, quasi metà dei digital jobs del nostro paese (il 44%), ma non mancano Data Analyst/Administrator (21%), ICT e HR manager o marketing specialist (21%) e addetti al data entry e tecnici ICT (15%). Tra le diverse professioni, i più alti tassi di crescita in tutti i Paesi riguardano sviluppatori di software, programmatori e ingegneri, data scientist e ingegneri. In Italia, il numero di annunci di lavoro online per professionisti di reti e database è aumentato di quasi 9 volte tra il 2014 e il 2021, raggiungendo più di 2000 nuove posizioni disponibili all’anno.
La top ten delle professioni del futuro
Tra le oltre 100 professioni digitali del futuro, secondo quando emerge dall’analisi degli annunci, 10 sono particolarmente promettenti, perché legate a innovazioni dirompenti. Le prime 3 sono alla frontiera di tecnologie disruptive: sono programmatore di computer quantici, designer di “wearables” (oggetti digitali indossabili) ed esperto di sistemi di operatività a distanza (dalle applicazioni industriali, alla chirurgia, alla cucina). Le seconde tre sono legate al relativo sviluppo di applicazioni, e cioè progettista di sistemi di software e hardware integrati, broker delle tecnologie, specialista delle nuove frontiere della cyber security. Infine le ultime 4 professioni della top ten si trovano in settori specifici che a vario titolo avranno forte spinta dallo sviluppo tecnologico e cioè operatore della logistica automatizzata, intelligente ed integrata, gestore della blockchain sicura, ecocompatibile e diffusa, personale sanitario in grado di integrare attività presenza e da remoto e realizzatore di piattaforme di interazione virtuale nel campo del marketing, della formazione, del tempo libero. «L’impatto della digitalizzazione sul mercato del lavoro è forte e sempre più trasversale, perché coinvolge tutte le professioni, non soltanto quelle direttamente digitali, con gravi difficoltà di reperimento per le aziende - spiega Daniele Fano, Coordinatore del Comitato scientifico di Randstad Research -. L’attuale struttura formativa italiana ha ancora “capacità inutilizzata”, per esempio negli indirizzi di ingegneria dell’informazione. Anche gli ITS, su cui punta il PNRR, sono da sviluppare ulteriormente. Occorre però rendere attrattiva per i giovani la figura dell’informatico, che conta “start-upper” brillanti e può avere ruoli di grande soddisfazione. Inoltre, è decisivo puntare su una cultura digitale diffusa, con più formazione continua: il fatto che i linguaggi di programmazione vengano ora introdotti sin dalle prime classi scolastiche rappresenta una svolta epocale».
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