Apre all’insegna di Boetti il nuovo museo privato di de Goldschmidt
Il collezionista belga inaugura uno spazio polifunzionale per la sua collezione partendo dalle opere e dai temi dell'artista italiano. Ha iniziato a collezionare arte vendendo un dipinto impressionista. Oggi sostiene gli artisti emergenti
di Silvia Anna Barrilà
I punti chiave
3' di lettura
L'11 era il numero preferito di Alighiero Boetti ed è per questo che il collezionista privato belga Frédéric de Goldschmidt ha scelto la data dell'11 novembre alle ore 11 per inaugurare il suo museo privato a Bruxelles. La prima mostra, infatti, intitolata “Inaspettatamente” (fino al 30 gennaio 2022) è ispirata alla vita e alle opere dell'artista italiano, di cui de Goldschmidt è un appassionato collezionista.
La storia della collezione
“Ho iniziato a collezionare nel 2008” ha raccontato de Goldschmidt ad Arteconomy24. “Avevo ereditato un dipinto da mia nonna, che era una collezionista d'arte impressionista, ma era talmente prezioso che non potevo neanche tenerlo in casa, per cui ho deciso di venderlo e con il ricavato ho acquistato arte contemporanea. Volevo fermarmi dopo un anno, ma non ci sono riuscito”. All'inizio della sua attività di collezionista, Frédéric de Goldschmidt si è rivolto alla galleria Sperone Westwater, fondata a New York dal famoso gallerista italiano Gian Enzo Sperone e Angela Westwater, dove ha scoperto il movimento tedesco Zero e le tendenze europee ad esso contemporanee. Così si è avvicinato a Fontana, Manzoni, Dadamaino, Boetti. Negli anni successivi è poi passato a collezionare opere di artisti viventi, che oggi costituiscono l'80% circa della collezione in termini numerici. “Acquisto opere sotto i 10.000 euro di artisti emergenti. Mi piace sostenere i giovani e le gallerie di ricerca”.
La mostra inaugurale
Una biro blu di Boetti – un trittico intitolato “Ammazzare il tempo” – è stata una delle prime opere acquistate da de Goldschmidt. Con gli anni se ne sono susseguite altre dieci, per raggiungere il fatidico numero 11. Adesso, un'opera di Boetti apre ciascuno dei sei piani della mostra, introducendo un tema legato alla poetica di Boetti, che viene interpretato dai 250 artisti in collezione. Il ricamo, la tematica del tempo, l'idea di delegare ad altri la produzione dell'opera d'arte sono alcuni dei temi boettiani che ritornano nelle 350 opere di artisti come Julian Charrière, Alicja Kwade, Sam Falls, Cory Arcangel, Woldfang Tillmans. De Goldschmidt è anche un attivo sostenitore della giovane scena artistica di Bruxelles, che include artisti come Fabrice Samyn, Nadia Guerroni, Aline Bouvy.
Il nuovo museo
Lo spazio che ospita la collezione è un edificio degli anni ’20 dell'Ottocento in un-ex area portuale, che è stato ristrutturato negli ultimi cinque anni. In due secoli ha assunto diverse funzioni: da clinica per le malattie mentali a dipartimento audiovisivo del Ministero della Cultura. I vinili che sono stati recuperati nei magazzini sono stati usati dall'artista Gregor Hildebrandt per realizzare un'installazione. Ora non sarà solo uno spazio espositivo per la collezione, ma ospiterà anche aree per il co-working, una palestra con hammam, due appartamenti, studi di registrazione (i genitori di de Goldschmidt erano proprietari di una società di produzione e post-produzione cinematografica che lui ha venduto). Si chiamerà Cloud Seven. “Il mio desiderio è che anche persone estranee al mondo dell'arte vedano le mostre e si interessino per le opere” ha affermato de Goldschmidt. Oltre all'installazione di Gregor Hildebrandt, ci saranno altre installazioni permanenti, tra cui un wall text di Lawrence Weiner e una fontana a forma di WC di Laure Prouvost, che è stata vista per la prima volta alla Biennale di Venezia nel Padiglione francese nel 2019. Sarà installata nel bagno della palestra: un modo per invitare a mischiare giocosamente lavoro, vita e arte.
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