ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùVerso il ballottaggio

Argentina, vince il peronista Massa. Ballottaggio con «El loco» Milei

Vittoria a sorpresa di Massa che ottiene il 36,6% contro il 30% dell’anarcoliberista. Saranno i voti di Patricia Bullrich, “la piba”, di destra
a decidere il presidente

di Roberto Da Rin

Sergio Massa, il ministro dell’Economia candidato presidente

3' di lettura

Inaspettata. La “remontada”, la rimonta del peronismo ha sorpreso osservatori e analisti. Sergio Massa, ministro dell’Economia, il figliol prodigo del peronismo, ha sconfitto el loco , il pazzo, lo chiamano così, Javier Milei, 53 anni, l’anarcoliberista pareva inarrestabile. L’Argentina va al ballottaggio del 19 novembre, ma la vittoria al primo turno dell’istrionico Milei è stata scongiurata. Massa ottiene il 36,6% dei voti, Milei il 30%. Da domani i due vincitori dovranno trattare con “la piba”, la ragazza, Patricia Bullrich, che domenica ne ha incassato il 23%. La piba ,67 anni, un passato nei Montoneros, esiliata in Brasile durante la dittatura argentina, ora pasionaria. Ma di destra.

Oggi però è il giorno di Massa. Origini italiane, 51 anni, è un peronista di lungo corso capace, nei suoi trent’anni di carriera politica, di giurare fedeltà ai capi partito (Nestor Kirchner e la moglie, Cristina Fernandez de Kirchner) per poi ricredersi, sfiduciarli e sperare che «vadano in galera, per corruzione». Ora... contrordine compagni, c’è di nuovo piena sintonia. Ideologia volubile e ambizione smisurata. Così ne parlano i suoi, neppure off the records. Uno dei quali, per “spiegare” Sergio Massa ai giornalisti stranieri dice che nella vita, in Argentina, si cambia spesso moglie, lavoro, e luogo di residenza. Ma non la squadra del cuore, quella di calcio, s’intende. Ecco, Massa è stato tifoso sfegatato prima del San Lorenzo, poi del Chacarita e infine del Tigre. «Perché gli argentini votano ancora peronista ? Non per l’economia (a pezzi) , non per la corruzione (alta), non per l’insicurezza (pesante). E allora ? È un atto di fede». Questa è analisi di Carlos Malamud, autorevole commentatore del Real Instituto Elcano di Madrid.

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El loco Milei, (il pazzo, ndr), va comunque al ballottaggio con il figliol prodigo del peronismo e non va sottovalutato: Impossibile sapere se Conad, il mastino inglese di Milei, morto nel 2017, avesse previsto il risultato. Di certo, il candidato presidente Milei, tramite un medium, entra in “contatto” con il cane morto e dialoga. Lo racconta lui stesso. Gli altri, di cani, quelli vivi, sono degli eteronimi, direbbe Fernando Pessoa, di economisti liberali cui il proprietario (sempre Milei) si ispira nelle trasmissioni tv quando illustra i suoi programmi di politica economica. Proprio così, i suoi cani sono Milton, (come Milton Friedman), Murray (Rothbard), Robert e Lucas (come Robert Lucas).

Eh sì. La Buenos Aires delle librerie aperte giorno e notte, la città con una straordinaria programmazione teatrale che rivaleggia con Parigi, la città colta con il maggior numero di psicoanalisti per abitante, assiste a un avanspettacolo grottesco: l’elezione di un presidente che, comunque vada il ballottaggio, toccherà il punto più basso dei 40 anni di democrazia. Un (non)dibattito imperniato sulle parolacce, la motosega con cui Milei vorrebbe sterminare gli avversari corrotti della “Casta” e le penose repliche di un peronista, l’attuale ministro dell’Economia, Massa, che promette di risolvere problemi di stabilità macro finanziaria che negli ultimi 4 anni ha solamente aggravato. L’inflazione è al 140%, i poveri superano il 40% della popolazione e la svalutazione del peso, la moneta argentina, ogni giorno tocca nuovi record. Le riserve della Banca centrale ? Azzerate.

El dolar blu, quello che si compera nelle vie della città, ha superato quota 1000 pesos, tre volte tanto quello ufficiale. E ciò produce la malsana idea, accolta da qualche milione di argentini, che sia plausibile dollarizzare il Paese, ovvero abolire la moneta argentina e utilizzare il biglietto verde. Scelta già effettuata dall’ex ministro dell’Economia Domingo Cavallo che portò al default e ai morti di piazza nel 2001.

A 51 anni è stato quasi tutto, nella politica argentina. Ma non “inquilino della Casa Rosada”. E ora ci prova davvero. A fronte dell’umana debolezza di salire sul carro dei vincitori e scendere poco prima dello schianto, a Massa viene ascritto un grande pregio: «Assumere in scioltezza incarichi (l’ultimo quello di ministro dell’Economia, ndr) per i quali non possiede alcuna competenza».

Un tango malinconico, quello di Carlos Gardel, prima della prossima puntata, il ballottaggio: «Mi Buenos Aires querido» .

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