ANote, la startup che vende royalties di canzoni
La società ha già concluso le prime due operazioni in Italia per 200mila e 80mila euro. Ora lavora a deal anche all’estero, a partire dalla Germania.
di Francesco Prisco
2' di lettura
Ricordate i Bowie bond? Correva l’anno 1997 e il grande David Bowie, reduce dalla pubblicazione di Earthling, s’inventò una curiosissima via per finanziare le proprie attività, artistiche e non: la cartolarizzazione del diritto d’autore del suo songbook.
Prendi Starman e Heroes e le trasformi in obbligazioni a dieci anni: una genialata che consentì al Duca Bianco di raccogliere sul mercato 55 milioni di dollari, promettendo agli investitori di incassare un tasso di interesse del 7,9 per cento. Poi venne la crisi di Napster e i Bowie Bond subirono un brusco downgrade, «ma se andiamo a vedere le performance a dieci anni ci accorgeremo che quelle obbligazioni non furono affatto un cattivo affare per gli investitori».
Marketplace europeo del diritto d’autore
A parlare è Marzio Schena che, assieme a Matteo Cernuschi e al belga Grégoire Mathonet, ha avuto un’idea per certi versi affine a quella del genio di Low. I tre in terra di Lussemburgo due anni e mezzo fa hanno fondato ANote Music, una startup che si propone come marketplace europeo del diritto d’autore. «La differenza più importante rispetto al precedente di Bowie - spiega Schena - sta nel fatto che noi non emettiamo obbligazioni, né mettiamo in vendita quote di equity come di solito si fa con il crowdfunding. Noi mettiamo in vendita, per conto di case discografiche e società di edizioni, percentuali sui futuri proventi da diritto d’autore».
Le prime mosse in Italia
Una prima operazione, qui in Italia, si è conclusa una manciata di giorni fa e ha visto Irma Records, indie label bolognese specializzata in dance e acid jazz, collocare il 10% dei proventi da diritto d’autore dei prossimi 12 anni, raccogliendo 200mila euro. Nel frattempo è partita un’altra asta e riguarda Benvenuto Edizioni, società di publishing che ha in portafoglio brani di Laura Pausini e Marco Masini: qui si punta a raccogliere, entro fine settembre, 80mila euro, per il 10% delle royalties dei prossimi dieci anni.
Con lo streaming il diritto d’autore si consolida
L’orizzonte della startup con capitale sociale di 505mila euro è comunque internazionale: «Abbiamo in pipeline una terza operazione in Italia, tre in Germania, tre nel Regno Unito e tre in Polonia», continua Schena. Qual è il target di riferimento di ANote Music? «Sul versante music business ci rivolgiamo principalmente alle etichette indipendenti», risponde Schena. «Attraverso il nostro marketplace possono infatti trovare percorsi nuovi per finanziare i propri progetti, rispetto agli strumenti tradizionali. Sul versante degli investitori, riscuotiamo interesse in prevalenza da piccoli risparmiatori di giovane età». E il terremoto innescato nel music business dal coronavirus non è una minaccia per iniziative di questo genere? «Una cosa è chiara - conclude lo startupper - con lo streaming il diritto d’autore si consolida come l’asset più importante per il settore. Ed è esattamente l’asset di ANote Music».
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