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Antitrust, ispezione dell’Ue anche in Gucci

Nella sede milanese del brand italiano è in corso la perquisizione dei funzionari della Commissione Europea e della Guardia di finanza

di Monica D'Ascenzo

(AFP)

2' di lettura

C’è anche Gucci nella lista delle società di moda e del lusso sotto inchiesta da parte della Commissione europea antitrust. Nella sede milanese della maison la perquisizione è stata portata avanti non solo dai funzionari della Commissione Europea, ma anche dalla Guardia di finanza italiana, come annunciato in un comunicato dell’Unione Europea martedì scorso. «La Commissione europea ha avviato ispezioni senza preavviso presso le sedi di aziende attive nel settore della moda in diversi Stati membri. Parallelamente, la Commissione ha inviato richieste formali di informazioni alle imprese operanti nello stesso settore» soi legge nella nota, che prosegue: «La Commissione teme che le società interessate possano aver violato le norme antitrust dell’UE che vietano cartelli e pratiche commerciali restrittive, comprese alcune restrizioni orizzontali e verticali».

Le indiscrezioni su un coinvolgimento anche della sede di Gucci sono state confermate da una breve nota della capogruppo Kering, che in quanto quotata alla Borsa di Parigi ha dovuto darne comunicazione al mercato. «Nell’ambito di un’ispezione svolta nel contesto di un’istruttoria sul settore della moda in diversi Paesi soggetti alle norme antitrust dell’UE, la Commissione europea ha avviato il 18 aprile 2023 un’ispezione presso la sede italiana di Gucci, società controllata da Kering . Il gruppo collabora pienamente con la Commissione nel contesto di questa indagine» si legge nel comunicato del gruppo del lusso francese, che lascia intendere che l’ispezione non sia ancora terminata.

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Le ispezioni senza preavviso, secondo quanto precisato dall’Ue, sono «un passo investigativo preliminare in sospette pratiche anticoncorrenziali. Il fatto che la Commissione svolga tali ispezioni e invii formali richieste di informazioni non significa che le società siano colpevoli di comportamenti anticoncorrenziali né pregiudica l’esito dell’istruttoria stessa». Viene sottolineato inoltre che non esiste un termine legale per completare le indagini sulla condotta anticoncorrenziale. La loro durata dipende da una serie di fattori, tra cui la complessità di ciascun caso, la misura in cui le imprese interessate collaborano con la Commissione e l’esercizio dei diritti della difesa da parte delle parti.

Sulle eventuali conseguenze per le società, la Commissione Ue precisa: «Nell’ambito del programma di clemenza della Commissione, alle società che sono state coinvolte in un cartello può essere concessa l’immunità dalle ammende o riduzioni significative delle ammende in cambio della segnalazione del comportamento e della collaborazione con la Commissione durante tutta l’indagine». A riguardo l’agenzia Reuters ha scritto che «le aziende giudicate colpevoli di aver violato le norme UE rischiano multe fino al 10% del loro fatturato globale».

Nessuna indicazione al momento sulle altre società coinvolte nelle ispezioni e questo potrebbe far ipotizzare che non si tratti di società quotate in Borsa. Ma gli analisti non lo danno per scontato e attendono gli sviluppi dei prossimi giorni.

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