Aria, luce, energia e niente rumore: la scuola è laboratorio di spazi nuovi
Dall’aerazione ai materiali ecologici, dal basso impatto acustico ai consumi gli edifici per l’istruzione sono i più studiati dagli architetti per soluzioni 4.0
di Maria Chiara Voci
2' di lettura
Sistemi per il ricambio o la sanificazione dell’aria, materiali privi di sostanze nocive, uso della luce naturale, riduzione del rumore, più efficienza energetica e progettazione di spazi a misura di utenti. La scuola assume una doppia funzione pedagogica: fra i banchi non si fa solo didattica, ma si viene a contatto con le soluzioni utili a migliorare gli ambienti di vita e lavoro.
Proprio gli edifici scolastici sono fra gli immobili più studiati dall’architettura 4.0. Siamo agli antipodi dei “banchi a rotelle”, promossi sull’onda emotiva della pandemia che, oltre ad aver comportato un inutile esborso per lo Stato stimato in circa 100 milioni, potrebbe aver
addirittura inciso in modo peggiorativo sull’aria indoor degli istituti scolastici, laddove i banchi fossero stati prodotti senza cautele sull’emissioni di materiali nocivi. Mentre la definizione, in queste ore, dei capitoli di spesa del Recovery Plan dovrebbe assegnare all’istruzione, tra edilizia e infrastrutture, circa 4,7 miliardi.
All’estero
All’estero, con esempi virtuosi come il Graafschap College di Doetinchem in Olanda, progettato dallo studio Cepezed e che usa unicamente energia solare per elettricità e riscaldamento, massimizza gli apporti di luce naturale e, in omaggio alle querce che circondano l’edificio, si caratterizza per il rivestimento in acciaio sagomato a forma di albero che funge da doppia elle per l’ombreggiatura. O come la primaria Frederiksbjerg, firmata da Henning Larsen Architects che punta su acustica e flessibilità degli spazi.
In Italia
Anche nel nostro Paese ci sono alcuni casi. A Cavenago di Brianza , il Comune ha, da poco, affidato alla Esco milanese Samso l’incarico di un innovativo sistema di facciata termo-attiva per abbattere del 44% i consumi del plesso scolastico. Immobile oggi in classe D che diventerà Nzeb, con consumi vicini allo zero. A Isnello, piccolo borgo nelle cuore delle Madonie, in Sicilia, per dare forma al progetto sostenibile e certificato Leed del nuovo plesso Pirandello, l’ufficio tecnico dell’amministrazione è coordinatore di un team composto da Am3 Architetti Associati, i bolognesi Sums Architects e Roberto Corbia di INSITI Opportunità Urbane.
Da una parte, ci sono azioni per ripensare l’esistente, renderlo più efficiente sotto l’aspetto energetico e più sano. Dall’altra, c’è un impulso a ripensare le forme interne in funzione del cambiamento della didattica: un tema su cui insistono i concorsi di architettura (più di 30 negli ultimi anni sulle scuole).
Fra i territori che, storicamente, hanno investito di più, spicca senz’altro l’Alto Adige. Con casi che spaziano dalla scuola materna a Valdaora di Sotto di feld72 al polo scolastico di MoDus Architects a Sant’Andrea, realizzato in sinergia con i pedagogisti, fino alla recente scuola materna di Sluderno, concepita dall’architetto di Bolzano Roland Baldi in funzione dei nuovi programmi didattici, con spazi flessibili e polifunzionali. Infine Torino, con player di rilievo come la Fondazione Agnelli, titolare di interventi concreti su due istituti cittadini nell’ambito del progetto “Torino fa scuola” con il Comune e la Compagnia di San Paolo. Ma anche con micro-iniziative di valore, come quella promossa da “Architetti senza frontiere” che, nell’ambito del ripensamento del verde della scuola Sabin di Torino, intervento solo in parte finanziato, ha lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ideaginger.
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