Arriva la Milano-Sanremo ma il ciclismo italiano è fermo
di Dario Ceccarelli
4' di lettura
Arriva la Milano-Sanremo, la prima classica importante della stagione ciclistica, e si scopre una cosa: che nessun italiano è tra i favoriti. E questa non è una bella notizia.
Non basta: dopo oltre tre mesi di corse, scopriamo anche che nel 2017 abbiamo centrato solo una tappa alla Parigi-Nizza con il bresciano Sonny Combrelli, in volata davanti al tedesco Degenkolb e al francese Demare, ultimo vincitore della Sanremo.
Sanremo che si svolge anche questo sabato su un percorso che ha segnato la storia di questa classica, così antica e fascinosa, ma sempre capace di adeguarsi a uno sport in rapidissima trasformazione.
Già, il ciclismo si muove. Va veloce. Ma all'estero e nel mondo. In Italia siamo fermi, anzi, andiamo indietro come i gamberi: e infatti nella classica dei fiori, anche se giochiamo in casa, partiamo con pochissime cartucce da sparare.
Ma vediamo le forze in campo. Il Super Favorito lo conoscete: è il campione del mondo Peter Sagan, il Ronaldo del ciclismo. Slovacco, 27 anni, 92 corse all'attivo, il capellone della Bora - Hangrohe è un fenomeno capace di qualsiasi impresa.
Alla Tirreno-Adriatico, la corsa dei Due Mari che fa da trampolino alla Sanremo, Sagan ha monopolizzato l'attenzione infilando due primi posti, un secondo e un terzo. È un talento ancora non del tutto espresso. Vince in volata, ma tiene in salita e sulle lunghe distanze. Poi non ha paura di nulla. E questo lo agevola nelle vigilie: gli altri si fanno consumare dall'ansia, lui invece se la ride. Solo una cosa può fregarlo in questo sabato dei fiori: che è troppo favorito. Verrà marcato strettissimo, e nella Sanremo può essere un handicap.
Il numero due della griglia di partenza viene dall'altra parte del mondo, dalla Colombia, terra che di solito non favorisce i velocisti o i cacciatori di classiche. Si chiama Fernando Gaviria, ha 22 anni e un grande futuro davanti. Non a caso lo chiamano “El misil “, un soprannome che non ha bisogno di traduzione.
Il colombiano è al top della condizione. Alla Tirreno ha anche battuto Sagan nello sprint di Civitanova. L'anno scorso alla Sanremo è caduto a 500 metri dal traguardo poco prima del volatone dei primi. Gli manca solo un pizzico di esperienza, e quindi freddezza.
Tra i due favoriti c'è già stato un primo duello verbale. Sagan dice che la Sanremo fondamentalmente è una lotteria. Che non basta essere il Migliore, ma bisogna avere un potente Fondoschiena. Arrigo Sacchi direbbe: “Och, pazienza e bus del cul...”.
Gaviria invece dice che la fortuna è un alibi: «Se uno come Eddy Merckx l'ha vinta 7 volte, tanto lotteria non è...». Secondo chi scrive ha ragione Gaviria. Nel senso che per vincere in via Roma bisogna essere dei numeri uno. In più deve filare tutto liscio, con l'aiutino della buona sorta compreso nel pacchetto.
Ecco perché la Sanremo è sempre una corsa aperta. Perché basta una distrazione, una foratura, un colpo di freddo o una caduta nella Grande Ammucchiata che precede la rumba del Poggio.
Ecco, qui bisogna arrivare in testa al gruppo. Una esitazione può essere fatale, soprattutto dopo quasi 300 km. La benzina è quasi finita, c'è spazio per una o due accelerazioni, poi basta. Poi c'è la discesa, e il rettilineo con il gruppo che ti risucchia come un'aspirapolvere.
Ecco perché la Sanremo piace. Al di là di una location unica al mondo che dalle fredde nebbie della pianura ti porta, attraverso la porta del Turchino, a un mare quasi estivo, il bello di questa corsa è che si gioca tutto in pochi secondi dopo una lunga processione che consuma le gambe. È come se uno starter, ai piedi del Poggio, sparasse un colpo di pistola e dicesse: via ragazzi! Provateci, vale tutto!
In questa bolla di adrenalina pura, puo succedere di tutto. Perfino che un Sonny Combrelli o un reddivivo Vincenzo Nibali (26esimo alla Tirreno a oltre sei minuti da Quintana) trovi il corridoio giusto per entrare nella piccola grande storia del ciclismo. Ma qui siamo in un altro campo, quello dei miracoli, della fede assoluta che trascende la fredda analisi tecnica.
Altri favoriti? Li citiamo in ordine di chances: il vincitore dell'anno scorso, il francese Arnaud Demare, 25 anni, uscito bene dalla Parigi -Nizza. Il tedesco John Degenkolb, primo nel 2015, in grande ripresa dopo un anno tribolato per una caduta. E poi il polacco Michal Kwiatkowski, e il norvegese Alexander Kristoff.
Concludiamo con la Spoon River del nostro ciclismo. L'ultima volta che abbiamo vinto la Sanremo è 11 anni fa con Pippo Pozzato, che domani, a proposito di miracoli, sarà al via. L'ultimo mondiale l'abbiamo conquistato nel 2008 a Varese con Ballan. Il Fiandre e la Liegi non le vinciamo dal 2007. Per la Roubaix, bisogna risalire addirittura all'altro secolo (1999). Una resa totale. Almeno nelle corse di un giorno. Per quelle a tappe ne parleremo un'altra volta, ma anche qui, dopo i trionfi di Nibali e le promesse di Aru, la primavera tarda ad arrivare.
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