ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl graffio del lunedì

Antonio Conte rompe col Tottenham. L’Italia si ridesta contro Malta

L’allenatore divorzia col club inglese. Gli azzurri di Retegui, invece, si rimettono in movimento

di Dario Ceccarelli

Antonio Conte lascia la panchina del Tottenham (Reuters)

5' di lettura

Prima le buona notizie, che sono poche. Poi quelle cattive, che sono molte di più. Diciamo che l’abbiamo sfangata. Di buono c’è che l’Italia, battendo Malta per 2-0, torna a respirare dopo la recentissima sconfitta a Napoli con l’Inghilterra. Nulla di trionfale, anzi. Però la Nazionale smuove la classifica rimettendosi in qualche modo in carreggiata nel girone di qualificazione per l’Europeo. Non era scontato. Poteva anche finire peggio, soprattutto se Donnarumma, dopo neanche cinque minuti, non si fosse inventato un salvataggio quasi miracoloso su una botta a pochi passi di Satariano.

Salvata la pelle, gli azzurri hanno reagito andando in vantaggio proprio con Mateo Retegui che, alla prima occasione, su corner, realizza di testa. Ebbene, questa è la seconda buona notizia. Perché, dopo aver segnato con l’Inghilterra, Retegui va ancora in rete: due gol in due partite. Due indizi interessanti, quasi una prova. Per un centravanti debuttante, fiondato dall’Argentina per dare peso a un attacco evanescente, non è un particolare da poco. Vuol dire che questo ragazzo di 23 anni, cittadino italiano grazie al nonno siciliano, ha il fiuto del gol. Non tocca molti palloni, non ha piedi raffinatissimi, però segna. E toglie dai guai una Nazionale che aveva bisogno di una scossa muscolare, di sentirsi ancora viva dopo l’umiliante primo tempo con gli inglesi.

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Il raddoppio verrà da Pessina, abile a deviare in rete un traversone di Emerson. E qui finiamo con le buone notizie, perché nella ripresa, pur in vantaggio, gli azzurri, con otto giocatori nuovi rispetto alla partita di Napoli, perdono mordente e velocità non riuscendo più - a parte una splendida rovesciata di Scamacca - a minacciare la porta dei maltesi, la cui unica qualità è quella di non smettere mai di correre. Certo, a volte bisogna sapersi accontentare, ma qui l’asticella è proprio bassa. Lo stesso Mancini, a fine partita, lo sottolinea.«Potevamo fare meglio. Che cosa? Quasi tutto», dice il tecnico nero come la pece. «Certo, sono partite scorbutiche, ma quando le sblocchi devi sapere alzare ilvello».

L’Inghilterra vola

Insomma, in qualche modo si va avanti mentre da Wembley arriva il tam tam della vittoria Inglese sull’Ucraina per due a zero. Nessun problema per Kane (autore della prima rete) e compagni che procedono spediti nella loro marcia di avvicinamento agli Europei. Anche il Portogallo non si fa problemi con il Lussemburgo (6-0). Un bel cappotto che non fa una piega grazie anche a una doppietta di Ronaldo e un gol di Leao che però in precedenza aveva fallito un rigore. Per la fortunata serie «Non esistono più le squadre materasso», va segnalata invece la vittoria (3-2) del Kazakistan sulla Danimarca che pure era andata in vantaggio grazie una doppietta dell’atalalantino Hojlund.

Conte rompe col Tottenham

Un’altra certezza che si sfalda, in ambito europeo, riguarda invece Antonio Conte: il divorzio dal Tottenham, con cui era da tempo ai ferri corti, è ora ufficiale. Un divorzio annunciato, certo, ma carico di rancori e sfoghi. «Mai viste cose così», ha ringhiato Conte riferendosi ai suoi giocatori dopo l’ultimo pareggio (3-3) con il Southampton

Troppi stranieri nei club: la nazionale annaspa

Tornando all’Italia, anche se una piccola scossa c’è stata, bisogna cambiare rotta. Non si può ritrovarci alle finali di Nations League di giugno, con squadroni come la Spagna, a sorprenderci che non siamo più i mattatori che hanno vinto l’Europeo. No, quell’Italia non c’è più. Svanita per sempre. Ed è inutile continuare a chiederci se fu vera gloria o solo una meravigliosa combinazione astrale. Quel che è stato è stato, ora bisogna invertire rotta, altrimenti rischiamo di perdere anche il treno del prossimo Europeo. Bisogna essere realistici: di buoni calciatori in Italia non ne produciamo quasi più. Ed è inutile stupirci visto che i nostri club più importanti hanno quasi sempre formazioni imbottite di stranieri. Nel Napoli stravediamo per Osimhen e Kvaratskhelia, nel Milan per Leao e Teo Hernandez, nell’Inter per Lautaro e Calhnoglu, nella Juve per Di Maria e Vlahovic.

Chiaro che Mancini deve poi pescare sugli oriundi che magari, come Mateo Retegui, hanno bisogno del traduttore a fine partita per farsi capire. Facciamo gli schizzinosi, facciamo gli spiritosi sul fatto che l’ultimo azzurro a non sapere parlare l’italiano era stato Totti, ma nella pratica dove li andiamo a prendere gli azzurri del domani? Nei nostri club sono banditi. Un giocatore italiano è una rarità, un panda da preservare. O da mettere in panchina, come Raspadori nel Napoli. L’esempio più clamoroso è Niccolò Zaniolo, finito in Turchia nel Galatasaray. Zaniolo avrà le sue colpe, ma resta un ragazzo di 23 anni. Ora che gioca in Turchia qualcuno lo rimpiange. In Italia c’è una cultura calcistica vecchia che preferisce puntare su vecchie glorie a fine carriera o su stranieri di dubbio talento che però, in estate, fanno salire gli abbonamenti.

Per Mancini, questo è un guaio. Non solo si investe pochissimo sui vivai, ma, a causa dei problemi normativi sullo Ius soli, non si può nemmeno fare come in Francia, dove giocano, in ruoli chiave, tanti calciatori francesi di seconda generazione. Noi siamo in mezzo al guado, né carne né pesce. E infatti si vede. Uno come Gnonto è dovuto traslocare in Svizzera. Da noi era chiuso, o rischiava di non emergere, soffocato da mezze figure che fanno lievitare il mercato delle plusvalenze.

Il benessere non produce campioni

L’ultimo problema è di carattere sociale. A non far emergere i calciatori italiani, non c’è solo la nostra solita esterofilia. C’è anche una questione più specifica. Che per arrivare ai vertici, un ragazzo deve fare comunque molti sacrifici. Allenarsi, studiare, non andare in discoteca con gli amici al sabato sera. Quanti sono disposti, tra i nostri ragazzi, a rinunciare oggi a una vita comoda per un obiettivo sempre più difficile da raggiungere? Gli stranieri, soprattutto quelli che vengono dall’Africa, hanno radici umili. Il calcio per loro è un vero trampolino per uscire dalla miseria. È un discorso difficile, spigoloso. Ma reale. E già successo in sport popolari come la boxe e il ciclismo.

Come mai non spuntano altri Nibali? Perchè la vita del corridore è pesante, faticosa. Una volta erano tutti operai, contadini, comunque gente povera. Il ciclismo era un vero ascensore sociale. Ora il gioco non vale più la candela, troppi sacrifici, troppi rinunce. Ci vorrebbe una scuola che funzioni, che dia spazio e finanziamenti allo sport, come succede in Slovenia, paese che sforna campioni a ripetizione (Pogacar, Roglic, Mohoric). Ma nella scuola italiana al massimo si fanno due ore alla settimana di ginnastica. Questa è la realtà. Dopo, stupirsi e indignarsi è inutile.

MotoGp: Bagnaia e Ducati trionfano nel rodeo di Portimao

Se nel calcio non brilliamo, il made in Italy fa faville invece nella MotoGp dove Pecco Bagnaia, campione in carica, e la Ducati ripartono da protagonisti in Portogallo nel primo Gran Premio del Mondiale 2023. Un trionfo schiacciante che, oltre al primo posto di Bagnaia, vede cinque moto italiane ai primi cinque posti. Dopo la Ducati di Bagnaia e l’Aprilia di Vinales il podio viene infatti completato da Marco Bezzecchi sempre su Ducati. Anche il quarto (Zarco) e il quinto posto (Alex Marquez) vanno a piloti su moto Ducati. Un week end straordinaria per la scuderia di Borgo Panigale in un gran premio però macchiato da un nuovo brutto incidente al terzo giro provocato da Marc Marquez che in una curva presa troppo velocemente ha travolto Oliveira.

Lo spagnolo, infortunatosi alla mano destra, si è scusato dicendo d’aver fatto un errore. Ormai Marquez è però una mina vagante. E le corse stanno diventando una mattanza. Già sabato, nel primo Sprint Race della storia della Moto Gp vinto sempre da Bagnaia, più che a una una corsa motociclista sembrava di stare a un rodeo dove il più bravo era chi non finiva a gambe all’aria. Come è successo a Enea Bastianini che, per una frattura della scapola, dovrà saltare altri due gran Premi. Sorpassi, cadute, insulti e fratture: una giungla d’asfalto per fare spettacolo e attirare più spettatori. Venghino, signori verghino…. Forse è il caso che qualcuno, a tutti i livelli, cominci a tirare i freni.


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