ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa relazione dell’Anac

Appalti, nel 2022 impennata degli affidamenti. Busia: in Codice deroghe e scorciatoie rischiose

Il presidente dell’Anac Busia sul Ponte sullo Stretto: «Troppi rischi per la parte pubblica». L’accelerazione negli appalti è dovuta in buona parte agli appalti finanziati dalle consistenti risorse stanziate con il Pnrr

di Andrea Carli

(foto Agf)

5' di lettura

Il valore economico del mercato degli appalti pubblici in Italia per il 2022 è stato di quasi 290 miliardi di euro per un totale di 233mila procedure di gara. È quanto emerge dalla relazione annuale dell’Anac, l’Autorità anti corruzione, presentata alla Camera. La relazione è stata illustrata dal presidente Giuseppe Busia.

Busia, in Codice appalti deroghe e scorciatoie rischiose

Busia ha messo in evidenza i punti deboli delle nuove regole: troppe eccezioni e scorciatoie pericolose nel Codice degli appalti. «La deroga - ha sottolineato - non può diventare regola, senza aprire a rischi ulteriori». Ora che con la digitalizzazione è possibile ottenere «rilevantissime semplificazioni, accrescendo anche trasparenza e concorrenza, sorprende che per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi.Tra queste, l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti o l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro». «Nei contratti pubblici non basta fate presto ma occorre fare bene», ha aggiunto.

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«No a subappalto a cascata»

«Il nuovo Codice - ha ricordato Busia - ha eliminato il divieto del cosiddetto subappalto a cascata. Non possiamo dimenticare che tale istituto, per poter conservare una ragione economica, quasi sempre porta con sé, in ogni passaggio da un contraente a quello successivo, una progressiva riduzione del prezzo della prestazione. E questa necessariamente si scarica o sulla minore qualità delle opere, o sulle deteriori condizioni di lavoro del personale impiegato. Quando il ricorso al subappalto non è giustificato dalla specificità delle prestazioni da realizzare, mentre può risultare vantaggioso per il primo aggiudicatario, si rivela il più delle volte poco conveniente per la stazione appaltante, per i lavoratori e per le stesse imprese subappaltatrici, che vedono via via compressi i propri margini di profitto, rispetto a quanto avrebbero ottenuto come aggiudicatarie dirette».

Ponte Stretto,«troppi rischi per la parte pubblica»

Nel dl sul ponte dello Stretto, ha continuato Busia, «rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi». Sul dl che si basa su un progetto elaborato oltre dieci anni fa, l’Anac ha proposto alcuni interventi emendativi per «rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto».

Pnrr: «Spostare investimenti meno urgenti su altri finanziamenti»

«Decisiva»: così Busia ha definito la rinegoziazione in corso sul Pnrr. «Occorre riconoscere - ha detto - che, mentre le diverse riforme previste dal Piano sono indispensabili ed esigono un rapido completamento, non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza. Per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei, per i quali pure il nostro Paese registra da sempre ritardi e sprechi inaccettabili, guardando così ad un orizzonte più ampio rispetto al 2026». Per il presidente dell’Anac «il Pnrr deve essere terreno condiviso, sottratto alla dialettica politica di corto respiro, di fronte al quale essere capaci di andare oltre le, pur legittime, rivendicazioni di meriti, o le accuse per le innegabili mancanze e, invece, incentrato su condivisione e collaborazione». Precondizione di tutto ciò «è la massima trasparenza e controllabilità dei progetti e dello stato degli investimenti».

Balzo dovuto agli appalti finanziati con le risorse del Pnrr

Il valore complessivo degli appalti di lavori, servizi e forniture di importo superiore a 40.000 euro nel 2022 è stato di 289,8 miliardi di euro, a fronte dei quasi 207,7 miliardi dell’anno precedente, con un incremento del 39,5% rispetto al 2021 (+82,1 miliardi di euro) e del 56,2% rispetto al 2020 (+104,2 miliardi di euro), quando il valore degli appalti si era attestato su 185,4 miliardi. Il dato complessivo di crescita rappresenta il massimo della serie storica degli ultimi cinque anni, con un sostanziale raddoppio rispetto al 2018. Il balzo in avanti del 2022 è dovuto in buona parte agli appalti finanziati dalle consistenti risorse stanziate con il Pnrr. La crescita riguarda per lo più il settore dei lavori, per un valore nel 2022 di 108 miliardi di euro complessivi, rispetto ai circa 45 miliardi di euro del 2021. I servizi e le forniture guadagnano progressivamente centralità e rappresentano l'ambito complessivamente più dinamico e aperto all'innovazione.

Per il settore dei lavori aumento di oltre il 139%

Il settore che ha fatto registrare il maggior aumento di importi è quello dei lavori, con un incremento del 139,7%, con 108,1 miliardi di euro del 2022 rispetto ai 45,1 miliardi del 2021. Tale aumento è dipeso soprattutto da alcuni appalti in ambito ferroviario, autostradale ed energetico, tra cui in particolare un appalto di oltre 19 miliardi di euro della Concessioni autostradali lombarde S.p.A., in linea con l'aumento del 352,9% del numero di appalti nella categoria strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, metropolitane. Si segnala anche l'aumento del 229,1% per la categoria verde e arredo urbano.

Forniture

In leggera crescita il settore delle forniture pari a circa 101,5 miliardi di euro aumentato del 13,3% per una importante bando per fornitura di farmaci e servizi connessi per 14,7 miliardi di euro esperito dalla centrale di committenza della Regione Lombardia, ARIA.

Servizi

Gli appalti di servizi, pari a 80,2 miliardi di euro, ha un incremento del 9,9% rispetto al 2021. L'aumento più significativo si ha per i servizi relativi ai rifiuti urbani e domestici, +39,3%, ed ai programmi di software e servizi di consulenza con +28,9%. Diminuiscono i servizi di ingegneria del 34,7% e quelli per servizi assistenza sociale del 6%.In merito alle modalità di scelta del contraente, le procedure aperte e ristrette sono quelle con cui, a livello di importo, si effettuano affidamenti nel 71,1% dei casi. In particolare aumenta nel 2022, la procedura negoziata previa pubblicazione del bando con +108,1%, seguita dalla proceduta aperta, +78,0%). Diminuisce il valore degli affidamenti diretti, -28,5% e delle procedure ristrette, -23,1%.Aumenta il numero delle procedure aperte e degli affidamenti diretti rispettivamente del 12,4% e del 11,2%. Flessione delle procedure ristrette e delle procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando, che diminuiscono rispettivamente del 20,6% e del 8,1%.Lo strumento per lo svolgimento delle gare più utilizzato dalle stazioni appaltanti sono le piattaforme telematiche di negoziazione per il 78,9%. Segue la modalità cartacea utilizzata ancora per l'8,5% delle gare pubbliche.

La spesa delle Regioni: Lombardia, Sicilia e Campania in prima fila

Rispetto alla spesa complessiva per appalti di lavori, a guidare la classifica è la Lombardia con il 9,7% (28.145.785.052 euro), la Sicilia con il 4,5% (12.995.107.621 euro) e Campania con il 2,9% (8.400.636.768 euro), seguite da Lazio, Toscana, Veneto e Puglia. Le regioni con il più alto numero di affidamento di appalti per lavori sono la Lombardia con il 3,8% (8.912 CIG), il Piemonte 2,2% (5.173 CIG) e il Lazio con il 2,2% (5.171), seguite da Veneto, Toscana, Campania ed Emilia Romagna.

Il 70% degli appalti Pnrr derogano alle quota rosa e giovanili

Quasi il 70% degli appalti del Pnrr e del Pnc (Piano nazionale complementare) prevedono una deroga totale alla clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30% di giovani under 36 e donne: ben 51.850 su un totale di 75.109 affidamenti Pnrr o Pnc censiti nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac da luglio 2022 al 1° giugno 2023, ossia il 69.03%. Sono 1900 (il 2,53%) i bandi per cui le stazioni appaltanti hanno chiesto una deroga parziale (ovvero un abbassamento della clausola del 30%) mentre 21.229 (il 28,26%) prevedono il rispetto della quota di giovani e donne prescritta dalla legge. I dati fanno riferimento a tutte le procedure di affidamento di qualsiasi importo, censite nella Banca dati Anac e “perfezionate” per le quali cioè è stato pubblicato un bando (nel caso di procedure aperte) o è stata inviata una lettera di invito (nel caso di procedure ristrette o negoziate) o è stata manifestata la volontà di affidare l'appalto (nel caso di affidamenti diretti), comprendendo anche gli affidamenti diretti in adesione ad accordo quadro/convenzione.


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