ArcelorMittal-Ilva vicine all’accordo. Verso il rinvio dell’udienza a Milano
ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria sono vicine all'accordo. Il 7 febbraio al Tribunale di Milano chiederanno il rinvio dell'udienza fissata per la discussione dei due ricorsi presentati a novembre dalle parti
di Domenico Palmiotti
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Una giornata intensa di trattative ma ormai ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria sono vicine all’accordo. Il 7 febbraio al Tribunale di Milano chiederanno il rinvio dell’udienza fissata per la discussione dei due ricorsi presentati a novembre dalle parti. Un rinvio che potrebbe essere di trenta giorni - questa l’ipotesi temporale prevista - per consentire l’affondo finale. Quello dal quale scaturirà l’accordo definitivo. In sostanza, si sta lavorando e negoziando un nuovo accordo che costituisce una versione più avanzata e articolata del preaccordo del 20 dicembre, quello servito ad ottenere il rinvio dell’udienza al 7 febbraio.
Il percorso della trattativa
In questo testo sono fissati i capisaldi della futura intesa e cioè occupazione, che rimane a tutt’ora l’elemento sul quale le parti sono più distanti (a dicembre, al Mise, Mittal aveva chiesto 4.700 esuberi, poi è sceso a 3.500, numero che però il Governo respinge), e poi impegno dello Stato, ruolo della newco che si occuperà della produzione del preridotto (la materia prima per gli impianti), nuovi forni elettrici in affiancamento agli altiforni a ciclo integrale, canoni che Mittal deve ancora corrispondere. Questi punti, una volta raggiunto l’accordo definitivo - ma ci vorranno, si calcola, altre quattro settimane -, entreranno a far parte di un addendum che sarà parte integrante del contratto. Con l’addendum, ArcelorMittal ritirerà dal Tribunale di Milano l’atto di citazione, dove ha ufficializzato la sua volontà di recedere dal contratto di affitto, e consequenzialmente decadrà anche il ricorso cautelare urgente che Ilva in amministrazione straordinaria ha presentato per impedire che Mittal vada via.
Sull’esito del 6 e 7 febbraio hanno avuto un ruolo importante gli input arrivati dal premier Giuseppe Conte e da Aditya Mittal. Conte ha incontrato a Londra, all’ambasciata d’Italia, i Mittal lo scorso 4 febbraio ed ha spinto per un accordo, dicendo che se si va in udienza, appunto quella del 7 febbraio a Milano, è bene andarci con un accordo. E il 6 febbraio Aditya Mittal, presentando i dati di bilancio 2019 (c’è un “rosso” di 2,5 miliardi di dollari), ha auspicato “ulteriori passi avanti” in direzione dell’accordo, affermando che «siamo tutti al lavoro per trovare una soluzione sostenibile». E anche se la questione, ha ammesso Aditya, è “complessa”, nell’ultimo incontro col presidente del Consiglio «ci sono stati dei progressi».
Le proteste del sindacato
Critico il sindacato. Per Rocco Palombella della Uilm «non è stato sufficiente il periodo trascorso dal 20 dicembre ad oggi per raggiungere un’intesa tra le parti. Siamo impossibilitati ad esprimere giudizi perché non conosciamo su quali basi le parti hanno convenuto per chiedere un nuovo rinvio. Ci sentiamo ancora una volta - dichiara il segretario generale Uilm - di esprimere la nostra grande preoccupazione per la condizione di incertezza che si vive all’interno degli stabilimenti». E la Fiom Cgil afferma «che alcune dichiarazioni del presidente del Consiglio in merito al piano occupazionale e industriale ci lasciano molto perplessi».
«Sia chiaro al Governo - afferma la Fiom Cgil - che il sindacato non sarà il notificatore di accordi già presi che potrebbero ancora una volta gravare sugli stessi lavoratori che in questi anni hanno pagato pesantemente questo lungo periodo di incertezza». E in questa situazione in movimento, il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha rinviato a nuova data la riunione inizialmente convocata per il 7 febbraio sulla situazione di crisi dell’indotto-appalto siderurgico ArcelorMittal. Non è stata ancora fissata la nuova convocazione. L’incontro era stato chiesto lunedì scorso al prefetto Demetrio Martino da Confindustria Taranto e sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.
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