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Antoni Tàpies, quando la realtà si fa arte

A Milano la mostra “Segno| Memoria | Materia”, alla Galleria Gracis fino al 31 marzo

di Grazia Lissi

2' di lettura

In occasione del centenario della nascita di Antoni Tàpies (Barcellona 1923 –2012), la Galleria Gracis ospita la mostra dedicata al pittore catalano, a cura di Luca Massimo Barbero. Tapies ritorna finalmente nella città che lo ha celebrato con una importante rassegna antologica a Palazzo Reale nel 1985 rendendo l'evento espositivo milanese una delle più grandi celebrazioni dell'epoca dedicate all'artista. Alla Galleria Gracis è esposta una selezione di 23 opere di piccole e grandi dimensioni che illustrano l'evoluzione creativa dell'autore dal 1959 al 2006.

Tàpies e Milano

Contemporaneo, così si può definire l'artista. «L'attualità della sua opera emerge con tre punti cardini presenti nelle sue opere e dai quali la mostra prende il nome: “Segno | Memoria | Materia”, che acquisiscono sempre più valore nell'arte contemporanea» racconta il curatore. «La mostra consente di ricollegare quest'autore al di fuori della semplicistica area dell'Informale, consentendo al nuovo pubblico di vedere come Tàpies, elevandosi a portatore di un'ottica nuova, sia diventato un precursore della pittura sull'oggetto dagli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso».

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Il percorso artistico lo accompagnerà fino agli anni Novanta, quando è riletto in chiave graffitista».

Burri, Fontana e Tàpies

Tàpies è libero, ogni suo lavoro rivela un'espressività libera, unica. «La formazione catalana lo differisce da tutte le altre scuole di pittura e correnti meramente gestuali» prosegue Barbero, «inevitabilmente, il suo lavoro ha influenzato gli artisti concentrati sul tema dell'oggetto, dai neo-dadaisti in poi, insegnando soprattutto agli artisti italiani a comprendere la qualità della materia, che acquisisce un valore quasi mistico». E' proprio nella stesura del catalogo che il curatore riflette sul legame fra Burri, Fontana, Tàpies analizza i tre grandi artisti dai loro esordi per giungere alla maturità degli anni Cinquanta. «Tàpies è enigmatico e imprime le sue impronte sui muri come fossero sudari, portatori di memoria, mentre l'esperimento materico di Burri, in cui i sacchi sono i protagonisti è di altra natura. Infine, il pensiero di Fontana, a sua volta, iniziando in un'altra generazione (quella degli anni Venti), verte sull'idea dell'attraversamento tramite la materia (i Buchi e i Tagli) diverso da quest'idea di imprimere segni sulle opere».

Antoni Tàpies in mostra a Milano

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Oggetti e rottura

Verso la seconda metà degli anni Cinquanta, quasi agli esordi, Tàpies ha un primo momento di rottura «Gli oggetti iniziano a entrare nelle sue opere in modo silenzioso e drammatico, associati al particolare momento politico della scena spagnola e internazionale» continua Barbero, «e vi restano per tutta la sua carriera, valicando il mondo formativo surreale ed anche la sua vicinanza concettuale ed amicizia con Duchamp». E' il 1993 quando Tàpies durante la Biennale di Venezia scatena in modo dirompente la sua libertà creativa. «Anche qui gli oggetti erano protagonisti, ma questa volta totalmente trasformati nel loro concetto e nella loro fisicità. In più, lo spazio era percorso da graffiti che rompevano il limite con l'allora imperante Arte Povera, unendo pittura e scultura. Ancora una volta, l'artista catalano spiazzò completamente il suo pubblico, esponendo all'interno del padiglione spagnolo delle sedie e un letto sospeso con dei cavi e sui muri delle scritte che richiamavano tutto il suo segnare e cifrare, quasi per ridare attualità al suo percorso e dell'allora contemporaneo graffitismo».

Antoni Tàpies, SEGNO | MEMORIA | MATERIA, Galleria Gracis, fino al 31 marzo


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