Apple bussa alle miniere in cerca di cobalto per l’iPhone
di Sissi Bellomo
2' di lettura
Nella caccia al cobalto è scesa in campo anche Apple. Il gigante hi-tech californiano, preoccupato di garantirsi forniture adeguate del metallo per le batterie degli iPhone e di altri dispositivi elettronici, avrebbe avviato discussioni con alcune minerarie per riservarsi «diverse migliaia di tonnellate» di metallo per almeno cinque anni. Lo riferiscono fonti Bloomberg.
La società di Cupertino finora ha lasciato ai suoi fornitori di batterie il compito di approvvigionarsi di materie prime. Ma è stata costretta ad alzare la guardia dopo le critiche di Amnesty International, che un paio d’anni fa aveva denunciato una scarsa vigilanza sull’origine del cobalto, metallo che proviene per il 60% dalla Repubblica democratica del Congo, dov’è spesso estratto da minatori bambini.
Ad allarmare Apple probabilmente è anche la concorrenza sempre più accanita delle case automobilistiche. Le batterie dei veicoli elettrici impiegano fino a 14 kg di cobalto, contro i 5-20 grammi contenuti negli smartphone e i 20-50 grammi di tablet e laptop. E l’aspettativa di un boom di domanda nel settore automotive ha fatto infiammare i prezzi: nel giro di un paio d’anni sono triplicati, superando 80mila dollari per tonnellata al London Metal Exchange.
La produzione globale di cobalto, oggi intorno a 110mila tonnellate l’anno, dovrebbe almeno triplicare entro il 2030 per riuscire a soddisfare il fabbisogno, calcola Cru Group, sulla base di una stima prudenziale di 30 milioni di veicoli elettrici in circolazione per quella data.
Le case automobilistiche sono in allarme, sia per il cobalto, sia per il litio (altro metallo da batterie, meno raro sul Pianeta, ma per il quale ci sono impianti di raffinazione insufficienti).
Tesla sta esplorando la possibilità di rifornirsi direttamente in Cile, dove qualcuno ipotizza anche un investimento diretto nel colosso del litio SQM. Bmw ha segnalato di essere vicina a siglare contratti da 5-10 anni per cobalto e litio, un obiettivo per cui Volkswagen sta negoziando da mesi. Toyota Motors intanto, attraverso la controllata Toyota Tsusho, ha acquistato il 15% della mineraria Orocobre, mente la cinese Great Wall Motors possiede il 3,5% di Pilbara Minerals.
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