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Apple, Amazon, Google e Facebook salvano la Borsa? La risposta dalle trimestrali

Dopo i dati di Microsoft, che è scesa successivamente alla loro pubblicazione, arrivano i numeri di altri big dell’hi-tech. Ecco cosa guardare e come interpretare i conti che sono resi noti nella seduta odierna.

di Vittorio Carlini

3' di lettura

Ancore di salvataggio o boomerang? Sono le società tecnologiche statunitensi. Giganti hi-tech che, oggi, rendono di conto al mercato. Dopo l’antipasto di martedì con Microsoft, scendono sul parterre, tra le altre, Amazon, Facebook, Apple e Alphabet (Google). Oltre 4.800 miliardi di capitalizzazione che, nella stessa seduta, pubblica la trimestrale. L’attesa è alta. Il che non stupisce. Queste società, finora, hanno permesso la rimonta di Wall Street. Il gruppo del melafonino, da inizio anno, sale in Borsa del 58,8% (chiusura al 27/10/2020) mentre l’azienda di Jeff Bezos cresce del 77,8%. La grande “G” e il social media di Mark Zuckeberg, dal canto loro, aumentano rispettivamente del 20 e 38%. Numeri importanti che hanno contribuito a rendere le Big Five della tecnologia le prime aziende, per capitalizzazione, dell’S&P500. Una concentrazione senza precedenti che da un lato, per l’appunto, ha spinto il listino; ma, dall’altra, ha aumentato il rischio che ogni piccolo loro cedimento possa dare il “la” a ribassi più generalizzati.

LE PERFORMANCE DEI BIG DELL’HI-TECH
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LE MAGGIORI CAPITALIZZAZIONI
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I rischi antistrust

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Uno scenario che può concretizzarsi oggi? «In generale -risponde Carlo De Luca, responsabile AM di Gamma Capital Markets -, più che le trimestrali rilevano altri fattori». Vale a dire? «Il mercato guarda ai possibili interventi, al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico, da parte di authority e Governi». L’Antitrust italiano, ad esempio, ha avviato proprio ieri un’istruttoria su Google per l’ipotesi di abuso di posizione dominante. Lo stesso Congresso Usa, poi, ha di recente redatto un rapporto su Google, Amazon, Apple e Facebook che, seppure supportato in maniera differente da Repubblicani e Democratici, potrebbe essere lo spunto per dei ri-dimensionamenti aziendali.

Elezioni Usa

Passaggio cruciale, su questo fronte, è l’elezione del nuovo Presidente Usa. «Se Trump viene confermato -riprende De Luca – la voglia di colpire le aziende hi-tech sarà minore. Con la presidenza di John Biden, invece, le probabilità aumenterebbero». Sebbene, non può dimenticarsi il rischio-Pechino. Cioè: bisognerà vedere, a fronte dell’avanzata dei monopoli tecnologici cinesi, quanto gli Americani vorranno penalizzare i loro campioni dell’hi-tech. «Un dubbio lecito -fa da eco Giacomo Calef, country manager di Nots Stucki -. E tuttavia, deve ricordarsi, non è detto che un eventuale break up» porti all’indebolimento del sistema. «Anzi! È il contrario: la somma delle nuove parti ha spesso maggiore valore dell’unità precedentemente divisa».

I contri trimestrali

Fin qua alcune suggestioni su aspetti di concorrenza e gepolitica: quali, però, le concrete situazioni rispetto alle trimestrali? «Qui - sottolinea Calef - la componente essenziale da monitorare sono le guidance». Vale a dire le prospettive del business per il futuro. Proprio l’ultima trimestrale di Microsoft ne è un esempio. La società è stata contraddistinta da ricavi e redditività in aumento. Le vendite sono salite a 37,2 miliardi di dollari (+12%) mentre l’utile netto è cresciuto del 30%. Il titolo però, sia nell’after market che nelle battute iniziali di ieri, andava al ribasso. Certo: avrà influito il sentiment negativo dovuto ai nuovi possibili lockdown. E, tuttavia, un bel contributo ai “sell” lo ha dato la stima sul “quarter” in corso per la divisione del cloud compuntig. Quest’area, che è il vero attuale driver di crescita aziendale, è prevista arrivare a ricavi tra 13,5 e 13,8 miliardi di dollari. Un’espansione positiva, ma al di sotto delle stime degli analisti che avevano indicato 13,9 miliardi. Questo scostamento «è bastato -spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim - ad innescare le vendite».

QUANTO PESA LA TECNOLOGIA SUGLI INDICI
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Già, le vendite. Con riferimento ad esse c’è l’altra domanda ricorrente: una sorpresa negativa sui conti di oggi può innescare ribassi più generalizzati? Qui gli esperti distinguono: nell’ipotesi in cui la novità spiacevole riguardi il passato, l’impatto sarebbe di breve periodo; nel caso, invece, in cui coinvolgesse le prospettive allora nuvole più fosche si addenserebbero all’orizzonte. Peraltro, nonostante ciascuna delle big tech oggi sotto esame sia importante, c’è una certa predisposizione a guardare con attenzione Amazon. Questa società ha una duplice anima: da una parte è “pura” tecnologia con i servizi di cloud computing; ma dall’altra, avendo un business infrastrutturale a supporto dell’e-commerce, ha anche un legame con il mondo reale. Per questo vanta una valenza “segnaletica” importante. In particolare in un mondo dove i flussi degli investimenti tecnologici sono attratti fuori Wall Street. La più grande Ipo della storia, quella della cinese Ant (pagamenti digitali) da 34,5 miliardi di dollari, sta per sbarcare sulle Borse di Shangai e Hong Kong. Il campanello di allarme per i big tech degli Stati Uniti è suonato.

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