Arm Holdings, il fornitore di chip per smartphone e AI, fa il suo debutto a Wall Street
SoftBank, azionista che possiede Arm dal 2016, sta vendendo 95,5 milioni di azioni della società e punta a raccogliere almeno 4,5 miliardi di dollari
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Il più grande debutto a Wall Street degli ultimi due anni. È tutto pronto per l’Ipo di Arm Holdings, società britannica controllata da SoftBank che giovedì 14 settembre si affaccia a Wall Street col vento in poppa di chi si sa poter cavalcare l’onda giusta: l’Intelligenza Artificiale generativa. Arm è un chip designer, e i suoi prodotti possono prendere la scia di Nvidia nel mondo, sempre più florido, dei chatbot in stile ChatGPT. Da qui l’euforia che ha caratterizzato questi giorni di pre-Ipo. Euforia che pare abbia spinto SoftBanck a quotare le singole azioni Arm al di sopra del range compreso tra i 47 e i 51 dollari, portando di fatto la valutazione a una quota pari o superiore a 54,5 miliardi di dollari (che era la cifra ipotizzata nella parte alta della forchetta).
Chi è Arm
Forse non tutti hanno sentito parlare di Arm prima d’ora. Eppure i suoi prodotti sono di uso molto diffuso. È stata fondata nel 1990 come joint venture tra Apple, VLSI Technology e Acorn Computer. L’azienda con sede nel Regno Unito progetta parti di chip che finiscono all’interno di quasi tutti gli smartphone del mondo, ma anche dei personal computer, dei data center e anche di una crescente quota di automobili. In oltre trent’anni di storia, l’azienda ha spedito oltre 250 miliardi di chip basati sul suo design. Di questi, 30 miliardi sono stati prodotti nell’ultimo anno fiscale dell’azienda. Va detto che Arm progetta circuiti che vanno nei chip, ma non produce direttamente i microprocessori. Il suo lavoro, però, è fondamentale, perché fornisce un protocollo senza il quale un chip non potrebbe elaborare i calcoli richiesti dalle app, e il software non funzionerebbe. Questo servizio risparmia ai progettisti di chip lo sforzo e l’investimento di farlo da soli.
L’Ipo più grande
Oggi, come detto, è il giorno dell’Ipo, dopo la roadshow della scorsa settimana. Le American depositary shares dovrebbero iniziare a essere negoziate oggi al Nasdaq con il simbolo ARM. Gli investitori sono stati attratti da questa Ipo perché ritengono che la società britannica abbia ancora molti margini di crescita. L’azienda, dal canto suo, spera di generare maggiori entrate dal mercato degli smartphone (dove è leader assoluta). Ma sta puntando con forza anche il mercato dei chip per data center, dove attualmente ha circa una quota di mercato del 10%. E poi c’è l’Intelligenza Artificiale, famelica di chip, dove Arm punta al grande salto. SoftBank, che possiede Arm dal 2016, sta vendendo 95,5 milioni di azioni della società e punta a raccogliere almeno 4,5 miliardi di dollari. Le azioni rappresentano circa il 10% dell’azienda. Mentre SoftBank prevede di mantenere le azioni rimanenti.
Il fatturato
Arm ha registrato un fatturato di 2,68 miliardi di dollari nell’ultimo anno fiscale, terminato a marzo, e un utile di 524 milioni di dollari. Le vendite di Arm sono in crescita negli ultimi anni, anche se il crollo del mercato degli smartphone ha avuto un impatto importante. Le vendite sono diminuite di circa il 2,5% nel suo trimestre più recente, concluso a giugno, a 675 milioni di dollari.
Perché è così importante?
Come detto, quella odierna ci si aspetta che sia la più grande Ipo dell’anno, dopo un lungo periodo senza nuove emissioni significative. Diverse delle principali aziende clienti di Arm stanno dimostrando il loro sostegno all’azienda accordandosi ad acquistare azioni nell’Ipo, fino a un valore di 735 milioni di dollari. Tra queste anche Nvidia.
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