Scuola media in crisi: apprendimenti in calo e insegnanti in fuga
La fotografia della Fondazione Agnelli a 10 anni di distanza: divari territoriali in aumento, prof senza formazione, didattica troppo tradizionale
di Eugenio Bruno
4' di lettura
Era il 2011 quando la Fondazione Agnelli accendeva un faro sulla scuola media italiana. Evidenziandone le tante luci e le poche ombre. Dieci anni dopo - nonostante la Buona Scuola, il Covid e la rinnovata attenzione (politica e non) all’istruzione - la situazione della nostra secondaria di I grado non è affatto migliorata: apprendimenti in calo, divari territoriali in aumento, prof poco formati e troppo propensi alla fuga sono alcuni dei problemi che il Rapporto appena pubblicato intercetta. Proponendo anche una ricetta per uscire dalla crisi: scuole aperte di pomeriggio, laurea ad hoc per l’insegnamento, lezioni innovative, attenzione all’orientamento.
Studenti impreparati
Nel 2011 usciva il primo Rapporto della Fondazione Agnelli sullo stato di salute della scuola media, pubblicato da Laterza, che rilevava un declino degli apprendimenti dalle primarie alla secondaria di I grado e un’esplosione delle disuguaglianze nei risultati in base all'origine socio-culturale degli studenti. Dieci anni dopo, la qualità degli apprendimenti alla secondaria di I grado resta critica, inferiore non solo a gran parte degli altri paesi avanzati, ma anche ai livelli che ci si poteva attendere sulla base dei risultati alla primaria. Come dimostrano le ultime rilevazioni internazionali Timss (matematica e scienze) le conoscenze in matematica dei nostri alunni in IV primaria sono ampiamente sopra la media internazionale, ma in III media scendono decisamente al di sotto.
Le due Italie dell’istruzione
A peggiorare il quadro intervengono i forti divari territoriali intercettati dai test Invalsi (2019, è presumibile che con il Covd e il lockdown il quadro sia addirittura peggiorato, ndr). Se al termine delle elementari gli allievi nei diversi territori fanno registrare risultati simili, dopo i tre anni di scuola media il Sud resta molto attardato: 17 punti in meno per l’area Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e 27 punti in meno per quella che raggruppa Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia.
I divari territoriali, che la primaria riesce a contenere, nella scuola media esplodono più che in passato. A differenza di 10 anni fa, si manifestano anche i divari di apprendimento che penalizzano gli studenti di origine straniera rispetto ai loro pari con genitori italiani. Stabili rispetto alla primaria sono, invece, le differenze di genere, con le ragazze indietro rispetto ai ragazzi in matematica e scienza: nel corso del tempo le distanze si sono ridotte, ma soltanto per via di un più consistente peggioramento dei maschi.
Alunni disorientati
Sempre a proposito degli alunni Fondazione Agnelli sottolinea come un orientamento ben fatto e ben recepito da ragazzi e famiglie per decisioni più consapevoli: i dati di ricerca mostrano che quando gli studenti scelgono gli indirizzi formativi che più rispondono alle proprie competenze e interessi, seguendo i consigli orientativi che derivano anche da prove psicoattitudinali, la probabilità di essere bocciati al primo anno delle superiori si riduce considerevolmente, mentre è quasi doppia per chi non segue il consiglio orientativo che la scuola deve fornire in terza media.
I docenti con la valigia
Nonostante un calo degli studenti del 3% rispetto a dieci anni fa i docenti risultano aumentati del 13 per cento. Ancora troppo alta però la quota di prof precari: gli incarichi annuali o «fine al termine delle attività didattiche» erano circa 35.000 (19%), l'anno scorso quasi 60.000 (30%), con un picco del 60% sul sostegno. Un elemento che non favorisce già di suo la continuità didattica. Se poi aggiungiamo che proprio alla secondaria di I grado la “giostra degli insegnanti” è più attiva che mai - da un anno all'altro soltanto il 67% dei docenti rimane nella stessa scuola (contro l'83% nella primaria e il 75% alle superiori) - è inevitabile che a risentirne sia la qualità delle lezioni.In un contesto generale che vede ancora prevalentemente in cattedra insegnanti dall’età avanzata . Gira e rigira l’età media della classe docente alle medie resta di 52 anni. Ma c’è un numero ancora più emblematico: mentre un docente su sei ha 60 anni e oltre, solo uno su 100 è under 30.
L’analisi della Fondazione Agnelli
A fare un bilancio su questi 10 anni è Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: «Rispetto a dieci anni fa, quando pubblicammo il nostro primo Rapporto, la situazione della scuola media non è migliorata: gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti, i docenti non sono meglio formati né la didattica è stata rinnovata, rimanendo molto tradizionale». Guardando avanti, il suo auspicio è che la secondaria di I grado sia riportata «al centro dell'attenzione pubblica per farle ritrovare una missione che garantisca efficacia ed equità: consentire a tutti gli studenti di acquisire apprendimenti di qualità, fare crescere la loro capacità di studiare in autonomia, orientare a scelte più consapevoli degli studi successivi».
Le proposte per il rilancio
Anche sfruttando l’occasione unica fornita dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) il Rapporto suggerisce di intervenire sia sulla componente docenti, sia sulle metodologie didattiche. Sul primo punto, vengono suggerito percorsi di formazione iniziale per la secondaria con un forte orientamento alla didattica, a partire da una laurea magistrale per l'insegnamento, oltre a una valorizzazione della carriera dei prof. Sul secondo, si suggerisce di modellare la didattica sulle esigenze specifiche della scuola media. Da un lato, con metodologie più coerenti all'evoluzione cognitiva ed emotiva degli adolescenti (gruppi di apprendimento fra pari, strategie metacognitive); dall’altro, pensando la scuola media come percorso di orientamento al futuro, con strumenti e metodologie didattiche che favoriscano la scoperta e la valorizzazione delle inclinazioni personali. E estendendo il tempo scuola al pomeriggio.
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