Antonio Riva investe in manifattura ed e-commerce per reagire al Covid-19
Lo stilista, nel pieno della crisi del settore cerimonie, ha inaugurato dopo il primo lockdown una manifattura a Garlate (Lecco) ed è pronto a lanciare una linea nightwear di lusso che verrà venduta sulla nuova piattaforma e-commerce.
di Marta Casadei
3' di lettura
Se una delle sfide per l’industria italiana della moda e del lusso è quella di continuare a investire nonostante l’annus horribilis in corso, trasformandosi per reagire al meglio e interpretare le nuove esigenze dei consumatori, Antonio Riva Milano ha già intrapreso entrambe le strade: subito dopo il primo lockdown ha aperto una manifattura che ricostituisce tutta la filiera degli abiti da sposa a Garlate, in provincia di Lecco, ed è pronto a lanciare un e-commerce per la vendita di accessori.
Il tutto nonostante la scure del Coronavirus si sia abbattuta in modo particolarmente violento sul settore cerimonie, la maggior parte delle quali sono state annullate e rimandate al prossimo anno. Con perdite di fatturato che - per le aziende di settore, in media - si aggirano intorno al 70 per cento.
Una nuova manifattura a gestione verticale
«Il 2020 per noi è stato comunque un anno importante - racconta Riva, che ha fondato la propria maison nel 1994 - iniziato con l’apertura della nostra officina creativa: 700 metri quadrati, nel cuore di Milano, dove abbiamo riunito i laboratori di prototipia e gli uffici di marketing e comunicazione». Poi, subito dopo il lockdown, è stata la volta della manifattura di Garlate: «È uno spazio nel quale abbiamo voluto ricostituire tutta la filiera della produzione dei nostri abiti e accessori, che sono al 100% made in Italy. Ci lavorano 40 persone, prevalentemente donne», dice.
Il progetto, ovviamente, era già in cantiere prima della pandemia, ma Riva ha voluto avviarlo appena terminato il primo lockdown: «Abbiamo acquisito lo stabile a dicembre 2019, proprio con l’intento di riunire sotto lo stesso tetto tutti gli anelli della filiera, dalla modellistica alla confezione - spiega Riva -. Siamo partiti appena possibile, rispettando tutte le restrizioni imposte: dai distanziamenti ai dispositivi di sicurezza, fino ai test settimanali. Nonostante il periodo negativo abbiamo assunto e abbiamo in programma di assumere personale, con grande fatica».
Il traino dai mercati asiatici
Antonio Riva Milano vende principalmente all’estero e nei mercati asiatici e, di conseguenza, il Covid-19 ha avuto un impatto forse meno deflagrante sul suo business, rispetto ad altre maison che lavorano con clientela italiana o europea: «I nostri mercati principali sono Cina, Giappone e Corea del Sud, dove facciamo il 75-80% di fatturato. Avendo terminato la collezione prima che esplodesse la pandemia, siamo stati in grado di presentarla prima a Milano e poi virtualmente ai nostri clienti e distributori orientali. Da parte loro abbiamo registrato ordini sui livelli dell’anno scorso, magari rinviati di un mese, ma il nostro è un prodotto di nicchia e di fascia alta che continua ad essere molto richiesto».
Diversa è la situazione se si guarda all’Italia: «Abbiamo rivenditori in tutto il Paese, oltre al nostro atelier di Milano, e abbiamo ovviamente risentito della situazione». Nessun matrimonio annullato però: «La maggior parte è stata rinviata, molti durante l’inverno che è “la nuova primavera”. Le spose sono pronte a cerimonie con pochi invitati e restrizioni, ma non vogliono comunque rinunciare al matrimonio».
La nuova linea notte e l’e-commerce
Accanto al progetto della manifattura, l’azienda ne ha portati avanti altri: in primis una linea di luxury nightwear che debutterà alla fine di novembre e si chiamerà Antonio Riva Milano Notte. «Lanciare una nuova linea nell’anno della pandemia per me vuol dire dare un segnale di positività in un momento difficile», dice l’imprenditore. In rampa di lancio c’è anche la piattaforma e-commerce dedicata ai nuovi capi nightwear e ai prodotti complementari al segmento bridal: «Non è ancora tempo per vendere gli abiti da sposa online, ma abbiamo voluto comunque entrare nel canale digitale», dice lo stilista. Che riconosce come il web stia assumendo una rilevanza sempre maggiore proprio nel mercato del lusso.
Il retail, ad ogni modo, rimane sempre tra le priorità della maison: «Tra i nostri progetti ci sono aperture importanti. La prima sarà a Roma, e poi mi piacerebbe aprire negli Stati Uniti, a New York».
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