Arredo, prima frenata dell’export con il balzo delle materie prime
Il problema non è tanto una diminuzione della domanda, quanto la difficoltà da parte delle imprese di evadere gli ordini
di Giovanna Mancini
4' di lettura
La crisi delle materie prime inizia a far sentire i primi effetti sulla ripresa di uno dei settori che ha recuperato più in fretta il terreno perduto nei primi mesi di pandemia, posizionandosi a metà anno ben oltre i livelli di fatturato pre-Covid: l’arredamento. Un piccolo campanello d’allarme arriva infatti dai dati sulle esportazioni di luglio del comparto, elaborati dal centro studi di FederlegnoArredo. Intendiamoci: stiamo pur sempre parlando di cifre positive, con una crescita del 6,7% di vendite all’estero rispetto ai primi sette mesi del 2019, con tutti i primi dieci mercati in aumento. Tuttavia, il dato riflette il primo rallentamento di una crescita che sembrava inarrestabile e che a giugno aveva raggiunto il +7,3%.
La difficoltà di evadere gli ordini
Segno forse che la domanda inizia a frenare, dopo la scorpacciata dei mesi precedenti? Secondo il presidente di Fla, Claudio Feltrin, la ragione è un’altra: «Le aziende sono piene di ordini, sebbene con delle differenze tra le categorie merceologiche, quindi il problema non è tanto di una diminuzione della domanda, quanto la difficoltà da parte delle imprese di evadere gli ordini», spiega. Nel migliore dei casi, perciò, si stanno allungando i tempi necessari a trasformare questi ordini in fatturato. Nel peggiore, almeno in prospettiva, è che qualche ordine possa essere cancellato dai clienti a causa dei ritardi di fornitura.
«È un calo leggero, ma quasi mezzo punto in meno in un mese deve farci riflettere – osserva Feltrin –: nei primi sei mesi dell’anno le imprese sono riuscite a sopperire, grazie alle scorte, alla mancanza di materie prime e alle difficoltà di approvvigionamento che tutti conosciamo. Ma ora anche le scorte iniziano a scarseggiare e i primi effetti si sentono. Questo potrebbero creare un raffreddamento della crescita che stiamo vivendo da un anno a questa parte».
Rallentamento in vista
Difficile prevedere che cosa accadrà nei prossimi mesi: «Penso che dovremo attenderci un rallentamento della produzione e dei ricavi, rispetto al primo semestre, dovuto a questi fattori, perché non abbiamo segnali di una diminuzione dei rincari dei materiali o dei container per trasportarli – aggiunge Feltrin –. Mi aspetto comunque un segno positivo, rispetto al 2019, per l’intera filiera, ma difficilmente riusciremo a mantenere quel 14,1% di crescita del fatturato complessivo (mercato interno più esportazioni, ndr) che avevamo registrato tra gennaio e giugno rispetto allo stesso periodo del 2019».
L’importanza degli incentivi
Da qui l’importanza, per sostenere la ripresa della filiera, di mantenere anche nei prossimi anni gli incentivi legati all’edilizia, di cui si sta discutendo in Parlamento in vista dell’approvazione della legge di Bilancio. «Ci auguriamo che anche il bonus mobili venga riconfermato nella sua interezza – dice il presidente Fla –, quindi con un tetto di spesa che consenta l’acquisto di arredi made in Italy, la cui qualità e durabilità sono anche una garanzia di sostenibilità, tema centrale nelle politiche di rilancio dell’economia». Questa misura fiscale – che consente di detrarre il 50%, in dieci anni, delle spese sostenute per l’acquisto di arredi in concomitanza con una ristrutturazione abitativa – è stata utilizzata tra il 2013 e il 2019 da 1,35 milioni di persone, secondo l’Agenzia delle Entrate, generando acquisti per un valore complessivo di circa 8,5 miliardi di euro. Il tetto massimo di spesa, fissato inizialmente a 10mila euro, era stato aumentato per l’anno in corso a 16mila euro, ma nella Manovra di quest’anno la soglia è stata abbassata a 5mila. L’auspicio degli imprenditori è che questa soglia venga innalzata nel testo definitivo.
La questione della sostenibilità
Altro tema decisivo per la crescita dell’intera filiera (71.500 imprese, oltre 300mila addetti e un fatturato di 39 miliardi nel 2020) è quello della sostenibilità, non a caso al centro di un’indagine e di un «Decalogo» per le imprese presentati la scorsa settimana da FederlegnoArredo. «La sostenibilità non è soltanto un’etichetta – spiega Feltrin – ma è un fattore concreto di sviluppo per le nostre aziende, un elemento centrale per consolidare e far durare il più a lungo possibile l’attuale il trend di crescita, che come vediamo è messo a rischio da molte variabili». L’industria italiana del legno-arredo si presenta alla sfida della transizione ecologica con numeri di tutto rispetto: secondo un’indagine realizzata da Fla in collaborazione con la Fondazione Symbola, il 67% delle aziende usa materiali o semilavorati realizzati con materiali riciclati e l’81% utilizza legno prodotto in modo sostenibile.
Soffrono le piccole realtà
Ma la situazione è a macchia di leopardo: le realtà più grandi e strutturate sono ben avviate nel percorso, mentre molte piccole realtà sono più indietro, per mancanza non tanto di visione, quanto di risorse e competenze adeguate. Da qui la decisione di Fla di redigere il «Decalogo» con le linee guida per sensibilizzare gli associati sulla questione. «Dobbiamo fare in modo che le nostre imprese non perdano questa opportunità – dice ancora Feltrin –. In questo momento ci sono sia una forte sensibilità da parte della politica su questo tema, sia ingenti risorse comunitarie in campo. Come federazione, stiamo lavorando a un piano operativo, che presenteremo nei primi mesi del 2022, per accompagnare concretamente le aziende che scelgono di intraprendere questo percorso».
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