Arriva WhatsApp Pay: servizio già attivo in Brasile, presto anche in Italia
Una notizia attesa da tempo, dato che diversi leak confermavano che l'azienda di Menlo Park stesse lavorando alacremente a un progetto simile
di Biagio Simonetta
3' di lettura
Si parte dal Brasile, ma la portata del progetto è globale. Oggi, con un annuncio ufficiale sul blog della società, Facebook ha comunicato il lancio di WhatsApp Pay, servizio per i pagamenti digitali che funziona attraverso la celebre app di messaggistica istantanea.
Una notizia attesa da tempo, dato che diversi leak confermavano che l'azienda di Menlo Park stesse lavorando alacremente a un progetto simile. E lo stesso Zuckerberg aveva annunciato più o meno ufficialmente a gennaio scorso, durante l'esposizione dei risultati finanziari aziendali. Oggi, proprio il CEO di Facebook ha dedicato al lancio di WhatsApp Pay un post su Facebook nel quale racconta che «Il Brasile è il primo Paese in cui stiamo estendendo ampiamente i pagamenti via WhatsApp. Ne arriveranno presto altri!». E in attesa che questo servizio possa arrivare anche in Italia, allora, andiamo a scoprirlo più nel dettaglio.
Come funziona WhatsApp Pay
Dalle prime evidenze del lancio del servizio in Brasile, si intuisce che gli sviluppatori hanno lavorato su una duplice direzione: quella business e quella privata. WhatsApp Pay, infatti, funziona sia come metodo di pagamento fra un'azienda e un utente (dunque nella chat di un sito eCommerce che si affida a WhatsApp Business, ora il compratore può effettuare il pagamento senza dover uscire dall'applicazione), sia come metodo di scambio denaro fra persone.
«Rendere semplici i pagamenti può aiutare a portare più aziende nell'economia digitale, aprendo nuove opportunità di crescita» è scritto sul blog ufficiale di WhatsApp. «Inoltre – prosegue il post di lancio - stiamo rendendo l'invio di denaro ai propri cari facile come l'invio di un messaggio. Poiché i pagamenti su WhatsApp sono abilitati da Facebook Pay, in futuro vogliamo rendere possibile alle persone e alle aziende di utilizzare le stesse informazioni di pagamento in tutta la famiglia di applicazioni di Facebook».
Ampio spazio anche alla sicurezza: «Abbiamo costruito questo servizio di pagamento pensando alla sicurezza – fanno sapere da Menlo Park - e per evitare transazioni non autorizzate sarà necessario uno speciale PIN a sei cifre o un'impronta digitale (o il riconoscimento del volto, per taluni smartphone ndr)». Per ora, in Brasile WhatsApp Pay supporta le carte di debito o di credito del Banco do Brasil, Nubank e Sicredi sulle reti Visa e Mastercard.
Inviare denaro o effettuare un acquisto su WhatsApp è gratuito per le persone. Mentre le aziende pagheranno una percentuale di elaborazione per ricevere i pagamenti, una sorta di commissione interbancaria simile a quella che già pagano quando accettano una transazione con carta di credito».
L'esempio WeChat
WhatsApp Pay, insomma, adesso è un progetto vero e proprio e corre spedito. L'idea di Zuckerberg è quella di rendere l'app di messaggistica anche un sistema di pagamento. E un esempio molto concreto di quello che potrebbe essere già esiste. WhatsApp Pay potrebbe somigliare molto alla sua omologa cinese WeChat. L'applicazione di proprietà della holding cinese Tencent è una spanna avanti a tutte le altre. WeChat in Cina è sinonimo di un successo digitale clamoroso. Nata come app per la messaggistica (proprio come WhatsApp), è stata trasformata in piattaforma per il business a 360 gradi.
Attraverso la app sono possibili non solo lo scambio di denaro fra privati (in modalità peer to peer), ma anche le transazioni finanziarie fra utente e aziende. I cinesi, tramite WeChat pagano le bollette, i biglietti del treno, le multe, gli acquisti che fanno online e anche il ristorante. Un esempio che Zuckerberg pare voglia seguire fino in fondo. A cominciare dal Brasile.
Che fine ha fatto Libra
La notizia del lancio di WhatsApp Pay arriva mentre le nuvole su Libra sono più dense che mai. La criptovaluta di Facebook, che nei mesi scorsi aveva dovuto fare i conti col congedo dei maggiori sostenitori del progetto (da Paypal a Stripe, fino a eBay, Visa, Vodafone e Mastercard), è alle prese con rallentamenti procedurali importanti. Nelle ultime settimane, l'associazione Libra ha pubblicato una seconda versione del white paper decisamente meno temeraria della prima.
Un progetto rimodellato ampiamente al ribasso, in fatto di aspirazioni. I prossimi mesi saranno cruciali. L'incubo che tutto possa chiudersi come con TON (con Telegram che ne ha ufficialmente annunciato il fallimento in seguito alle pressioni della SEC) inizia a farsi concreto.
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