Arata: «I politici se li usi li paghi». Il giallo della telefonata con Salvini
Depositati gli atti dei pm di Roma sulla presunta tangente da 30mila euro pagata da Paolo Arata ad Armando Siri per influire sulle scelte di politica energetica del governo. La dazione avrebbe creato un beneficio alle imprese nel settore delle rinnovabili di Paolo Arata, in affari con Vito Nicastri, imprenditore accusato di finanziare la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
di Ivan Cimmarusti
4' di lettura
Volevano fare pressioni sul presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per far avere ad Armando Siri un incarico di governo. Paolo Franco Arata, uomo forte della Lega in affari con Vito Nicastri - accusato di finanziare la latitanza del boss Matteo Messina Denaro - aveva ottenuto la sponsorizzazione di Steve Bannon, ex capo stratega di Donald Trump, e del cardinale Raymond Leo Burke. Non solo: per aiutare Siri nella sua scalata al governo, Arata aveva chiesto l’intervento del sottosegretario Giancarlo Giorgetti ma anche di Silvio Berlusconi e Gianni Letta. Una «sistema» di rapporti che ha portato lo stesso Arata a sponsorizzare Siri in una presunta telefonata di fine maggio 2018 con Matteo Salvini, anche se la conversazione non risulta mai svolta secondo la Direzione investigativa antimafia.
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L’emendamento
Per quale motivo tutto questo interessamento? Secondo i pm Arata voleva ottenere una norma che favorisse il suo business nel settore delle rinnovabili. Risulta negli atti dei pm di Roma, documenti depositati per l’udienza di incidente probatorio in cui sarà interrogato Nicastri. L’imprenditore, indagato in procedimento connesso a Palermo, ha detto di aver saputo da Arata che era stata promessa una tangente da 30mila euro a Siri. L’ex sottosegretario avrebbe cercato di inserire un emendamento di favore per Arata e Nicastri nel decreto mille proroghe, nella legge di bilancio 2019, nel decreto rinnovabili, nel decreto semplificazione e in un ulteriore provvedimento, ma senza mai riuscirci per l’opposizione del Movimento5Stelle. Siri ha negato di aver avuto anche solo una promessa di tangente. Nei documenti però ci sono intercettazioni che dimostrerebbero il suo l’interessamento.
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«Tin tin devo tirare fuori»
I documenti restituiscono intercettazioni della presunta tangente presa da Siri. Arata ne parla con il figlio Francesco e con Manlio Nicastri, figlio di Vito. «Non è gratis, tin...tin devo tirare fuori». «L’emendamento, che non è stato fatto bene mi ha detto il vice ministro, che ha chiamato prima, che gli do 30mila euro, tanto perché sia chiaro tra di noi…io ad Armando Siri ve lo dico…gli do 30mila euro…però è un amico, come lo fossi tu, però gli amici mi fai una cosa io ti pago…e quindi è più incentivo». Continua: «La gente va pagata è inutile, ti fa un piacere che a me…a noi ci costa un milione di euro quel piacere lì eh…non è che sono 30mila euro. Quindi lui mi ha detto…“io ho provato a portare nel mille proroghe l’emendamento generale e non è passato, è fatto male”».
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Gli ostacoli di Mattarella
Ma facciamo un passo indietro. Siamo a maggio 2018, sono giorni frenetici per la formazione del nuovo governo “gialloverde”. Armando Siri si rivolge a Paolo Franco Arata - tra i sette professori chiamati da Salvini per scrivere il programma di governo - per ottenere una nomina nell’esecutivo. Il 17 maggio Federico Arata chiama il padre Paolo, «dicendogli senza mezzi termini che Armando Siri lo aveva chiamato poco prima chiedendogli di contattare l’ambasciatore Usa in Italia (verosimilmente Lewis Michael Eisenberg) affinché costui intervenisse sul presidente Mattarella per “sponsorizzarlo” per un incarico di governo». In questo contesto entrano in campo Bannon e il cardinale Burke. Tuttavia qualcosa non va per il verso giusto. Tre giorni dopo, il 20 maggio, Siri chiama Arata: «C’è una resistenza da parte di Mattarella, quindi questo vuol dire che i nostri amici (gli americani) non hanno fatto niente perché figurati se Mattarella fa resistenza se arriva un input da quelle persone di cui abbiamo parlato». Aggiunge Siri che «so per certo è che se arrivasse da quelle persone che io ho detto l’altra volta un segnale forte, al Quirinale sicuramente non ci sarebbero problemi, poi non capisco perché». Dalla presidenza della Repubblica smentiscono ogni ricostruzione.
La telefonata con Salvini
In una conversazione ambientale del 23 maggio 2018, Paolo Arata racconta al figlio Francesco «di aver discusso direttamente con Salvini di un eventuale incarico di Armando Siri, come sottosegretario con delega all’Energia». Arata: «E ci va sicuro, l’ha chiesto lui! Allora Salvini non sa dove metterlo Armando, poi io glio ho detto che deve fare il vice ministro con delega all’Energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche a casa nostra ieri». La Direzione investigativa antimafia, però, precisa di «non aver registrato intelocuzioni telefoniche tra Arata e Salvini».
Federico Arata e i rapporti con Giorgetti
Ma chi è Federico Arata, giovane in rapporti addirittura con Bannon e Burke? Oggi risulta essere collaboratore di Giancarlo Giorgetti alla presidenza del Consiglio. Ma le mire del padre Paolo Arata erano ben altre. L’uomo ne parla con il cardinale Burke, cui chiede di caldeggiare la nomina del figlio come vice ministro degli Esterni. «Federico mi ha chiamato adesso da Dubai», dice Arata, aggiungendo di voler «ricordare se può fare quel famoso intervento su Giorgetti dagli Stati Uniti». Continua: «Mi diceva Federico di far arrivare qualche…messaggio…perché se lui Federico andasse agli Esteri…come vice ministro…sarebbe una cosa importante per tutti». «Certo», risponde Burke, che dice: «Io vorrei che questo succeda…in questo Ryan (si ritiene Paul Davi Rayan jr, politico presidente dell'Assemblea dal 2015 al 2019, terza carica più importante degli Usa, ndr)». Riprende Arata: «Rischia (agli Esteri, ndr) di andare Di Maio…e ora capisce…se gli mettiamo a fianco Federico è una garanzia per tutto…io credo che gli amici della Lega sono sicuramente favorevoli». I rapporti con Giorgetti sarebbero comunque stretti. Al punto che lo stesso Paolo Arata si preoccupa di organizzare gli incontri con Bannon. «Gli dica a Giancarlo – dice Paolo Arata alla assistente del sottosegretario – che si perde una cena tutta a base di tonno rosso siciliano». L’obiettivo era farlo incontrare con Bannon: «L’Americano - aggiunge - venerdì riparte, e per questo che ha incontrato Salvini, ha incontrato Siri non ha incontrato Giancarlo che è lui il responsabile degli esteri».
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