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Diritti tv della Serie A, Antitrust multa Tim e Dazn: intesa dannosa per la concorrenza nel settore delle Tlc

L’Autorità chiude l’istruttoria sull’accordo per il triennio 2021-24 che prevedeva un accordo di esclusiva a favore di Tim, durato comunque solo un mese a seguito dell’avvio di misure cautelari

di Andrea Biondi

3' di lettura

Quell’intesa fra Tim e Dazn non s’aveva da fare. Poteva infatti, scrive l’ Antitrust «determinare effetti dannosi per le dinamiche competitive in atto nel settore delle Tlc nei mercati dei servizi di connettività e della vendita al dettaglio dei servizi televisivi a pagamento».

Peraltro si trattava di «un'offerta suscettibile di sottrarre ai concorrenti di Tim, attivi nei mercati delle comunicazioni elettroniche, la possibilità di associare ai propri servizi di connettività contenuti di particolare pregio, come i diritti per la visione delle partite del campionato di Serie A per il triennio 2021-2024».

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Sanzioni a Dazn e Tim

L’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli esibisce un cartellino rosso, con multa di 760.776 euro per Tim e per 7.240.250 euro per Dazn. Oggetto della contestazione, ricorda l’Authority, era l’intesa che «prevedeva l'esclusiva a favore di Tim e il divieto di partnership con suoi concorrenti nel settore delle telecomunicazioni».

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Le misure cautelari

Gli effetti dell'accordo sono durati circa un mese «in quanto sterilizzati – ricorda la nota Agcm – dal tempestivo avvio del procedimento istruttorio da parte dell’Autorità avvenuto il 6 luglio 2021. Il contestuale sub-procedimento cautelare, intervenuto a ridosso dell'avvio della prima stagione calcistica del triennio 2021-2024, ha infatti impedito il protrarsi degli effetti dell'intesa, in quanto ad agosto 2021 Tim e Dazn hanno interrotto l'applicazione delle clausole contestate».

Il nuovo accordo da agosto 2022

L’esclusiva è poi caduta del tutto il 4 agosto 2022, con il nuovo accordo fra Tim e Dazn. Da allora per tutti gli operatori interessati, tra i quali Sky, è stato possibile concludere partnership con la piattaforma streaming e, quindi, offrire in combinazione servizi di connettività e contenuti audiovisivi relativi al campionato di calcio di Serie A. Ma già nell’estate del 2021, appena conclusa l’attribuzione dei diritti audiovisivi della Serie A per il triennio in corso che ha visto Dazn aggiudicarsi l’esclusiva di tutte le partite di campionato con Sky in co-esclusiva per tre partite a settimana, Agcm aveva messo nel mirino quella che – su segnalazione di operatori che vanno da Fastweb, a Vodafone, a Wind Tre, Open Fiber, Sky – era stata indicata come un’intesa restrittiva della concorrenza con riferimento alle clausole dell'accordo che limitavano commercialmente Dazn nell'offerta di servizi televisivi a pagamento. Il tutto con l’effetto, fra l’altro, di ridurre la sua capacità di proporre sconti agli utenti finali e di ostacolare gli altri operatori di telecomunicazioni dall'intraprendere eventuali iniziative commerciali.

Le contestazioni di Agcm e ricorrenti

Da Sky il ricorso era partito dopo il rifiuto da parte di Dazn di un’offerta di 500 milioni di euro a stagione per poter trasmettere le 7 partite in esclusiva in pancia alla piattaforma. E comunque erano in sostanza due le principali criticità evidenziate dai ricorrenti. La prima consisteva nel fatto che finisse per essere centralizzato un contenuto editoriale non replicabile, ad alto valore per i consumatori, quale è il campionato di calcio di Serie A, sulla sola Piattaforma Internet e nella sua commercializzazione in esclusiva da parte della sola Tim. In questo modo Tim avrebbe finito per essere l’unica telco in grado di includere questo contenuto pregiato nelle proprie offerte triple play. Un indicatore che qualcosa non andasse, a modo di vedere dei ricorrenti e dell’Autorità Antitrust, discendeva anche dal fatto che Dazn avesse interrotto qualsiasi tipo di negoziazione con altri operatori di Tlc, come con Vodafone, con la quale aveva un accordo precedente.


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