Dietrofront di Arcelor Mittal sul riavvio in attesa dei 400 milioni di Invitalia
Il versamento nel capitale era atteso entro il 5 febbraio ma non è ancora stato perfezionato. Il Governo prende tempo per approfondire l’investimento
di Domenico Palmiotti
I punti chiave
3' di lettura
Scoppia la crisi per il siderurgico ArcelorMittal, ex Ilva, a Taranto, ma rientra in poche ore. In mattinata l'azienda, di fronte al mancato versamento da parte di Invitalia dei 400 milioni relativi all'ingresso dello Stato nel capitale, ha annunciato «una riduzione dei suoi livelli di produzione ed un rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento. Queste misure saranno in vigore fintanto che Invitalia non adempierà agli impegni presi con l'accordo di investimento».
In concreto ciò significa che nello stabilimento di Taranto si profilerebbe uno slittamento per il riavvio di acciaieria 1, treno nastri 2 e tubificio Erw e andrebbero in cassa integrazione altri 250 dipendenti, in aggiunta ai circa 3mila che, secondo fonti sindacali, ci sono già.
Contraccolpi anche per l'indotto perché si fermerebbero i cantieri dei lavori ambientali dell'Aia.
L'indotto valuta proteste poiché sta già scontando il mancato pagamento delle fatture scadute. Si stimano circa 30 milioni solo per le imprese rappresentate da Confindustria Taranto. Lunedì è previsto un sit-in e un incontro con il prefetto Demetrio Martino.
Tutto questo accade sino alle 13,30 di sabato mattina.
La svolta del sabato
Subito dopo, la svolta. ArcelorMittal - annunciano i sindacati - torna sui suoi passi. Chiama i sindacalisti e annuncia che il treno nastri riparte nella giornata del 20 marzo, riprende pure l'acciaieria 1, mentre nelle manutenzioni centrali si ripristina il numero di addetti preesistente. Inoltre, dicono i sindacati, l'azienda valuta il riavvio di produzione lamiere 2 e del tubificio Erw e la ripresa di alcune attività date in appalto.
«Schizofrenia», è il commento che fanno le sigle metalmeccaniche al repentino cambio di ArcelorMittal.
Appena poche ore prima, l'azienda, motivando lo stop, aveva dichiarato che l'accordo di investimento firmato con Invitalia lo scorso 10 dicembre «prevede l'impegno di Invitalia a sottoscrivere e versare un aumento di capitale di euro 400 milioni entro il 5 febbraio 2021 ed una serie di altre misure per sostenere gli investimenti della società».
Per ArcelorMittal, «nonostante la natura vincolante dell'accordo, ad oggi Invitalia non ha ancora sottoscritto e versato la sua quota di capitale e quindi non ha adempiuto agli obblighi previsti dall'accordo». «Questo persistente mancato adempimento — si afferma — sta seriamente compromettendo la sostenibilità e le prospettive dell'azienda e dei suoi dipendenti». L’ArcelorMittal in febbraio non ha versato all’Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti, sia la rata trimestrale del canone di fitto di circa 25 milioni (febbraio, marzo, aprile) sia la tratta, più o meno di pari importo, dei “beni esclusi” (magazzino e pezzi di ricambio).
I sindacati ritengono che un intervento del Governo abbia fatto cambiare linea alla società.
I sindacati e l’intesa di dicembre
L'accordo di dicembre, “figlio” di una precedente intesa del 4 marzo 2020, prevede due passi.
Il primo sono i 400 milioni, dove lo Stato acquisisce il 50%r della governance.
Il secondo passo, invece, stabilisce che entro maggio 2022 lo Stato effettui un secondo intervento sul capitale da 680 milioni e passi al 60 per cento (Mittal, invece, investe 70 milioni per mantenere il 40).
L'accordo parte dal presupposto di un nuovo piano industriale e di una produzione a regime nel 2025 di 8 milioni di tonnellate di acciaio col mantenimento degli attuali occupati di gruppo (10.700). L’intesa ha inizialmente previsto che l'investimento di 400 milioni fosse effettuato entro il 31 gennaio 2021, subordinatamente all'autorizzazione antitrust dell'Unione Europea, mentre quello da 680 milioni alla chiusura dell'operazione. Cioè l'acquisto dell'azienda da parte di ArcelorMittal, seppur subordinato a condizioni sospensive come il dissequestro giudiziario degli impianti.
Il via libera della Ue all'ingresso di Invitalia in ArcelorMittal è arrivato prima di fine gennaio. Riscontrato a febbraio il mancato versamento, ArcelorMittal ha scritto ad Invitalia mettendola in mora. Ha annunciato il ricorso ad un arbitrato e chiesto gli interessi di mora.
Il Governo prende tempo per approfondire
Il Governo, però, vuole approfondire il dossier, tant'è che il vertice interministeriale di alcuni giorni fa, presenti Cdp e Invitalia, non ha sbloccato i 400 milioni.
È atteso intanto a metà maggio il pronunciamento del Consiglio di Stato chiamato ad esprimersi nel merito circa la sentenza del Tar Lecce dello scorso 13 febbraio che ha ordinato lo spegnimento in 60 giorni degli impianti ritenuti inquinanti (sentenza che il Consiglio di Stato ha per ora sospeso).
Oltre al nodo giudiziario, il Governo starebbe anche riflettendo su come migliorarare il piano industriale dell'accordo mettendolo in sintonia con la transizione ecologica, col Recovery Plan e con la necessità di un “cambio di passo”.
loading...